[30/07/2010] News toscana

De Lucia: ĞLa discussione non deve essere sui tempi, ma sul corretto rapporto tra piano strutturale e regolamento urbanisticoğ

LIVORNO. «Più che di tempi di approvazione degli strumenti urbanistici, sarebbe utile aprire una seria discussione sul rapporto corretto che ci dovrebbe essere tra piano strutturale e regolamento urbanistico. Chi perde tempo, per svariati motivi, sono i Comuni e non la Regione i cui poteri sono molto limitati in questa materia».

E' il commento dell'urbanista Vezio De Lucia sulla proposta della sesta commissione consiliare territorio e ambiente della Regione Toscana con la quale, la maggioranza, vorrebbe "snellire delle procedure e accorciare dei tempi di pianificazione".

Una richiesta presentata in un documento che è andato a integrare il Dpef regionale, approvato nei giorni scorsi. Sul tavolo c'è la modifica della legge 1/2005 annunciata dall'assessore regionale all'Urbanistica Anna Marson e l'avvio dell'annunciato cambio di rotta nelle scelte per il territorio.

«Il proposito di limitare i tempi è valido, non c'è che dire - continua De Lucia - Ma il problema è molto più complesso e si tratta di capire chi è che perde tempo e perché lo perde. Prima di avanzare qualsiasi ipotesi per una normativa, l'obiettivo prioritario deve essere quello di verificare, monitorare e fare un quadro della situazione. Solo in un secondo momento si potrà pensare a un'analisi del rapporto tra gli strumenti urbanistici. Parlare solo di tempi è fuorviante».

E allora, a chi è "indirizzata" la proposta di "snellimento" delle procedure se la Regione ha scarsi poteri di intervento? Lo abbiamo chiesto ai relatori dell'istanza per capire il significato e il principio ispiratore del testo.

«In alcuni comuni, per approvare un piano strutturale ci vogliono anche 10 anni» ha spiegato il presidente della Commissione ed ex presidente della provincia di Arezzo, Vincenzo Ceccarelli (Pd). «La premessa che vorrei fare è che non ci opponiamo alla strategia dell'assessore, abbiamo solamente chiesto che nella revisione della legge, si tenga conto che per rispondere alle esigenze del territorio servono molti anni».

Un punto di vista chiaro e un concetto che contiene già la risposta per le necessità manifestate da Ceccarelli. Perché sono proprio le esigenze del territorio o meglio, il loro stravolgimento e i presunti bisogni abitativi, a creare le lungaggini in questione. A dettare gli indirizzi, infatti, sono i gli Comuni che per rispondere a richieste clientelari, "sovraccaricano" le previsioni dei piani strutturali, prestando il fianco a critiche e a giuste osservazioni (che fanno causano ritardi).

Oppure sono sempre i Comuni, che per non deludere aspettative e lottizzazioni già approvate attraverso varianti, a rimandare l'attuazione dei regolamenti urbanistici. A volte avviene anche il contrario: viene accelerato l'iter degli strumenti, senza rispettare le previsioni di provincia e regione. Insomma, in materia di urbanistica, le amministrazioni locali, hanno fatto il bello e il cattivo tempo.

L'assessore Anna Marson, lo ha capito e ha annunciato una svolta con regole chiare per il potenziamento del riuso e della riqualificazione dei volumi edilizi esistenti; la tutela del territorio rurale; la definizione del pianto integrato territoriale rendendo effettiva la salvaguardia, la valorizzazione e la riqualificazione dei paesaggio regionali e l'adeguamento degli strumenti conoscitivi dello stato del territorio regionale.

Rimane dunque difficile capire il senso della modifica al Dpef della Sesta Commissione. Ed è anche piuttosto difficile credere al fatto che non vi sia alcun intento di polemica con la politica di Marson. Almeno ci sarebbe una logica, discutibile o meno. Altrimenti siamo davvero alla schizofrenia politica.

 

Torna all'archivio