[16/07/2010] News

Quello che la scienza della sostenibilità deve a Enzo Tiezzi

ROMA. Come molti lettori sanno (anche perché lo stesso "Greenreport" gli ha giustamente dedicato un articolo) il 23 giugno scorso è venuto a mancare, dopo lunga malattia, Enzo Tiezzi, professore di chimica fisica all'Università di Siena e studioso fecondo, capace di significative e importanti connessioni interdisciplinari e fortemente impegnato nella costruzione di percorsi di sostenibilità della nostra società. In una rubrica che, modestamente, cerca di dare un contributo per diffondere ai lettori cosa è la nuova scienza della sostenibilità, gli elementi che contribuiscono a comporla, gli avanzamenti concettuali ed operativi che la caratterizzano, non si può non ricordare, seppur brevemente, come obbligano gli stessi limiti spaziali della rubrica, una figura come Enzo. Purtroppo nessun giornale nazionale ha parlato della scomparsa di Enzo Tiezzi e questo costituisce un ulteriore elemento di riflessione sulla drammatica situazione di cultura dell'incultura in cui si trova il nostro paese.

Conobbi Enzo agli inizi degli anni Ottanta e rimasi colpito dal suo desiderio e dalla sua capacità di connettere pezzi di conoscenza derivanti da discipline diverse. Si tratta, come sappiamo, di una sfida difficilissima che non può essere esercitata con un approccio semplicistico o sloganistico; anzi è proprio l'esatto contrario della banalizzazione e del seguire una logica lineare di causa-effetto. Oggi, credo, che una grande capacità di innovazione stia proprio nella capacità di connessione.   

Ogni volta che ci siamo incontrati, più che parlare dei temi che, apparentemente ci accomunavano maggiormente, come quelli relativi al mito della crescita imperante, alla progressiva scarsità delle risorse e dei danni prodotti dalla nostra continua pressione sui sistemi naturali nonché agli indicatori di sostenibilità (dall'impronta ecologica agli indici correttivi del PIL), discutevamo di complessità. E non è un caso che, in questo brevissimo ricordo, desidero sottolineare, soprattutto, uno dei suoi ultimi libri che ebbe occasione di regalarmi in un convegno di qualche anno fa e del quale mi rammarico molto di non sono essere riuscito a parlare con lui, "Verso una fisica evolutiva. Natura e tempo" pubblicato da Donzelli nel 2006.

Tra i suoi numerosi libri quello che ha avuto il maggior successo è stato il volume  "Tempi storici, tempi biologici" pubblicato originariamente nel 1984 da Garzanti e ripubblicato da Donzelli venti anni dopo (con nuove introduzioni e postfazioni scritte da Enzo per contestualizzare  e aggiornare), "Fermare il tempo" (Raffaello Cortina, 1996), "La bellezza e la scienza" (Raffaello Cortina, 1998)," Che cos'è lo sviluppo sostenibile ?" (Donzelli, 1999, critto con Nadia Marchettini), "La soglia della sostenibilità" (Donzelli, scritto con Federico Pulselli, Simone Bastianioni e Nadia Marchettini, 2007)  e  il già citato "Verso una fisica evolutiva. Natura e tempo" (Donzelli, 2006).

In "Tempi storici, tempi biologici"  Enzo Tiezzi scrive : «Mentre con lo schiudersi del nuovo millennio la scienza celebra i fasti di risultati fino a ieri semplicemente inimmaginabili, è nello stesso tempo davanti agli occhi di tutti una crisi radicale nel nostro rapporto con la natura. C'è il rischio concreto di un abbassamento della qualità della vita, di una distruzione irreversibile di fondamentali risorse naturali, di una crescita economica e tecnologica che produce disoccupazione e disadattamento».
Nel 1984 questo libro, oltre a trattare tematiche ancora oggi straordinariamente attuali, come le relazioni tra economia ed ecologia, le problematiche dell'energia, l'opzione dell'energia nucleare, le biotecnologie, i problemi del cambiamento climatico e dell'incremento dell'effetto serra ecc. si soffermava anche sugli elementi di base che hanno costruito, nel tempo, le concezioni più avanzate e moderne dello sviluppo sostenibile e della sostenibilità in genere.

