[13/08/2009] News

Un gatto nero e fortunato per salvare il paese in via di sviluppo sanitario

LIVORNO. Con un certo malcelato fastidio in questi giorni abbiamo letto delle critiche piovute in testa a Barack Obama anche dai nostri illustri opinionisti dei principali giornali italiani. Critiche legittime, siamo per fortuna in libertà di opinione, ma le argomentazioni francamente fanno cadere le braccia. Ieri, per scelta, abbiamo evitato per non tediare i lettori di commentare un pezzo in prima pagina del Sole24Ore che paragonava Obama a Felix the cat (articolo di Niall Ferguson dell'università di Harvard), gatto nero come il presidente e fortunato con l'idea di dare un monito all'inquilino della Casa Bianca della serie: la buona sorte non dura per sempre, stai attento.

Greenreport non è filoamericano e non lo è mai stato e guarda alla realtà da un punto di vista e da quello si esprime e sa bene di avere una voce flebile flebile nel mare magnum dell'informazione del web. Proprio per questo e con tutta la poco o tanta forza che ha difenderà a livello di opinione la riforma sanitaria che Obama sta portando avanti negli Stati Uniti. Quello che è accaduto a Los Angeles, di cui dà notizia proprio il Sole, la dice lunga sul che razza di situazione c'è oltreoceano.

Nel Paese più ricco del mondo, nella città degli angeli famosa per i film colossal, è stato allestito nel Forum di Inglewood, un'area di 18mila posti, una sorta di enorme ospedale da campo dove ci si poteva far visitare gratis dai volontari del Remote Area Medical. Si tratta di un'organizzazione che ha come scopo quello di dare assistenza medica gratuita nei Paesi del terzo mondo. Ebbene a Los Angeles, non in Etiopia, ci sono 2milioni e 700mila persona senza assicurazione medica e moltissimi di loro da ieri hanno preso d'assalto il Forum.

Quando ripartirà molte persone saranno state aiutate, molte altre saranno rimaste fuori e per loro - se non ci sarà la riforma Obama - questa sarà stata solo una cuccagna da ricordare agli amici e ai parenti in lacrime. Non è demagogico difendere a spada tratta i deboli degli Stati Uniti perché si tratta di una battaglia umanitaria che un presidente illuminato sta portando avanti e che la sua strada sia quella giusta lo si capisce anche dagli argomenti che l'opposizione utilizza per dargli contro: Obama è un socialista; è come Hitler ecc.

Scendere allo stesso livello di critiche sarebbe da sciocchi e non servirebbe a niente. Aggiungiamo solo che la riforma dal carattere umanitario lo è anche dal punto di vista economico, e che gli oppositori usano la leva (e per questo paragonano Obama a Hitler ) del fatto che la sua riforma prevede di occuparsi del 95% della popolazione e che secondo loro nel 5% ci sarebbero i più anziani.

Il punto, però, è un altro: Obama è un santo? No. Bisogna stargli con il fiato sul collo perché rispetti il suo programma (ovviamente vale per chi lo condivide)? Sì. Sono accettabili i compromessi? Chi non ne fa nella vita, il punto è il livello del compromesso. Dunque se non otterrà la riforma lo criticheremo anche sulla base dei perché non ci sarà eventualmente riuscito e se ci riuscirà invece ci spingeremo oltre auspicando l'assistenza anche per quel 5%, ma ora è il momento di fare il tifo per lui.

Le ingiustizie nel mondo sono un'enormità rispetto a tutto il resto e a questa forbice che si allarga giorno dopo giorno gli Usa hanno contribuito largamente. L'occidente in generale ha moltissime colpe. Un uomo sta cercando di porre rimedio dentro e fuori agli Stati Uniti, una battaglia epocale quando - andrebbe ricordato - questo vituperato sistema sanitario per ricchi il nostro premier voleva anni fa importarlo tal quale in Italia.

Nella vita di tutti i giorni non è mai semplice distinguere tra il bene e il male, ma non serve essere manichei per capire le motivazioni di una riforma sanitaria che molto ha a che fare con la sostenibilità intesa come paradigma da praticare. I poveri sono poveri anche in America.

 Concludiamo il concetto rimandando chi vuole a vedersi il film/documentario Sicko di Michael Moore che serve semplicemente a capire meglio come stanno le cose diversamente da come troppo spesso vengono fatte vedere. Non è un film che può spiegare tutto, la complessità ci impone di non essere semplicistici ma nonostante tutto ci sembrano significative queste parole del regista: «Io non volevo che il pubblico, uscendo dai cinema, dicesse Mike gli ha veramente presi a calci in culo. Sono loro stessi che devono prenderli a calci in culo. La situazione si risolverà soltanto quando tutti si alzeranno e diranno basta!».

E Obama si è alzato.

Torna all'archivio