[03/08/2010] News

La volpe zoppa e le oche nucleari

LIVORNO. La rete di associazioni francesi  Sortir du Nucléaire dice che i rapporto Roussely vuole «Salvare il nucleare francese: a colpi di misure scandalose», in parte è vero, ma è anche vero che il rapporto scritto per il presidente Nicolas Sarkozy dall'ex capo di  Electricité de France (Edf) Francois Roussely mette soprattutto in difficoltà i fratelli-concorrenti di Areva e rischia di dare un colpo mortale all' European pressurised reactor (Epr), presentato come simbolo e speranza del Rinascimento nucleare italiano e di mezzo mondo.  

Dopo gli articoli apparsi sull'Afp e Bloomberg, il rapporto ha sollevato il preoccupato interesse della  Nuclear Regulatory Commission Usa e anche l'India (vedi altro articolo) non sembra più convita che l'Epr sia un buon affare. I nuovi ritardi segnalati nell'Epr da 1.650 MW di Flamanville e l'aumento dei costi del reattore di un miliardo di euro hanno messo Areva è sotto pressione: ormai i nuovi e reali costi di un reattore Epr sono schizzati a 5 miliardi di euro, oppure 6,5 miliardi di dollari per 3.000 dollari/Kw. Di fronte a questo disastro finanziario il governo francese non trova  di meglio che chiedere «misure urgenti» per arginare e sminuire la mole di articoli che ormai lo documentano. Ma il rapporto  Roussely mette in discussione anche un altro aspetto: i nuovi reattori hanno maggiore possibilità di successo (cioè di trovare acquirenti) se sono più piccoli dell'Epr e che quest'ultimo deve essere "ottimizzato" per rendere la sua costruzione più facile, poi una sferzata terribile che sembra scritta da un antinucleare: «La credibilità di entrambi gli Epr e la capacità dell'industria nucleare francese di costruire con successo nuovi reattori sono state seriamente compromesse dalle difficoltà sul sito finlandese di Okliluoto e a  Flamanville».

In una nota Areva dice di aver compreso la lezione dei due primi Epr europei e degli altri due che sta costruendo in Cina, però lo farà riducendo le ore di engineering necessarie per completare rie per completare il nuclear steam supply system dei reattori 1 e 2 di Taishan.

Il 28 luglio, subito dopo che era stato reso noto il rapporto Roussely, il ministro francese delle finanze,Christine Lagarde, aveva detto: «Ci deve essere una partnership strategica tra Areva ed Edf. E' necessaria  per le esportazioni. I nostri due grandi campioni nucleari devono andare d'accordo». Che le coltellate e i colpi bassi tra le due imprese "statali-multinazionali" francesi siano un bel problema lo dimostra anche la vicenda che ha portano Sarkozy a commissionare il rapporto Roussely: la sconfitta di Areva da parte dei sudcoreani nella gara da 20 miliardi di dollari per costruire centrali nucleari negli  Emirati Arabi Uniti. Sarkozy ha nominato Henri Prolio a capo di Edf proprio per non perdere nuove fette di mercato nucleare, ma il tutto passa per un accordo di compartecipazione di Edf in Areva, cosa che non piace affatto alla zarina di Areva Anne Lauvergeon che non vuole cedere parte delle quote ad Edf ed è preoccupata e gelosa delle attenzioni di Sarkozy verso i rivali. Alla fine probabilmente la  Lauvergeon si piegherà, anche perché Edf  ha gli euro necessari per comprarsi un bel pezzo di Areva, messa in ginocchio dal disastro Epr e con profitti scesi del 47% nel primo semestre del 2010. Ma Areva rischia si perdere la sua connotazione tutta-francese: sembrerebbero interessati a dividersi la torta del gigante in crisi anche la giapponese  Mitsubishi e il fondo sovrano dell'emirato del Qatar. Le preoccupazioni immediate e più grosse vengono però dagli Usa: il 30 luglio il New York Times scriveva che la Nuclear regulatory commission (Nrc), che sta conducendo una "design certification review" dell'Epr, ha inviato una lettera ad Areva sollevando dubbi sulla strumentazione digitale e sui sistemi di controllo. Il 2 luglio un Information Report redatto da 5 commissari dell'Nrc ha esposto tutte le preoccupazioni degli americani per la complessità dei sistemi informatici. Dal 22 al 25 giugno lo staff Nrc ha partecipato a Parigi al meeting Multinational design evaluation program (Mdep) che ha discusso anche della strumentazione digitale e dei problemi di controllo riguardanti Areva Teleperm XS e i relativi sistemi di protezione dell'Epr e dei progetti di plant safety system retrofit. Al meeting hanno partecipato anche le regulatory agencies di Francia (Asn/Irsn), Finlandia (Stuk), Giapopne (Nisa), Corea, Russia e Canada. La cosa non deve essere andata molto bene, visto che il 22 luglio l'Nrc ha inviato una lettera ad Areva nella quale la accusa di non aver fornito risposte adeguate riguardo alla proposta di controlli digitali che «Non possono rispettare le norme Nrc per l'indipendenza tra i sistemi safety e sicurezza e non-safety». Gli americani hanno buttato la palla nel campo di Areva  che deve rispondere alla regulatory agency Usa per riuscire a rispettare i tempi e concludere entro il 2011 la fase di progettazione e di controllo dell'Epr Usa, il Constellation's Calver Cliffs III project, che Areva prevede di iniziare a costruire nel 2012 e che prevede una partecipazione del 49% di Edf nella Constellation.

