[30/06/2010] News

Il linguaggio "diplomatico" dei tursiopi della Sardegna

LIVORNO. I ricercatori del Bottlenose dolphin research institute (Istituto per la ricerca applicata sul tursiope - Bdri) che ha sede a Golfo Aranci, in Sardegna, hanno pubblicato nel volume Dolphins: anatomy, behaviour and threats, della Nova science publishers, uno studio che è anche il più completo repertorio dei suoni emessi dal tursiope (Tursiops truncatus) e che evidenzia la modalità con cui questi cetacei comunicano e mantengono la propria posizione all'interno della gerarchia sociale, emettendo fischi e squittii.

Il bollettino scientifico dell'Eue Cordis spiega che «Da tempo è noto che questa specie ricorre in modo particolare al linguaggio vocale ma fino ad ora si riteneva che emettessero principalmente fischi: gli scienziati, infatti, ignoravano l'importanza e l'uso degli squittii. Questo ultimo studio, che ha avuto una considerevole durata, è stato svolto lungo le coste sarde e si è basato su registrazioni audio e osservazioni del comportamento di questi mammiferi sia in superficie che in profondità. I risultati mettono in luce come entrambe le tipologie di suoni siano di vitale importanza per la vita sociale di questi animali».

Lo spagnolo Bruno Diaz, principale autore dello studio e insieme al paraguaiano J. Andrea Bernal Shirai, ha scoperto che i delfini tursiopi della Sardegna hanno un repertorio vocale composto da 14 segnali acusticamente diversi che si differenziano per forma acustica e durata. I ricercatori del Bdri hanno rilevato che «la gamma dei suoni emessi dai mammiferi spazia da suoni più dolci e melodici fino ad arrivare a suoni duri, quasi spiacevoli, ed è caratterizzata da durate diverse: da pigolii quasi impercettibili a strilli e gridi molto forti».

Secondo Diaz, «Questa gamma di suoni è indice di un complesso repertorio vocale in cui i fischi più dolci, dunque i più melodiosi, sono utilizzati dai delfini (in particolare da madri e figli) per rimanere in contatto e per coordinare le strategie di caccia. Come ha spiegato, lo studio ha trovato prove che dimostrerebbero che "i pattern stereotipati di fischi e i fischi-firma sono utilizzati per richiamare i cuccioli nel campo visivo della presunta madre. Gli squittii emessi dai delfini, più complessi e differenziati dei fischi, sono invece utilizzati per prevenire aggressioni fisiche in situazioni caratterizzate da grande eccitazione, come nel caso in cui gli animali si trovano a combattere, per esempio, per lo stesso pezzo di cibo».

I tursiopi emettono squittii mentre cacciano e in momenti di forte aggressività. «I suoni, sottolinea Diaz - consentono agli individui di mantenere la loro posizione all'interno della gerarchia sociale: i delfini emettono questi suoni striduli, per esempio, quando sono in presenza di altri esemplari che si dirigono verso la stessa preda per costringere il meno forte a farsi velocemente da parte in modo da evitare qualsiasi tipo di confronto».

La ricerca ha scoperto che le emissioni vocali aumentano «In particolare in concomitanza con le attività che vedono gli animali compiere danni o socializzare in modo eccitato. Questa è la conferma della relazione tra attività e produzione di determinati segnali sociali. Inoltre, il fatto che sia stata osservata una relazione positiva tra le dimensioni di un gruppo e la produzione di segnali sociali, conferma che il linguaggio dei delfini viene utilizzato per scopi comunicativi e sociali».

Shirai spiega che per quanto riguarda questo ultimo aspetto «Sembra che i delfini presentino un grado di complessità maggiore rispetto agli umani. Il dato sorprendente che è emerso su questi suoni è che, a differenza di quelli umani, sono caratterizzati da un elevato livello di uni direzionalità. Un delfino può emettere un suono per un altro esemplare, che considera un rivale, e quest'ultimo sa con certezza che il suono è rivolto a lui».

Il Bdri spiega che il suo obiettivo è quello di «Ottenere la massima informazione possibile sul ecosistema marino ed in particolare sui delfini costieri (Tursiops truncatus) con l'impiego di diverse metodologie d'indagine in natura. Tra gli obbiettivi principali della ricerca è quello dello studio a lungo termine dei delfini identificati negli anni precedenti e quello della interazione tra i delfini e le attività umane (pesca, acquacoltura, turismo). Le metodologie impiegate dal Bdri sono non invasive e non causano danno e disturbo agli animali. La ricerca di campo viene svolta attraverso un approccio interdisciplinare e l'impiego di metodologie di ricerca innovative, intesi a delineare i vari aspetti della distribuzione e comportamento dei delfini costieri. Il programma di ricerca si avvale dell'impiego di tecniche di ricerca che vanno dall'uso di Gis (sistemi di informazione geografica), fotoidentificazione digitale, bioacustica, raccolta dati oceanografici ed ambientali all'analisi dei diversi tipi di comportamento sia in superficie sia sott'acqua».

I ricercatori del Bdri concentrano i loro sforzi sullo studio dei tursiopi «Perché si trovano in cima alla catena trofica marina, e il loro benessere è un perfetto indicatore delle condizioni dell'ecosistema marino», L'Istituto sardo è partner di Accobams, l'organizzazione internazionale dell'Unep per la conservazione dei cetacei nel Mare Mediterraneo e Mare Nero.

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