[13/07/2010] News

Una nuova grave malattia, la SDIA per far fallire un’impresa in un giorno

LIVORNO. E' vero che bisogna attendere l'approvazione della norma, perché nel contesto di una discussione confusa su la cosiddetta manovra finanziaria tutto è possibile, ma i motivi di preoccupazione sono tanti.

Innanzitutto si deve evidenziare:

1. le norme urbanistiche non sono aggirabili e per di più non sono di competenza statale, quindi precisato che la SDIA potrà essere assunta come opportunità spetterà alle Regioni determinane le modalità di utilizzazione;

2. la norma si predispone per essere incriminata per vari profili di incostituzionalità se deroga a principi costituzionali come  ad esempio quello della tutela del paesaggio;

3. le norme in materia di VIA, se la competenza VIA non è dello Stato, come non lo è per determinate fattispecie, sono nella disponibilità delle Regioni;

ma oltre, giova ricordare:

1. per quante responsabilità possano avere i comuni nella gestione delle procedure autorizzative, molti ritardi non sono responsabilità di questi ma di chi predispose e presenta le DIA;

2. la DIA è stata, è, una forma di garanzia per progettisti, committenza, imprese, perché gli errori sono sempre possibili anche in buona federe ed il controllo preventivo salva da guai ben peggiori; e su questo i comuni non sono mai stati dei "Torquemada"

3. per quante responsabilità possano avere i comuni nella gestione delle procedure relative alla tutela paesaggistica il limite maggiore risiede nel progressivo svuotamento che questo governo ha definitivamente consolidato delle Soprintendenze in termini di risorse finanziarie,  umane e professionali

4. per quante responsabilità possano avere i comuni nella gestione delle procedure le problematiche relative alla tutela ambientale sono conseguenza di un codice "monstre" dove trovare soluzione ai problemi appare via via sempre più arduo;

5. per quante responsabilità possano avere i comuni nella gestione delle procedure gli investimenti non si fanno perché la situazione economica è problematica se non drammatica, il sistema degli aiuti pubblici ammissibili è ancora indifferenziato, come i tagli lineari nella finanziaria,  sono buoni per l'aritmetica, ma non per la realtà dello sviluppo economico;

6. per quante responsabilità possano avere i comuni nella gestione delle procedure il problema è che a Roma e ad Arcore si pensa ancora che  l'edilizia sia motore dello sviluppo; dell'economica, dell'occupazione; ma nemmeno si sforzano di capire che almeno sarebbe utile (forse anche più produttivo)  ragionare sull'edilizia di sostituzione, recupero e trasformazione, non già sulle nuove costruzioni;

Insomma quello che si avanza è quanto di più incolto oltre che pericoloso. Ora, fermo restando che sarebbe bene insorgesse un fronte comune di intellettuali, operatori, politici, etc., ci si domanda per esempio dove sono i partiti dell'opposizione a tal proposito, appare utile anche porre una domanda agli imprenditori: sono proprio sicuri che con la SDIA finalizzano i propri investimenti? Hanno capito che rischiano di assumersi ogni e qualsiasi responsabilità in merito a abusi edilizi, infrazioni ambientali o paesaggistiche e via dicendo? Responsabilità da cui si esce solo a costo di salassi finanziari e comunque anche a seguito di processi penali?

Non sarebbe più logico aprire un sereno confronto, in primis con le regioni, quindi con i comuni, per trovare il bandolo della matassa senza forzare e senza comprimere i beni comuni perché poi il loro svilimento costituisce un impoverimento complessivo di un territorio e di una società?

Ma poi viene da pensare: faccio una società e costruisco una casa, ma se la casa definita per caratteristiche e per destinazione funzionale, prima casa, alloggio di edilizia convenzionata o peep, nello strumento urbanistico, quindi ho realizzato una cosa invendibile e allora dove è l'utilità se non c'è sbocco di mercato?

Insomma, è evidente che possono costituirsi condizioni per un altro danno al territorio ed al paesaggio, ci si chiede allora se si può sperare, almeno nella civile Toscana, che  la Regione raccolga subito la sfida e tramite una sorta di stati generali della difesa del territorio e del paesaggio individui, insieme alla società reale alle professioni alle culture, le tutele, e perché no, anche le semplificazioni realmente possibili, fattibili. Magari partendo dagli strumenti urbanistici che negli ultimi anni, per furberia o per la paura politica di scegliere e dire no, si sono trasformati in narrazioni, anche belle magari,  per poi precipitare nell'abisso di norme che ci raccontano che su un lotto si possono fare 4 alloggi, alloggi che possono avere superficie variabili, cadauno da 70 a 400 mq., alloggi che con un'altra norma possono essere frazionati non al di sotto di 70 con risultato 4x400=1600/70=22 alloggi, mentre standard ed servizi sono vecchi arnesi di nostalgici.

Non sarebbe l'ora di ritornare ad un valore anche morale, etico, delle scelte politiche, quindi, nel caso specifico urbanistiche, rinviando al mittente non solo la SDIA?

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