[30/06/2010] News

Accordo sul gas tra Iraq, Shell e Mitsubishi

LIVORNO. Il governo irakeno ha approvato la joint venture con la Royal Dutch Shell Plc e la  Mitsubishi per lo sfruttamento del gas naturale prodotto dai campi petroliferi del sud del Paese: Il portavoce del governo di Bagdad, Ali al-Dabbagh, ha spiegato che «Secondo l'accordo, il governo irakeno possiederà il 51% delle quote della joint venture, la Shell il 44% e la  Mitsubishi Corporation  Il 5 %». Non ha però detto quale sia la data prevista per la firma del protocollo finale.

Nonostante l'instabilità endemica, il governo irakeno sta puntando alla gestione delle riserve confermate di 3136 miliardi di metri cubi di gas, dei quali, a causa dei boicottaggi internazionali ai tempi di Saddam Hussein e delle guerre che hanno ridotto le sue infrastrutture petrolifere e gasiere in pessimo stato, l'Iraq produce solo 42 milioni di m3 di gas al giorno.

La multinazionale olandese Shell aveva già firmato con l'Iraq contratti per lo sviluppo e lo sfruttamento degli enormi campi petroliferi di Majnoon e del West Qurna Phase One nella provincia di Maysan. I contratti della de Shell fanno parte del "bottino di Guerra occidentale" 10 accordi firmati nel 2009 con il governo irakeno per rendere operativi 10 campi petroliferi che dovrebbero riportare il Paese ad essere una vera potenza petrolifera dopo che la guerra liberatrice per il petrolio sembra ormai alle prese con la sola ribellione alquedista. Attualmente l'Iraq si estraggono circa 2,5 milioni di barili di greggio al giorno, si punta a raggiungere i 12 milioni di barili in 6 o 7 anni.

Il Paese, spossato dalla dittatura, dai boicottaggi economici e da tre guerre (Kuwait, con l'Iran, quella di occupazione ancora in corso) dipende quasi totalmente dalle sue entrate petrolifere ed ha un potenziale enorme: le terse più grandi riserve confermate di petrolio del pianeta, stimate in 115 miliardi di barili, dopo l'Arabia Saudita e l'Iran. Il gas finora disperso o bruciato nel gas flaring potrebbe essere un'ulteriore risorsa per risalire la china per un Paese impoverito, diviso tra etnie e confessioni religiose ed in cerca di un futuro sicuro dopo che le truppe di occupazione straniere avranno lasciato l'Iraq, lasciando a fare buona guardia le multinazionali degli idrocarburi.

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