[02/08/2010] News

Assalto all’America, un decennio di incidenti petroliferi

LIVORNO. La catastrofe petrolifera del Golfo del Messico viene presentata come un fatto eccezionale, quasi unico nel panorama statunitense, ma non è così e lo dimostra il recente rapporto "Assault on America: A Decade of Petroleum Company Disaster, Pollution, and Profit" della National wildlife federation (Nwf), che mette in fila e sulla mappa degli Usa un decennio di gravi sversamenti petroliferi, di incendi e perdite di vite umane, frutto di comportamenti illeciti delle compagnie petrolifere statunitensi e delle multinazionali.

Una specie di licenza di uccidere habitat e fauna selvatica: «Questi disastri dimostrano che l'incidente Bp non è solo un incidente - si legge nel rapporto - , ma un modello di un'industria che pone il profitto prima delle comunità, delle economie locali e dell'ambiente».

Tim Warman, direttore del Nwf  per il programma global warming solutions, spiega che «Il business approach incurante dell'industria del petrolio e del gas non è un'ingiustizia chiara al popolo americano. Il costo totale dello status quo, in perdita di vite umane e di danno ambientale, è troppo elevato. C'è un modo migliore per soddisfare i nostri bisogni energetici con fonti energetiche più pulite e più sicure. Non dobbiamo perdere tempo per attuare soluzioni politiche che riducano la nostra dipendenza dai combustibili fossili».

Il rapporto fornisce una serie impressionante di dati di migliaia di disastri petroliferi on e off-shore grandi e piccoli. Uno stillicidio che avviene ogni anno e che dimostra la negligenza dell'industria petrolifera e del gas che non sembra aver fatto tesoro degli incidenti sparsi e continui in tutti gli Stati Uniti.

Il Nwf ammette addirittura che il rapporto non è esaustivo, ma offre uno spaccato di sversamenti , perdite , incendi, esplosioni, emissioni tossiche, inquinamento delle acque, che si sono verificati durante gli ultimi 10 anni, in quella che viene definita l'era post-Exxon Valdez, o la post-Oil Pollution Act of 1990, quando l'industria petrolifera ha assicurato di aver messo fine alle sue attività più pericolose. Abbiamo visto come è andata a finire nel Golfo del Messico, ma lo stillicidio di incidenti nascosti e messi a tacere che hanno preceduto il disastro della Deepwater Horizon è impressionate. Gli Stati più colpiti negli ultimi 10 anni sono Texas, Louisiana e California. Il rapporto sottolinea la coincidenza dell'impunità delle imprese petrolifere e l'aumento dei profitti dell'industria con l'aumento dei contributi politici ai membri del Congresso e ai canditati alla presidenza Usa.

Warman dice provocatoriamente: «Non hai mai sentito parlare di un disastro di parco eolico o di una catastrofe in un impianto solare. Ci sono scelte più sicure, più pulite. Il Congresso deve spingere l'industria ad avviarsi sulla strada degli investimenti in energia pulita».

Il rapporto, nel presentare un impressionante disastro e inquinamento diffuso a terra e a mare,  usa toni tra lo scoraggiato e l'irridente «Questa doveva essere l'era del "never again" (mai più),  il ritornello che si sente spesso dopo una fuoriuscita da un grande tanker , dell'esplosione raffineria o di una perdita da una pipeline. Ci è stato detto che piani di prevenzione degli sversamenti, procedure di sicurezza migliori ed una migliore tecnologia avrebbero contribuito ad eliminare sversamenti, incendi, esplosioni, fughe e infiltrazioni. Si é anche discusso, di volta in volta, di come rendere questo settore "intrinsecamente sicuro", il che ora sembra una barzelletta. Sì, questo doveva essere l'era della chiatte fluviali che non sversavano più, del niente più smog dalle raffineria di petrolio, di nessun lavoratore morto e ferito, di non più blow-out di greggio e di non più fughe sotterranee da serbatoi o impianti petroliferi e di gas nelle acque sotterranee o nel sottosuolo delle comunità vicine. Eppure negli ultimi dieci anni abbiamo avuto tutto questo e molto di  più».

Le storie presentate nel rapporto, selezionate anno per anno, dimostrano che le minacce petrolifere e gasiere negli Usa punteggiano tutto il territorio nazionale, anche quello marino, e che sono tanto diffuse quanto ignorate. Un inquinamento diventato così usuale da diventare notizia solo se avviene in località famose o se assume dimensioni catastrofiche come nel Golfo del Messico.

«Quest'industria continua a mettere a repentaglio consapevolmente i propri lavoratori, l'ambiente, la fauna selvatica e le nostre comunità in ogni Stato di questa nazione, giorno dopo giorno - dice il Nwf  - Tutti insieme questi disastri sono un attacco a tutti noi che proviene da un migliaio di pozzi, goccia a goccia,  perdita a perdita, esplosione per  esplosione e morte a morte».

Il rapporto si conclude con la raccomandazione al Congresso Usa di mettere un limite all'inquinamento che produce il global warming partendo dal petrolio e dal gas: «Lo sversamento della Deepwater Horizon è veramente una tragedia del nostro tempo, ma dovrebbe offrire l'opportunità di chiedere un'epoca con uno sguardo comprensivo alla totalità dei continui costi che l'industria petrolifera e del gas continua ad imporre alla società con l'inquinamento, il degrado ambientale, la distruzione degli habitat, la perdita della fauna selvatica, mettendo in pericolo i lavoratori e le comunità, con conseguenze ed effetti sulla salute e la perdita della vita».

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