[20/07/2010] News

Sabbie bituminose canadesi, gli Usa chiedono di ridurre le emissioni di CO2

LIVORNO. David Jacobson, dal 2009 inviato speciale del presidente Usa Barack Obama in Canada, intervenendo al Pacific NorthWest Economic Region Summit, un meeting annuale di politici e business man degli Stati usa del Pacifico del nord-ovest, dell'Alaska e delle province occidentali del Canada, ha detto che l'industria delle sabbie bituminose del Canada deve fare di più per ridurre le emissioni di gas serra , mentre Canada ed Usa devono armonizzare le loro norme sui tagli di CO2.

Le sabbie bituminose canadesi sono la più grande riserva petrolifera al di fuori del Medio Oriente, e potrebbero rappresentare un approvvigionamento sicuro da offrire agli Usa ma Stati Uniti. Ma Jacobson ha detto ai canadesi: «Capisco la loro importanza per il vostro Paese e per il mio. Mi rendo conto dei passi significativi che sono stati fatti dall'industria per quanto riguarda gli effetti delle attività delle sabbie petrolifere su suolo, acqua e aria, ma non credo di essere il solo a dire che molto resta ancora da fare».

La cosa è molto delicata perché il Canada è il maggior fornitore di petrolio degli Usa, circa il 20% delle importazioni statunitensi e la maggior parte di questo petrolio viene dal disastro ambientale delle sabbie bituminose che nell'Alberta settentrionale stanno producendo enormi quantità di CO2 e di rifiuti e reflui tossici accumulati in grandi bacini di decantazione, con una crescente minaccia per la fauna e la flora.

Per questo anche politici influenti come Henry Waxman, il presidente dell'House energy and commerce committee, si é unito alla protesta degli ambientalisti contro l'oleodotto che dovrebbe trasportare il petrolio dell'Alberta fino alle raffinerie Usa del Golfo del Messico, attraversando gli Stati Uniti da nord a sud.

Alcuni gruppi ambientalisti statunitensi hanno chiesto di boicottare le sabbie bituminose canadesi e sono già apparsi manifesti e spot che invitano i turisti a non andare più nell'Alberta.

L'ambasciatore Jacbson naturalmente non é d'accordo: «Lo slogan "non andare in Alberta perché ci sono le sabbie bituminose" ha lo stesso senso di "non andare a visitare Chicago, Illinois, perché c'è il carbone". Questa è una questione complessa e non sono sicuro che un cartellone...  sia  la strada da percorrere».

Il premier dell'Alberta, Ed Stelmach si è detto d'accordo con Jacobson sulla necessità di migliorare le prestazioni ambientali della provincia ed ha assicurato che l'industria petrolifera sta facendo proprio questo, portando l'esempio della Suncor Energy che ha investito un miliardo di dollari canadesi (950 milioni di dollari) per ridurre i reflui tossici. Poi ha annunciato: «Svilupperemo il carbone, svilupperemo le sabbie bituminose svilupperemo le fonti convenzionali di greggio e gas in modi che siano ecologicamente sostenibili, con una minore impronta ambientale. Siamo certi che vedremo dei cambiamenti tecnologici nei bacini di decantazione». Gli ambientalisti ribattono con l'immagine della strage delle anatre che due anni fa scelsero un lago di reflui della Syncrude Canada per riposarsi e morirono avvelenate.

Intanto i canadesi sembrano ottenere qualche successo anche con l'Unione europea che teme una guerra commerciale se classificherà le sabbie bituminose del nord America come un combustibile più inquinante rispetto a quelli tradizionali. La cosa sta creando non poche difficoltà nella stesura finale della Direttivas Ue sulla qualità dei carburanti che prevede che le compagnie petrolifere riducano le loro emissioni di gas serra di almeno il 6% entro il 2020.

Un rapporto dell'Ue del 2009 evidenziava che le sabbie bituminose sono il 20% più dannose per il clima del petrolio convenzionale, un dato che è "sparito" dopo le proteste dell'ambasciatore del Canada all'Ue, Ross Hornby, che a gennaio ha scritto direttamente a Karl Falkenberg, direttore del dipartimento ambiente della Commissione Ue, per chiedere la revisione del rapporto. La lettera che doveva rimanere riservata è stata resa nota dalle associazioni ambientaliste che hanno potuto averla grazie al freedom of information rules dell'Ue.  Secondo  Hornby gli obblighi europei per le industrie dei combustibili derivati da sabbie bituminose sarebbero troppo onerosi e costituirebbero una "barriera" commerciale.

Quello che si vocifera a Bruxelles è che una questione puramente ambientale alla fine verrà trattata come una questione commerciale e che verrà discussa nell'ambito di un accordo separato sul libero scambio tra Ue e Canada che dovrebbe essere concluso entro l'anno.

Il commissario Ue per il clima, Connie Hedegaard, il 13 luglio ha promesso a diverse associazioni ambientaliste che dopo la pausa estiva presenterà una proposta per regolamentare le sabbie bituminose e la sua portavoce ha spiegato che la Commissione «Sta facendo un'attenta analisi delle diverse opzioni disponibili e si presenterà con una proposta equilibrata, che comprenderà solidi dati che dimostrino la necessaria conformità con i target».

Intanto, come informa l'agenzia Ips, la Shell, uno dei maggiori investitori nel settore sabbie bituminose dell'Alberta, sta facendo una asfissiante operazione di lobbyng contro le nuove regole sui carburanti dell'Ue: a maggio ha organizzato una lussuosa cena per i membri del Parlamento europeo, per tentare di convincerli che le proteste contro il disastro ambientale delle sabbie bituminose sono solo diffamazioni.

Gli ambientalisti chiedono all'Ue di fissare uno specifico "default value" per le sabbie bituminose e che la loro produzione deve rispettare i limiti dell'Ue per la riduzione dell'impatto ambientale dei combustibili da trasporto. Secondo  Nusa Urbancic, un'organizzazione che si occupa di trasporti e ambiente, evidenzia che «Numerosi studi scientifici hanno indicato che le sabbie bituminose devono essere considerato come il più sporco tra i combustibili fossili tradizionali. I risultati dei colloqui dell'Ue avranno conseguenze che si estenderanno oltre i confini dell'Unione. La Commissione europea ha il dovere di tutelare l'ambiente, non di  proteggere gli interessi del Canada. L'Europa è uno standard-setter quando si tratta di carburanti, veicoli, macchinari elettronici e cose del genere. I canadesi temono che se l'Europa emette una valutazione sulle sabbie bituminose, altri Paesi la seguiranno. Si tratta chiaramente di una decisione politica. Se si vuole evitare che il cambiamento climatico , dobbiamo lasciare questa roba sottoterra».

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