[01/07/2010] News

Carbone e politica, il carburante sporco della Čez Republic

LIVORNO. Nella Repubblica ceca sta facendo molto discutere il rapporto di Greenpeace "Čez - Falešný hráč evropského významu" che svela i retroscena politico-economici che stanno dietro l'onnipotenza del Čez Group. Si tratta della settima più grande società energetica d'Europa, ed i sui profitti record da circa 2 miliardi di euro nel 2009, derivanti in gran parte dalle sue centrali elettriche a carbone, ma anche dalle bollette dei cittadini cechi, che sono tra le più alte d'Europa in rapporto al costo reale della produzione di energia.  

A gennaio gli Stati Federati della Micronesia avevano addirittura chiesto al Climate Summit blues dell'Onu di discutere degli effetti sul clima globale della centrale a carbone di Prunerov, la più grande della Repubblica Ceca, appartenente proprio alla Čez. L'impresa ceca ha risposto che le preoccupazioni di un piccolo Stato insulare in via di sviluppo non potevano certo mettere in discussione il suo piano aziendale.

Forse la Čez si è preoccupata di più dell'inchiesta apparsa l'8 aprile scorso su The Economist  (Cez  and Czech energy. No, minister. A mighty Czech power company runs into criticism) che, partendo dal gioco di parole con il quale i cittadino cechi trasformano il  nome del loro Paese da "Czech Republic" in "Čez Republic", sottolinea che «L'azienda è insolitamente potente, anche per gli standard di ex monopolisti, come Edf in Francia. Produce circa il 75 % dell'elettricità del Paese. Anche se nominalmente statale, molti vedono l'energia scorrere nella direzione opposta: dal board di Čez verso la politica».

A marzo il ministro dell'ambiente del governo di transizione ceco, il verde Jan Dušik, si era dimesso accusando il primo ministro di aver ceduto alle pressioni per dare un finanziamento di 25 miliardi di corone (1,3 miliardi di dollari) proprio per la centrale di Prunerov II, l'impianto ceco che produce più gas serra.

Prima di andarsene Dušik aveva pubblicato un rapporto sull'impianto commissionato alla Dnv, una nota società di certificazione norvegese, che metteva in luce i difetti della tecnologia che Čez  utilizzerà e che invece, con lievi miglioramenti, potrebbe ridurre le sue emissioni di C02 di 205.000 tonnellate all'anno. La Čez  ha risposto che il suo obiettivo è quello di ridurre le emissioni di azoto e di zolfo, i principali inquinanti nella Boemia settentrionale, dove si trova l'impianto, ed ha descritto la CO2 come un «Gas innocuo, assorbito da parte delle piante e utilizzato per creare le bollicine nelle bevande».

Al posto di Dušik è stato nominato un ex dipendente della Čez, Rut Bizkova, con il compito di far approvare al nuovo governo la valutazione di impatto ambientale dell'impianto. «La successiva approvazione non è stata una sorpresa per noi ed è stata chiaramente una decisione politica vergognosamente manipolata, che non ha rispettato le analisi degli esperti - dice Ben Jasper, di Greenpeace Czech Republic, che ha presentato il dossier sulla Čez  - Questa della debacle di Prunerov non è affatto l'unica volta che la Čez ha minato l'azione per il clima con la sua politica sporca Molti uomini politici chiave qui nella Repubblica Ceca hanno lavorato per la Čez e queste sono spesso i fili che la Čez tira per  ottenere l'appoggio del governo per i suoi progetti di energia sporca».

The Economist  aveva sentito anche Jan Machacek, un giornalista investigativo del settimanale ceco Respekt, che spiegava come la Čez  sia sostenuta da un "cartello" dei grandi partiti politici. Come esempio il giornale economico britannico cita l'episodio accaduto nel 2009 in una località turistica italiana,  dove politici dei due principali partiti di centro-destra e centro-sinistra vennero fotografati in compagnia del boss della Čez, Martin Roman e di alcuni dei lobbisti della società. Tra loro c'era anche l'ex primo ministro ceco di centro-destra, quel Mirek Topolanek che venne beccato nudo e tra belle ragazze a Villa Certosa, nella residenza estiva sarda di Silvio Berlusconi.

Le storie di corruzione e intimidazione da parte della Čez si sprecano ed anche l'Ue ha cominciato a preoccuparsi per il suo ruolo dominante sul mercato ceco: nel novembre 2009 i funzionari dell'ufficio per la concorrenza europea hanno fatto irruzione nella sede della Čez e della sua consorella slovacca J & T per indagare sulle accuse di collusione tra le due aziende per aumentare i prezzi dell'elettricità e per escludere i concorrenti. Gli stessi investigatori pensano però che la Čez sia stata avvisata dai politici ed abbia fatto sparire dai suoi computer molti file compromettenti.

Jasper e Greenpeace non ci stanno: «Questa settimana, in risposta alla tattica subdola della Čez, abbiamo presentato al loro management group un dossier per la  loro assemblea generale a Praga, per garantire che gli azionisti siano a conoscenza delle verità sporca che c'è dietro la azioni Čez. Il dossier mette in evidenza i molti modi in cui la società ha manipolato la politica ceca, piegando le regole al fine di evitare controlli sull'inquinamento e risparmiando a scapito della protezione del clima. Le petizioni sono state consegnate al vicepresidente del consiglio di Amministrazione, Daniel Benes, da residenti locali che respingono i piani Čez di espansione della centrale a carbone di Prunerov II, dove i nostri attivisti sono entrasti in azione di recente».

Nel giugno 2009, il Parlamento ceco aveva accettato di dare alla Čez il massimo possibile di quote di emissioni di a partire dal 2013. Quote che, se vendute all'asta, farebbero entrare nelle casse dello Stato qualcosa come 2 miliardi e 600 milioni di euro, ma invece il governo vuole darle gratis alla più ricca e potente impresa ceca che ogni anno incassa centinaia di milioni di euro esportando energia elettrica in Germania, Austria e Slovacchia. «In questo modo - dice Greenpeace - Čez brucia grandi quantità di combustibili fossili sporchi e scarica nell'atmosfera milioni di tonnellate di emissioni climalteranti a livello mondiale. La gente di tutto il pianeta, in particolare nelle zone vulnerabili come gli Stati Federati della Micronesia, soffrono per il loro impatto, mentre Čez fa profitti da record».

Gli ambientalisti cechi chiedono al nuovo governo di Praga di bloccare le assegnazioni gratuite di quote di emissioni alla Čez dopo il 2012 e che rifiutare l'autorizzazione per l'utilizzo di tecnologie sporche e inefficienti per la centrale a carbone di Prunerov. «Imprese del settore energetico come Čez devono diventare parte della soluzione al cambiamento climatico, applicando l'Energy [R]evolution - dice Jasper - Se così fosse allora gli azionisti Čez avrebbero un business pulito di cui essere veramente orgogliosi».

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