[26/07/2010] News

Documenti segreti sull’Afghanistan: il vero problema è il nostro “alleato” Pakistan

LIVORNO. Mentre in Iraq la lenta ritirata strategica americana da una falsa vittoria continua punteggiata da attentati mortali che consegnano sempre di più il Pese ad una divisione etnica e tra sette islamiche, mentre in Afghanista gli eserciti alleati contano i morti, i rapiti ed i feriti (e i suicidi) e l'offensiva finale si trasforma nell'ennesimo distretto, quello di Barg-e-Matal, nel Nuristan, finito sotto il controllo dei talebani, sulla Casa Bianca arriva come il missile cieco sparato da un drone la pubblicazione sul sito internet Wikileaks di una impressionante massa di documenti confidenziali dell'esercito Usa sulla guerra in Afghanistan e soprattutto sull'impossibilità di vincerla in un pantano di complicità che è emerso anche durante la recente, ed impotente, conferenza internazionale per dare a quel Paese una prospettiva che non sembra volere.

Obama è molto preoccupato ed ha fatto sapere che quegli oltre 9.000 documenti costituiscono una minaccia alla sicurezza nazionale. La verità è che qualcuno nell'esercito (dove Obama e i democratici hanno non pochi nemici) ha deciso di utilizzare nuovamente Wikileaks come buca delle lettere per svelare segreti di Pulcinella e per far sapere all'opinione pubblica statunitense in quale nido di serpenti si sia andata ad infilare l'America. Peccato che in quel nido avvelenato ci siano anche i nostri militari e che questo regalo ce l'abbiano fatto Gerge W. Bush, Tony Blair e Silvio Berlusconi.

Il consigliere per la sicurezza nazionale, James Jones, ha detto che gli Usa «Condannano fortemente la pubblicazione di informazioni confidenziali da parte di persone ed organizzazioni che potrebbero mettere in pericolo la vita degli americani e dei nostri alleati e minacciare la nostra sicurezza nazionale. Wikileaks non ha tentato di contattarci a proposito di questi documenti, perché il governo americano ha appreso dalla stampa la diffusione di questi documenti. Queste fughe di notizie irresponsabili non avranno alcun effetto sul nostro impegno ad approfondire i rapporti con Afghanistan e Pakistan, per sconfiggere i comuni nemici e sostenere le legittime aspirazioni del popolo afghano e del popolo pachistano». Forse Jones dovrebbe riflettere sul fatto che in pericolo gli americani e i loro alleati ce li hanno messi coloro che hanno deciso di invadere un Paese che nessuno ha mai potuto conquistare, dove la cavalleria dell'impero britannico si è schiantata nelle polverose pianure e l'Armata Rossa è affogata nel suo sangue tra i sentieri ghiacciati di montagna e nelle città devastate dalla guerriglia islamica finanziata dagli arabi, dai pachistani e dagli americani.

Quella stessa banda di vittoriosi straccioni che ora, arricchita dal traffico di eroina, riconquista vallate e vette, villaggi di sassi e fango e strade costeggiate da immense piantagioni di papaveri da oppio. Mentre Osama bin Laden ed il Mullah Omar recitano le loro preghiere in qualche grotta e contano i morti di una guerra disperata della quale d forse sono solo pedine.

Infatti, i documenti, che riguardano il periodo che va da gennaio 2004 al dicembre 2009, sono rapporti scritti dalle truppe e dall'intelligence militare Usa  sulle missioni con licenza di uccidere che hanno coinvolto l'esercito statunitense, maccontengono anche informazioni degli incontri e dei rapporti che intercorrono tra i servizi segreti Usa e personalità politiche che danno una pessima immagine di una guerra che è costata la vita a oltre mille soldati statunitensi. Alla brutalità integralista talebana si risponde con un'agghiacciante brutalità tecnologica nel falso nome dell'esportazione di una democrazia ormai sfigurata.

Dopo la pubblicazione da parte di Wikileaks, i documenti più scottanti sono finiti sul New York Times, sul giornale inglese The Guardian e sul settimanale tedesco Der Spiegel, una diffusione internazionale "di qualità e sostanza" che è troppo studiata per essere casuale. Quello che emerge con forza é una cosa che molti sapevano già: i servizi segreti pakistani, in particolare il potentissimo Inter-Services Intelligence (Isi) che gestisce la vita politica pakistana organizzando colpi di Stato, rivolte ed omicidi mirati e che è il vero padrone della bomba atomica islamica, hanno continuato, anche dopo la "liberazione" dell'Afghanistan dal califfato medioevale dei talebani, a teleguidare gli insorti afghani, proseguendo l'attività iniziata con il sostegno degli americani per far fuori i russi e utilizzando l'estremismo islamico. Cosa molto facile, visto che molti alti papaveri dell'Isi appoggiano apertamente movimenti integralisti ed hanno una linea diretta con l'insurrezione islamica in Kashmir e con i movimenti terroristici che hanno organizzato attentati e stragi in India come quella di Mumbai. L'Isi è addirittura sospettato di aver fornito ai talebani dei missili terra-aria per abbattere gli aerei della coalizione occidentale. La cosa incredibile è che gli occidentali, i russi ed i cinesi fanno a gara per rifornire di armi Islamabad e per aiutarla a sviluppare il suo illegale programma nucleare che ha portato allo sviluppo di armi atomiche, anche se il Pakistan non aderisce al trattato di non  proliferazione nucleare.

