[06/07/2010] News toscana

Nuovo "colpo" sulle partecipate, De Girolamo (Cispel) fa il punto

GROSSETO. Sulle ex aziende municipalizzate sta per abbattersi un altro colpo. Stavolta è la manovra economica correttiva (d.l. 31 maggio 2010, n.78, art.14, comma 32) che interviene,  e lo fa prevedendo che nell'arco di un anno (a fine 2011) nei comuni fino a 30mila abitanti sarà vietata la partecipazione nelle società (la gran parte di quelle che gestiscono i servizi pubblici ma non solo) mentre sarà possibile nei comuni fra 30mila e 50mila possederne al massimo una.

Un provvedimento che secondo l'indagine sul fenomeno delle partecipazioni in società ed altri organismi da parte di Comuni e Province, pubblicata domenica dalla Corte dei Conti, interesserebbe 7797 comuni con popolazione inferiore a 30.000 abitanti e 160 con popolazione tra 30.000 e 50.000.

E che sempre secondo l'indagine della corte dei conti, riguarderebbe -con riferimento al triennio 2005/2007- una grossa fetta delle attuali società partecipate.

Dai dati emerge infatti che su un totale di 3361 società partecipate dai comuni, 2.584 sarebbero quelle in realtà fino a 30.000 abitanti, 488 quelle partecipate dai Comuni tra 30.000 e 50.000, 930 quelle partecipate dai Comuni superiori a 50.000 pari, rispettivamente, al 76,9%, al 14,5% ed al 27,7% delle 3361 società rilevate nel triennio.

Sempre dall'indagine dell'organismo di controllo contabile emerge l'esistenza di 5.860 organismi partecipati da 5.928 enti (Comuni e Province), costituiti da 3.787 società e 2.073 organismi diversi.
Il 64,62% è rappresentato da organismi aventi forma giuridica societaria (il 43,17% da società per azioni, il 37,02% da società a responsabilità limitata, il 14,68%  da società consortili ed il 5,12% da società cooperative) mentre il resto ha forma giuridica diversa dalla societaria.

Il 34,67% degli organismi partecipati si occupa di servizi pubblici locali (il10,26%  si occupa di ambiente-rifiuti, il 9,46% di servizio idrico, l'8,24% di trasporti, il 6,71% di energia e gas) e di questi il 44,39% riveste la forma di società per azioni, il 23,91% di s.r.l., il 17% di consorzio, il 3,33% di società consortile.

Secondo il censimento della corte, il 60% delle partecipazioni si trova nei piccoli comuni, con meno di 5mila abitanti, e solo il 2,8% è invece il caso delle città sopra i 100mila.
Nell'indagine, la corte mostra il peso dei soggetti in campo ma non fa alcun riferimento a quanto cambierà con quanto previsto dalla manovra.
Cosa accadrà quindi a queste società partecipate? E come si coniuga questo nuovo provvedimento con quello già previsto dal decreto Ronchi che in merito ai servizi pubblici locali prevede che le gestioni con affidamento "in house" debbano cessare alla data del 31 dicembre 2010 (o 2011) almeno che le amministrazioni cedano almeno il 40% del capitale, tramite gara ad evidenza pubblica.?  

Domande che abbiamo rivolto a Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana (Nella foto).

«Il comma 32 dell'art.14 della manovra finanziaria produce effetti importanti sul sistema delle partecipate, soprattutto per i comuni sotto i 30mila abitanti  che hanno quote di partecipazione in più aziende, perché dovranno cessare le partecipazioni. Anche se va sottolineato che non sono previste sanzioni e quindi se anche la norma non verrà rispettata non è detto che succederà qualcosa. E' già successo con la legge che preveda la trasformazione delle aziende speciali in Spa.

L'impatto maggiore si avrà comunque per il settore delle farmacie pubbliche dove si dovrà decidere se procedere alle liquidazioni o all'associazione con altri comuni. Diverso è il caso laddove le aziende sono partecipate da più comuni e questi hanno una popolazione compresa tra 30mila e 50mila abitanti, che sono nove in Toscana, per cui la norma prevede si debba mantenere una sola partecipazione. In questo caso dovranno cedere le partecipazioni eccedenti o costituire una holding per aggirare il problema».

E il combinato disposto con la riforma dei servizi pubblici locali quale sarà?

«L'art.23 il cui  regolamento attuativo ha già avuto il parere del Consiglio di Stato e della Conferenza Stato-Regioni ed è adesso alla commissione ambiente della Camera dove seguirà il suo iter e porterà ad una riforma dei servizi pubblici locali. Su cui è in atto una serie di trasformazioni che comprende anche la norma che porta alla soppressione degli Ato per cui è auspicabile che in Toscana si proceda ad una regolazione che preveda un ambito unico per i servizi idrici ma che mantenga i tre attuali per i rifiuti, per espletare le gare per l'affidamento del gestore unico già avanzate. Quindi nel combinato disposto va inserito anche questo».

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