[27/07/2010] News toscana

Il parco della piana e i piani dei parchi

PISA. Il dibattito sul parco della piana è ripreso con una concretezza che nella fase iniziale era apparsa sfumare e perdersi un po' troppo sul terreno delle definizioni. Più su quel che non doveva essere che su quello che deve fare, come e con chi.
Gli ha giovato sicuramente il fatto che la Regione e l'assessorato all'urbanistica stanno prendendo le misure per evitare il ripetersi dei guai urbanistici tante volte ricordati in questi mesi da Monticchiello e Castello.

E gli ha giovato in particolare l'aver sgombrato il campo - o quasi- dalla tiritera se per riuscirci debbono essere penalizzati i comuni a vantaggio della regione. Oggi è più chiaro -almeno così sembrerebbe- cosa si deve finalmente riuscire a fare insieme a livello regionale senza messa in castigo di nessuno, ma semmai riuscendo a coinvolgere l'intero sistema istituzionale su un piano di pari dignità. Altrimenti tutte le chiacchere sul federalismo potremmo tranquillamente riporle.

Oggi mettendo insieme una serie di elementi emersi dai recenti incontri con l'assessore Marson e dalle molte dichiarazioni di sindaci, amministratori e associazioni possiamo dire che le questioni da affrontare e risolvere sono molte e non separabili tra di loro. La nuova pista dell'aereoporto, l'inceneritore, la utilizzazione dei terreni boscati e agricoli da sottrarre a nuove cementificazioni e molto altro ancora, sono tutti pezzi che devono trovare collocazione in un progetto pianificatorio che non può trovare risposta adeguata soltanto in una gestione urbanistica ancorchè rivista e corretta.

Non basta l'urbanistica perché si fuoriesce anche dalla dimensione definita dai confini amministrativi di norma inadeguati a delimitare l'ambiente oggetto di simili interventi e piani.

Qui resta aperta una questione e cioè se un tale progetto - anche se trattasi di "parco" con molte virgolette - possa essere efficacemente definito e messo in atto senza fare entrare in campo altri soggetti e strumenti anche regionali che in questo caso dovrebbero giocare un ruolo fondamentale. Intendo riferirmi -specie in questo momento in cui il governo nazionale ma anche più d'una regione stanno lavorando sfacciatamente per farli fuori- ai parchi ossia lo strumento pianificatorio più avanzato e innovativo di cui si sono dotate le nostre istituzioni in questi anni. E specie per noi toscani la cosa dovrebbe risultare di non ardua comprensione.

Con tutte le dovute distanze infatti, i nostri parchi e non da poco sono tutti nati, dalla esigenza di dare risposte del tipo di quelle che oggi si stanno ricercando alla piana; evitare disastri ambientali e avviare politiche di pianificazione affidate ad uno strumento -appunto il piano del parco- sovraordinato.

Che negli ultimi anni non si sia riusciti neppure in Toscana ad avvalersi pienamente ed efficacemente di questa esperienza al punto di non riuscire neppure a rivedere la nostra legge regionale non è un titolo di merito come non lo sono i casi tante volte citati anche alla piana.
Ecco, perseverare in un atteggiamento sbagliato specie nel momento che in cui i nostri parchi nazionali e regionali sono sotto tiro di Tremonti e di Calderoli non ci fa onore.

Perché non partire da qui anche alla piana per rivedere la nostra legge regionale sui parchi e dare risposte credibili ed efficaci? Se hanno funzionato in Maremma e in San Rossore perché non dovrebbero funzionare nella piana?

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