La Casa Bianca prova a tranquillizzare dicendo che dopo il 2009 ha approfondito le sue relazioni con Islamabad e sottoscritto un accordo bilaterale strategico e un recente accordo su energia ed acqua, ma intanto, solo pochi giorni fa, il Pakistan ha fatto esercitazioni militari congiunte con la Cina ai confini afghani e con Pechino ha firmato un nuovo accordo nucleare, mentre apriva un nuovo fonte di guerra fredda con l'India per una diga su un'affluente dell'Indo in territorio.

Il New York Times titola impietoso:  "Il Pakistan aiuta gli insorti in Afghanistan" e denuncia il fatto che agenti del Pakistan si incontrino con i talebani «In sessioni strategiche segrete per organizzare reti di gruppi militanti che combattono contro i soldati americani in Afghanistan, e persino ordiscono complotti per assassinare leader afghani. Alcuni dei rapporti sostengono che "l'intelligence pachistana agisce insieme ad Al Qaida per pianificare attacchi».

Il Guardian preferisce svelare la parte più sporca e nascosta della guerra di conquista e titola: "La massiccia fuga di documenti rivela la verità dell'occupazione. Centinaia di civili uccisi dalle truppe della coalizione". Quella dell'Afghanistan sembra ormai una guerra finita fuori controllo, un'atrocità mascherata dai colloqui internazionali dove le truppe Nato hanno licenza di uccidere e dove gli attacchi contro i soldati occidentali aumentano costantemente. Secondo il Guardian i documenti svelerebbero che gli Usa avrebbero «Nascosto le prove che i talebani hanno acquisito micidiali missili terra-aria» e che la più tecnologica armata mai messa su un campo di battaglia non è in grado di far fronte agli ordigni artigianali della guerriglia talebana, come purtroppo sanno bene i nostri soldati. Anche per questo la coalizione usa i droni guidati da una base nel Nevada, una guerra che sembra asettica e che invece agli occhi degli afghani appare più incomprensibile, vigliacca e crudele del fanatismo islamico talebano. Non a caso Der Spiegel sottolinea che i  documenti «Rivelano le vere dimensioni del dispiegamento militare occidentale». Dimensioni che evidentemente sono tenute nascoste anche alle libere e democratiche opinioni pubbliche occidentali, tra le quali dovrebbe figurare ancora quella italiana.

Così, mentre Al Qaeda del Maghreb annuncia l'esecuzione di un francese rapito in Mauritania ed a Baghdad esplodono le bombe tra la gente, il generale Jones, consapevole che ormai in Afganistan si è persa la memoria degli antichi e reali motivi petroliferi-gasieri del conflitto, non può fare di meglio che recitare ancora il mantra del contenimento del terrorismo per giustificare l'ennesimo cambiamento di strategia: «Sappiamo che abbiamo di fronte sfide molto serie, ma se all'Afghanistan venisse permesso di defilarsi, noi dovremmo nuovamente affrontare minaccia dai gruppi estremisti violenti come Al Qaida, che avrebbe più spazio di manovra. E' questa la ragione per cui siamo concentrati nello smantellare i Talebani, per costruire un Afghanistan capace di assumersi le proprie responsabilità per costruire il suo futuro. Gli Stati Uniti restano impegnati al sostegno di un forte, stabile e prospero Afghanistan».

Basta leggere i documenti pubblicati dai giornali per capire che l'Afghanistan (e il Pakistan) di Jones sono Paesi di fantasia: il primo, se mai è esistito come Stato, potrà sopravvivere solo con un accordo (in realtà una resa) ai talebani vittoriosi e con una ritirata occidentale che sia la meno disonorevole possibile (sul modello irakeno), il secondo è il vero pericolo per il subcontinente indiano e l'Asia centrale: sempre sull'orlo di una guerra nucleare con l'India, con tentazioni coloniali sull'Afghanistan e pretese territoriali su altri Paesi, diviso al suo interno tra confessioni islamiche che si odiano e da etnie e tribù che non riconoscono lo Stato centrale ed un governo troppo impegnato a difendere corruttele e privilegi e a pensare a come difendersi dal prossimo colpo di Stato organizzato dall'Isi per poter governare.

I documenti forse svelano davvero questo: il problema Afghanistan è solo una piccola parte di un gigantesco e irrisolvibile rompicapo islamico-nucleare chiamato Pakistan

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