[08/07/2010] News

L’Ucraina: South Stream non è redditizio

LIVORNO. Forse nella sede dell'Eni, che divide con la russa Gazprom il 50% delle quote del gasdotto South Stream, a qualcuno oggi saranno fischiate le orecchie: secondo quanto riporta l'agenzia Unian, l'Ucraina, il principale Paese di transito del gas russo verso l'Europa, contesta l'economicità del gasdotto che dovrebbe portare il gas dell'ex Urss da Berogaieva in Russia  a Varna in Bulgaria, attraverso il fondo del Mar Nero, saltando proprio il già ostile territorio ucraino. L'Unian cita il ministro degli esteri ucraino Konstantin Grichtchenko che in una conferenza tenutasi a Kiev ha detto: «L'Ucraina non giudica il progetto South Stream indispensabile. Comporterà delle spese eccessive, senza fornire valore aggiunto, perché non fa riferimento a nessuna fonte di gas supplementare. I gasdotti ucraini sono perfettamente in grado di garantire delle forniture affidabili di "combustibile blu" all'Europa. Non c'è bisogno di sprecare il denaro proprio quando scarseggia». Il costo di South Stream dovrebbe essere di 10 miliardi di dollari.

Accanto a lui c'era il suo collega finlandese  Alexander Stubb che non è dello stesso avviso ed ha detto ai giornalisti che «La Finlandia si è pronunciata per la diversificazione delle forniture energetiche. Sosteniamo Nord Stream, sosterremo South Stream e Nabucco, ma questo a breve termine, perché il gas naturale è una materia la cui importanza è in calo».

Anche Mosca potrebbe rivedere qualcosa, visto che il progetto di un gasdotto che aggiri l'Ucraina era la risposta alle guerre del gas del 2005-2006 e 2008-2009, quando l'Ucraina era governata dai turbolenti ed instabili governi "arancioni" filo-occidentali e non dall'attuale governo nuovamente filo-russo.

Dall'Ucraina passa l'80% del gas russo destinato all'Europa e naturalmente Kiev ha tutto l'interesse perché South Stream fallisca e che Mosca ci rinunci. Ancvhe per questo l'Ucraina ha proposto alla Russia e all'Ue di fare una joint venture incaricata di costruire sul suo territorio un nuovo gasdotto capace di trasportare 50 miliardi di metri cubi di gas all'anno, quasi quanto i 63 miliardi di m3 previsti con South Stream, il 35% del fabbisogno europeo.

Per il momento né Mosca né Bruxelles hanno risposto alle avances di Kiev, anche perché la Russia per il progetto Eni-Gazprom ha già firmato accordi bilaterali con Bulgaria, Grecia, Serbia, Croazia, Slovenia, Austria e Ungheria, i Paesi di transito che ora si trovano ad essere concorrenti dell'Ucraina per il gas russo, che in realtà verrà in gran parte dal Kazakistan e da altri Paesi dell'Asia centrale ex sovietica.  

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