Il problema dei francesi è che ormai il rapporto Roussely é finito sulle scrivanie di tutti i ministri dell'energia e le imprese energetiche del mondo e che l'Epr, il loro gioiellino da esportazione, sembra solo un grosso  e costosissimo fondo di bottiglia: «La credibilità del modello Epr e della capacità dell'industria nucleare francese di riuscire nella costruzione di nuove centrali sono state seriamente scosse dalle difficoltà incontrate sul cantiere finlandese di Olkiluoto e su quello della terza tranche di Flamanville». E questo, proprio come dice l'Nrc Usa, a causa della «Complessità dell'Epr  che è certamente un handicap per la sua realizzazione e quindi per i suoi costi». Secondo Roussely «La filiera nucleare deve raggiungere una competitività attrattiva per l'investimento privato», un'inusuale ammissione che il nucleare non è né competitivo né efficace, contrariamente a quel che propagandano Areva ed Edf e a cui crede il nostro governo e l'entusiasta ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo, fresca della recente partecipazione al reality-gita nell'atomo francese e statunitense.  In realtà, secondo il rapporto Roussely, il nucleare francese che noi ci prepariamo ad acquistare è fuori mercato: «Mentre la disponibilità media mondiale delle centrali nucleari è significativamente aumentata nel corso degli ultimi 15 anni, la disponibilità delle centrali nucleari francesi diminuisce fortemente da qualche anno». Il fallimento dell'Epr che dovrebbe essere il pilastro del nostro fumoso Rinascimento nucleare è tale che Roussely scrive: «E' la credibilità, e quindi l'esistenza stessa dell'industria nucleare francese che è in gioco». Che per far fronte ad un fallimento colossale della Francia nucleare Roussely chieda misure urgenti che gli ambientalisti definiscono scandalose è un altro problema che dimostra la disperata fine di un modello che secondo il rapporto potrebbe sopravvivere solo con: un aumento «moderato e regolare» delle bollette elettriche; il trasferimento al nucleare di buona parte dei finanziamenti per le energie rinnovabili; una riduzione della sicurezza («La sicurezza, d'accordo, ma unicamente se questa non costa troppo cara!»); la riduzione delle competenze dell'Autorité de Sûreté Nucléaire; una campagna per far accettare le scorie nucleari all'opinione pubblica francese contraria al 60/70% ad ospitarla nel proprio territorio.

Secondo Sortir du Nucléaire «Roussely ammette così a mezza voce che tutti i bei discorsi fatti da anni dall'Andra (Agence nationale pour la gestion des déchets radioactifs) non sono "realistici". Si comprende allora perché Roussely si ingarbuglia al punto di esortare l'insieme dei protagonisti della filiera: "E' ormai indispensabile che l'Andra definisca in maniera urgente la pianificazione operativa al fine della preparazione dell'avvio del 2015 riguardante il centro di stoccaggio profondo (Csp). Per poter raggiungere questo obiettivo, si propone che l'Andra associ d'urgenza Edf, Areva e la Cea nella definizione ottimale del Csp e della sua realizzazione». Come dire, le volpi nucleari francesi, azzoppate dall'Epr, chiuse nel pollaio a sorvegliare le uova tossiche delle esauste oche atomiche. 

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