[12/07/2010] News

Con le Linee Guida regole certe per le rinnovabili? Sė, ma anche no...

GROSSETO. La Conferenza unificata lo scorso 9 luglio, assieme al Conto energia 2011-2013, ha approvato anche le Linee Guida nazionali per la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Dopo sette anni di attesa e una lunga querelle innescata dall'approvazione di leggi  regionali verso cui il governo aveva fatto (e quasi sempre vinto) il  ricorso, finalmente, almeno la confusione normativa dovrebbe (il condizionale è d'obbligo!) essere un ricordo del passato.

L'obiettivo delle linee guida è infatti quello di definire modalità e criteri unitari sul territorio nazionale per assicurare uno sviluppo ordinato degli impianti energetici che sfruttano le energie rinnovabili. Oltre a quello di garantire regole certe che possano favorire gli investimenti e consentire di coniugare le esigenze economiche con il rispetto dell'ambiente e del paesaggio. Il provvedimento predisposto dal concerto dei ministri dello Sviluppo, dell'Ambiente e del ministro per i Beni e le Attività Culturali, dovrà essere recepito nella legislazione regionale entro 90 giorni dalla pubblicazione del testo sulla Gazzetta Ufficiale.

Le linee guida - spiega una nota del ministero dello Sviluppo, dettano le regole affinché vi sia trasparenza amministrativa nell'iter di autorizzazione delle infrastrutture energetiche e declina i principi per garantire pari condizioni e trasparenza nell'accesso al mercato dell'energia.

Nel provvedimento sono individuate le modalità con le quali dovrà essere effettuato il monitoraggio in merito alle realizzazioni di impianti e come dovrà essere garantita l'informazione ai cittadini.

Le autorizzazioni che vengono regolamentate riguardano sia le infrastrutture connesse, che le reti elettriche e sono individuate, fonte per fonte, le tipologie di impianto e le modalità di installazione che consentono l'accesso alle procedure semplificate: ovvero denuncia di inizio attività e attività edilizia libera.

Riguardo al procedimento unico di autorizzazione, vengono individuati i contenuti delle istanze, le modalità di avvio e lo svolgimento. Inoltre vengono stabiliti i criteri e le modalità di inserimento degli impianti nel paesaggio e sul territorio, con particolare riguardo agli impianti eolici per cui è stato inserito un allegato ad hoc.

Infine vengono dettate le modalità per coniugare esigenze di sviluppo del settore e tutela del territorio e alle Regioni viene data la possibilità di individuare eventuali aree non idonee

all'installazione degli impianti da fonti rinnovabili; ma esclusivamente nell'ambito dei

provvedimenti con cui esse fissano gli strumenti e le modalità per il raggiungimento degli obiettivi europei in materia di sviluppo delle fonti rinnovabili.

«Con le linee guida approvate dalla Conferenza unificata vengono fornite regole certe che favoriscono gli investimenti e consentono di coniugare le esigenze di crescita e il rispetto dell'ambiente e del paesaggio- ha affermato il sottosegretario allo Sviluppo,  Stefano Saglia, ed ha aggiunto che - soprattutto consentono a tecnici e professionisti di avere un'indicazione chiara delle tipologie d'impianto, fonte per fonte, che possono accedere a Dia e ad attività di edilizia libera».

Si tratta di capire adesso come si andranno ad integrare queste linee guida con la norma (ma sarebbe meglio dire con la deregulation) prevista all'art.49 della manovra finanziaria (vedi altro articolo di greenreport) volta alla semplificazione legislativa per le imprese. Se la norma passerà, così come introdotta con un emendamento nel passaggio dalla commissione Bilancio della Camera, non ci sarà più bisogno né del permesso di costruire, né denuncia di inizio attività per qualsiasi tipo di impresa e di infrastrutture sul territorio. Dagli impianti per le rinnovabili alle fabbriche per le vernici.

Come al solito, sembra quindi che la mano destra non sappia cosa fa la mano sinistra o peggio, che la mano sinistra restituisca- come in un gioco di prestigio- ciò che la destra aveva tolto.

In questo caso al paesaggio.

Ma non è tanto diverso il discorso in merito all'obiettivo dichiarato di incentivare e fornire garanzie allo sviluppo delle rinnovabili quando poi, sempre nella manovra, viene inserito l'art.45 che toglie l'obbligo da parte del Gse di ritirare i certificati verdi in esubero sul mercato. Poi trasformato con un emendamento (che non è detto che rimanga nella versione finale che andrà alla fiducia in aula) redatto dal relatore Antonio Azzollini (Pdl), che stabilisce che per «contenere gli oneri generali di sistema gravanti sulla spesa energetica di famiglie e imprese» e «promuovere le fonti rinnovabili» si stabilisce che  a decorrere dalle competenze del 2011 «l'importo complessivo derivante dal ritiro da parte del GSE dei certificati verdi sia inferiore del 30% rispetto a quello relativo alle competenze dell'anno 2010, prevedendo che almeno l'80% di tale riduzione derivi dal contenimento della quantità di certificati verdi in eccesso». Misura che,  spiega la relazione tecnica, «non comporta effetti sui saldi di finanza pubblica». Ma potrà comportare effetti negativi seppur mitigati, sullo sviluppo delle rinnovabili.

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