Le riflessioni di Tiezzi sulla sostenibilità, condivise con molti degli studiosi che sono stati tra coloro i quali hanno fornito contributi molto significativi in questo campo come Robert Costanza, Herman Daly e Howard Odum, lo hanno condotto ad approfondire ed applicare, con il suo gruppo di Ecodinamica a Siena, alcuni significativi indicatori. La critica ad un'economia priva di una seria dimensione ecologica condusse Tiezzi a lavorare sugli indici correttivi del PIL. Come ben sappiamo il PIL, indicatore della ricchezza economica prodotta da un paese, costituisce ancora un parametro esclusivo per misurare la salute di una società. Le drammatiche condizioni in cui versano i sistemi naturali sul nostro pianeta nonché le situazioni di povertà, indigenza e denutrizione di tanta parte della popolazione umana dimostrano chiaramente la fallacia della cultura del consumismo e della continua crescita economica come soluzione dei problemi della società e come obiettivo da seguire a tutti costi.

Da queste riflessioni le ricerche che hanno portato al volume "La soglia della sostenibilità" frutto del lavoro transdisciplinare del suo gruppo a Siena, hanno cercato di evidenziare la radice ambientale dell'economia e riaffermare i fondamenti biofisici e termodinamici dei processi vitali. Il volume ha contribuito a descrive un indicatore economico della sostenibilità (ISEW, Index of Sustainable Economic Welfare), un indice correttivo del PIL, proposto da Herman Daly e John Cobb nel 1989, allo scopo proprio di integrare l'informazione contenuta nel Pil. Diversi anni prima, nel 1996, con gli amici della Fondazione Enrico Mattei avevamo, come WWF Italia, avviato la prima applicazione dell'ISEW in Italia, da noi ribattezzato come RIBES (Ricostituzione dell'Indice di Benessere Economico Sostenibile) ricalcolando il PIL italiano dal 1960 al 1990. Il libro di Enzo e dei suoi dimostra la praticabilità del calcolo dell'ISEW, attraverso la sua concreta applicazione in Italia, per la prima volta a livello di specifiche realtà locali.

Nel suo libro "Verso una fisica evolutiva" Enzo ricorda la frase di Gregory Bateson: "La conservazione senza evoluzione è morte. L'evoluzione senza conservazione è follia» con la quale il grande studioso descrive lo strano equilibrio che è in ultima analisi alla base del mistero della vita. Questo libro di Enzo costituisce un percorso certamente affascinante nel tentativo di delineare le caratteristiche di una nuova chiave di lettura che ci deriva dalle migliori conoscenze scientifiche di come funziona il dinamismo della vita sulla terra.

La ricerca di Enzo Tiezzi si muove nel filone di altri autorevoli autori, molti dei quali, tra l'altro lui stesso non cita (mi vengono in mente, ad esempio, figure diverse come Robert Laughlin e Stuart Kauffman che hanno magistralmente approfondito le proprietà emergenti dei sistemi complessi) che aprono nuove frontiere negli studi sui rapporti tra energia, termodinamica ed evoluzione dei sistemi viventi. Enzo in questo volume, cerca di indicare le basi di una nuova disciplina scientifica che caratterizza anche il suo gruppo di ricerca a Siena: l'ecodinamica, rifacendosi molto al lavoro del premio Nobel per la Chimica Ilya Prigogine, con il quale ha avuto anche una lunga frequentazione.  

Ci ricorda che l'irreversibilità è un prerequisito indispensabile per lo sviluppo degli ecosistemi, della storia e dell'intera evoluzione. Con questo libro, Tiezzi contribuisce a costruire le basi di una nuova visione della conoscenza capace di affrontare la sfida della complessità di una biosfera in continua evoluzione, che costituisce il tema centrale della ricerca di alcuni pionieristici scienziati, come Stuart Kauffman. Perdendo Enzo, abbiamo tutti perso una figura di grande spessore intellettuale e culturale.

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