[01/07/2010] News

Duro colpo del CfS/Cites al traffico illegale di rapaci protetti

ROMA. Una vasta operazione del Corpo forestale dello Stato oggi ha smascherato e bloccato un traffico illegale di animali protetti esteso a diverse regioni d'Italia e ad alcuni Paesi europei, assestando  probabilmente un duro colpo ad uno dei settori più fiorenti delle "zoo mafie" quello del traffico di animali. Questa volta però non ha bloccato un flusso di animali protetti in entrata, ma in uscita dal nostro Paese verso l'estero.

In nomi delle specie sequestrate sono quelli dei rapaci più rari del nostro Paese: aquile del Bonelli, gipeti, aquile reali, falchi lanari e pellegrini, capo vaccai e cicogne nere, «I 45 esemplari finora sequestrati appartenenti a specie rare e a rischio di estinzione - spiega il CfS in un comunicato -  erano stati sottratti nei mesi scorsi dai loro habitat naturali e immessi sul mercato clandestino accompagnati da false certificazioni Cites. I rapaci, usati dai falconieri nelle rievocazioni storiche medievali o nella caccia, sono molto ambiti dai collezionisti di tutto il mondo; un fiorente commercio che cerca di soddisfare le richieste che ancora oggi provengono dai grandi parchi zoologici o dalle scuole di falconeria dei paesi arabi».

Agli uomini della Forestale è arrivato il plauso del ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo: «L'operazione che ha permesso il sequestro di 45 rarissimi esemplari appartenenti a specie rare  e a rischio di estinzione rappresenta un duro colpo al traffico illegale  di animali protetti. Al Corpo Forestale guidato da Cesare Patrone e, in particolare, alle Sezioni Investigative Cites di Roma e Palermo, va il nostro plauso per aver dimostrato ancora una volta grande professionalità e  al contempo evidenziato la capacità dello Stato di contrastare con incisività questo tipo di attività criminosa. Va inoltre sottolineato che il Corpo Forestale dello Stato è il braccio operativo della Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali selvatiche minacciate d'estinzione e che attraverso la sua importante attività d'intelligence e controllo sul territorio contrasta i traffici illegali di animali».

L'organizzazione criminale italiana smantellata dalla Forestale era collegata con altri trafficanti in  Belgio, Spagna, Austria e Germania e era dedita da anni a procurare certificazioni false, contraffatte o basate su false dichiarazioni per coprire e "lavare" animali catturati in violazione della legge e di provenienza illegale. Il giro di affari era notevole: «Un certificato Cites riciclato da un esemplare morto veniva pagato anche 2.000 euro - spiega il CfS -  una coppia illegale di Aquile dai 6.000/8.000 euro  fino al triplo se sanata con certificati riciclati, un esemplare di Gipeto, con certificato riciclato, arrivava anche fino a 20.000 euro».

L'inchiesta è sta avviata in collaborazione con l'organizzazione internazionale per il controllo del commercio di specie protette Traffic e il Wwf, basandosi soprattutto sulle informazioni raccolte dai tecnici dell'Università di Palermo, che da mesi seguivano i movimenti di alcune persone che erano state sorprese in una vecchia miniera di zolfo, mentre si arrampicavano per raggiungere un sito di nidificazione dell'aquila del Bonelli per razziare pulcini ed uova. «Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, e coordinate a livello nazionale dal servizio Cites centrale dell'Ispettorato Generale e condotte dal personale delle Sezioni Investigative Cites del Corpo forestale dello Stato di Roma e Palermo - spiega il comunicato CfS -  hanno permesso di individuare i soggetti coinvolti nel traffico e i centri dove i piccoli venivano trasportati per essere allevati in cattività. Circa 50 agenti specializzati della Cites coadiuvati da personale tecnico del Wwf Italia hanno operato simultaneamente effettuando decine di perquisizioni domiciliari contemporaneamente in tutta Italia, presso allevatori e falconieri a Milano, Cuneo,  Pordenone, Lecco, Pavia, Reggio Emilia, Bologna, Napoli, Catania, Ragusa e Caltanissetta. Sono 17 ad oggi le persone indagate per i reati di falso e ricettazione e per detenzione di specie protette che prevede l'arresto da tre mesi ad un anno e l'ammenda da 7.000 a 75.000 euro nonché la confisca obbligatoria degli esemplari. Già nel 2005 il Corpo forestale dello Stato aveva salvato dal mercato illegale 250 esemplari di rapaci rari nell'ambito dell'Operazione Condor. L'indagine si era estesa in Austria, Germania, Olanda, Belgio, Spagna e Regno Unito. A conferma delle vaste proporzioni di questo fiorente traffico proprio nei giorni scorsi in Spagna sono stati sequestrati 8 esemplari di Aquila del Bonelli, che in Arabia Saudita possono essere pagati fino a 25.000 dollari ciascuno.
L'aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus) ed il Capovaccaio (Neophron percnopterus) oltre ad essere alcune delle specie animali maggiormente tutelate dalle normative Cites, sono due delle specie maggiormente a rischio di estinzione nel nostro paese e per questo sono protette anche dalla legge sulla caccia e dalle direttive europee a salvaguardia degli uccelli migratori e dei loro habitat. È la prima volta che l'intelligence sul traffico di specie porta a scoprire nel nostro Paese il traffico di rapaci ricostruendo l'illecito dal prelievo in natura nei nidi sino al ricettatore finale permettendo poi di recuperare dei soggetti razziati che potranno essere reintrodotti in natura».

Per Fulco Pratesi, presidente onorario del Wwf Italia, «Questa operazione mette a segno un importante successo di contrasto del mercato mondiale di specie selvatiche proprio nell'Anno internazionale della Biodiversità E' un'operazione che conferma quanto il Wwf, grazie al lavoro anche sotterraneo svolto dal suo network Traffic per il contrasto al traffico illegale di specie animali e vegetali, denuncia da anni rispetto alla recrudescenza del fenomeno del prelievo illegale di rapaci nel bacino Mediterraneo. La dimensione dell'operazione deve far porre attenzione grande su questo mercato di animali vivi dietro cui si nasconde un fiorente mercato illegale che rischia di compromettere definitivamente la conservazione di specie sempre più rare, in particolare i rapaci, animali importantissimi per gli equilibri naturali».

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