[12/08/2009] News toscana

Nuovo percorso e nuovo progetto per la stazione: tra polemiche, tagli alla falda acquifera e a quella sociale

FIRENZE. Messi da parte gli ex-macelli, le soluzioni prospettate per quanto riguarda la nuova stazione dell'alta velocità sono due, una che prevede la nuova stazione Tav a Castello, una zona periferica esterna all'abitato attuale (ma non a quello di domani, se il progetto per l'intervento urbanistico in zona, attualmente bloccato dalla magistratura, dovesse ripartire) affacciata sulla Piana, e l'altra che prevede una stazione a Campo di Marte, in prossimità dell'attuale stazione, ma in una zona piuttosto centrale e non periferica.

Occorre inizialmente separare, nell'analisi della questione, i vari aspetti della logistica dei trasporti da quelli della sostenibilità ambientale e sociale: dal punto di vista della logistica costruttiva, Campo di Marte sarebbe pressoché perfetta: l'area ferroviaria è ampia, poiché è usata come deposito da decenni, e per fare la nuova stazione non servirebbero probabilmente espropri e anche il disagio per gli abitanti sarebbe sopportabile, anche alla luce del fatto che proprio a Campo di Marte il tunnel Tav doveva entrare nel sottosuolo, e quindi i disagi attesi nel quartiere erano già preventivati. Inoltre si tratta di una zona raggiungibile velocemente dal centro, e con significative modifiche alla viabilità circostante essa sarebbe anche ben collegata al resto della città.

Questo per la logistica costruttiva. Per quella operativa, invece, maggiori sono i dubbi: la stazione agli ex-macelli era situata in una zona urbanisticamente analoga a Campo di Marte (entrambe sono zone che erano "periferia" fino a metà del secolo scorso, mentre oggi sono da considerarsi quartieri quasi centrali), e quindi non appare molto logico pensare di delocalizzare in un'altra zona i problemi che essa avrebbe creato nel quartiere di Rifredi. E va ricordato che il problema della stazione di Foster era non solo il fatto che essa sarebbe stata interrata (mentre quelle adesso prospettate sarebbero entrambi fuori-terra), e che quindi come ha evidenziato anche l'Osservatorio tecnico Tav avrebbe creato enormi problemi idrogeologici, ma anche che essa era inserita in una zona sì ex-industriale , ma oggi residenziale e circondata da istituti scolastici e attrezzature sociali. Al di là degli aspetti idrogeologici, cioè, attuare un progetto di questo spessore in un contesto residenziale non sembra la soluzione migliore. Infine, occorre anche ragionare in termini di baricentro della città futura, e cioè dell'area metropolitana: e se l'intenzione è quella di realizzare la stazione nella zona centrale della futura città policentrica, la soluzione Castello appare quella migliore, e così quella degli ex-macelli, ma non quella di Campo di Marte. A favore di Campo di Marte, però, spinge infine il fatto che spostarsi col mezzo privato o pubblico da Castello verso il centro richiederebbe sicuramente più tempo: non molto (specialmente se la linea tramviaria andrà a regime), ma qualcosa sicuramente.

Infine, anche se questa separazione è solo speculativa e naturalmente gli aspetti logistici e quelli inerenti alla sostenibilità vanno affrontati di pari passo, occorre considerare quanto è stato affermato anche dall'urbanista Giancarlo Paba (presidente del corso di laurea magistrale in Pianificazione e progettazione della città e del territorio dell'Ateneo fiorentino) a "Repubblica" sabato 8: e cioè che la realizzazione della stazione a Campo di marte farebbe sì che il quartiere «diventerebbe un polo nodale per tutta la città, un'area fondamentalmente residenziale sarebbe trasformata e soffocata dal traffico di taxi, bus, auto, pendolari, eccetera». E, anche se come detto la nuova stazione sarebbe realizzata in un'area già ferroviaria, è vero che tutto l'indotto logistico che avverrebbe al suo intorno avrebbe un forte impatto sul quartiere: in pratica la pressione che esso subisce bi-settimanalmente per le partite di calcio (lo stadio dista 500 metri dall'attuale stazione di Campo di marte) diventerebbe una realtà pressoché quotidiana. In un certo senso si può quindi dire che, per non tagliare la falda acquifera a Rifredi, si taglierebbe la "falda sociale" di un quartiere che è effettivamente zona residenziale e con molte attrezzature sportive (le piscine, il palasport, lo stadio di calcio, quello di atletica, quello di rugby e quello di baseball, le associazioni sportive Olimpia e Africo) e per il tempo libero, situate proprio negli isolati adiacenti (o quasi) alla ferrovia.

Ma queste sono solo alcune considerazioni preliminari, relative ad una materia da affrontare con un bisturi particolarmente affilato, e non certo con un arrotondata lama di machete. Vedremo come proseguirà il dibattito, ricordando comunque che la Regione ha annunciato che chiederà la Via per ogni nuova ipotesi di stazione, che il sindaco (che si è tenuto la delega all'urbanistica) si è più volte impegnato per portare il suo progetto definitivo per la città (compresa la Tav) entro il giorno della prima "verifica" dei "cento punti" del suo programma (26 ottobre), e infine che il piano Strutturale andrà necessariamente approvato entro la prossima estate.

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