[06/07/2010] News

Oceana contro nuove piattaforme petrolifere offshore nel Mediterraneo spagnolo

LIVORNO. Oceana, l'associazione ambientalista internazionale che in Europa ha la sua base principale in Spagna, ha presentato le sue osservazioni allo studio di impatto ambientale sulle trivellazioni nei campi petroliferi offshore di Montanazo e Lubina  ed è molto preoccupata per i rischi ecologici di un altro versamento accidentale di greggi, per questo chiede che la Spagna sviluppi ancora di più le energie rinnovabili, invece di pensare al petrolio offshore.

La vicenda spagnola ha molte somiglianze con quella delle richieste di concessioni petrolifere e gasiere nei mari italiani: la zona interessata si trova vicino a diversi  parchi naturali ed è frequentata da cetacei, tartarughe e specie di marine di grande interesse commerciale.

In un comunicato reso noto oggi Oceana «Esprime la sua opposizione all'apertura di altri pozzi petroliferi in Spagna e, concretamente, di fronte alle coste di Tarragona e Castellón, a causa del grave danno che una nuova fuga produrrebbe ai preziosi ecosistemi marini e costieri della zona. L'organizzazione internazionale per la conservazione marina ha manifestato questa posizione nei suoi commenti allo Statuto dell'Impatto Ambientale previo all'apertura dei pozzi petroliferi di Montanazo e Lubina, durante le cui prospezioni iniziali si erano già prodotte delle fughe di petrolio».

L'associazione ambientalista fa notare che «La campagna oceanografica realizzata per la valutazione dell'impatto è durata solo due giorni, nonostante questa zona sia abitata da specie di interesse commerciale come acciuga, sardine, branzini, gamberi rossi e sogliole, ed altre di alto interesse ecologico: tartarughe marine e cetacei (balenottera comune, stenella striata e tursiopi, globicefalo grigio e comune, eccetera). In base alle fotografie scattate via satellite dall'Agenzia Marittima Europea, delle lacune nelle misure di sicurezza diedero origine ad una fuga di 115 tonnellate di greggio tra il 14 e il 15 maggio del 2009, oltre a 15 tonnellate di altre sostanze contaminanti come l'olio pesante».

Gli sversamenti allora si verificarono proprio in aree di altissimo valore e ricchezza biologica, vicino agli habitat di numerose specie protette, a zone di pesca di grande valore e aree di gran importanza turistica. Davanti alle aree per le quali sono state richieste le concessioni e dove sono già avvenute le fuoriuscite di petrolio ci sono tre parchi nazionali: Delta dell'Ebro, Isole Columbretes e la Sierra de Irta; la riserva marina di Masía Blanca, diverse Important bird areas (Iba) ed aree che l'Unione europea ha chiesto alla Spagna di inserire nella Rete Natura 2000: Delta dell'Ebro/Columbretes, Cap San Creus/Litorale Meridionale Tarragoní e Coste del Tarragonese.

Per questo Oceana  «Considera che non c'è più posto per ulteriori prospezioni petrolifere né lungo la costa spagnola, né in nessun altro luogo del mondo, non solo per la pericolosa dipendenza da una risorsa limitata ma per le gravi conseguenza che le fuoriuscite di idrocarburi provocano negli ecosistemi. Attualmente esistono migliaia di piattaforme petrolifere che funzionano in dubbie condizioni in tutte le regioni del mondo e ne è prova tangibile la gigantesca fuga prodotta dalla British Petroleum dalla Deep Water Horizon, una delle maggiori catastrofi ecologiche della storia».

Il  direttore esecutivo di Oceana Europa, Xavier Pastor, sottolinea che «L'attuale catastrofe ambientale ed economica che si sta producendo nel Golfo del Messico dovrebbe essere un vaccino contro nuovi sfruttamenti petroliferi offshore. In questo contesto, è particolarmente incomprensibile pianificare l'apertura di pozzi in aree di interesse ecologico come quelle situate di fronte  a Tarragona e Castellón. La salute degli ecosistemi marini e la lotta contro il cambio climatico rendono necessario abbandonare la dipendenza dal petrolio e dare un impulso definitivo alle energie rinnovabili. Le alterazioni prodotte dall'ingerenza umana nel sistema climatico rendono insostenibile la creazione di politiche rivolte ad una ancor maggiore dipendenza dalle energie altamente contaminanti come sono i combustibili fossili. Pertanto, Oceana si pronuncia a favore di un cambiamento nel modello produttivo, energetico e di consumo che ci conduca ad una definitiva decarbonizzazione della nostra economia».

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