[29/06/2010] News

La recensione. Educazione ambientale e multimedialità di Liza Centrone

"L'educazione ha un ruolo critico nel promuovere lo sviluppo sostenibile" perché anche il mondo dell'educazione si trova coinvolto nel dilemma della modernità in cui viviamo.

Ma se da un lato alle istituzioni educative è chiesto di diventare agenti del cambiamento necessario per la sopravvivenza sul pianeta, dall'altra è richiesto un loro cambiamento, perché le stesse istituzioni scolastiche sono compenetrate della stessa cultura che pretende di cambiare.

Per Liza Centrone - ricercatrice presso l'Università di Bressanone alla facoltà di Scienze della formazione e collaboratrice con la Cattedra di didattica generale e educazione ambientale dell'Università di Bari - questo passaggio è necessario perché "spesso la pratica dell'educazione ambientale viene intesa come la conoscenza scientifica di un determinato ambiente naturale da proteggere, isolato e indipendente dall'uomo, quindi un eco-sistema isolato e semplificato". Una conoscenza illusoria "che esclude la conoscenza del rapporto fra uomo e ambiente e tra uomo e uomo, inoltre tralascia la conoscenza del chi, del perché e del come si sta agendo".

A partire da questo assunto l'autrice svolge la sua ricerca "Educazione ambientale e multimedialità. Un approccio costruttivistico allo sviluppo sostenibile" in cui propone l'educazione ambientale come uno strumento organico per lo sviluppo di politiche di sviluppo sostenibile nell'ottica del rapporto tra scuole e territorio, ma anche fra i diversi attori del campo. Un'istanza educativa che comporta la trasformazione della conoscenza del saper essere, in un'evoluzione creativa che tocca le persone, la famiglia, la scuola, le istituzioni politiche e dunque l'ambiente interno ed esterno.

La sua ricerca si articolata in tre parti fondamentali. Una prima di approfondimento teorico letterale di riferimento dell'educazione ambientale a partire dai fattori storici che ne hanno dato origine. Una seconda riferita all'educazione ambientale in Alto Adige e in particolare a una progettazione scolastica e alle azioni educative proposte dalle varie agenzie del territorio. E una terza relativa all'educazione ambientale e alla multimedialità che conclude con l'ideazione di un portale.

Perché con l'attivazione di un sito e la messe in rete delle varie esperienze, secondo l'autrice, è possibile fornire dei percorsi di auto-aggiornamento per operatori e insegnanti che possono interagire con più scuole moltiplicando la fruibilità delle informazioni.

Il sito dunque diventa un luogo di incontro che può avviare un processo educativo a più livelli: non solo legato al piano scolastico ma anche a diversi piani sociali. Il dialogo diventa interattivo: non solo la scuola che comunica con l'esterno, ma anche l'esterno che comunica con le istituzioni scolastiche.

Ma, per arrivare a questo, è necessario che all'interno della scuola l'educazione ambientale si configuri come un'educazione trasversale, non ridotta a una singola materia (alla materia dell'ecologia, della scienza o della storia del territorio o alle sue espressioni artistiche). Deve mettere in evidenza i legami ambientali, economici, sociali, le relazioni tra tutti questi aspetti, i valori individuali, la costruzione della coscienza fino ad arrivare alle azioni e ai comportamenti dei singoli.

Perché l'educazione intesa come "le esperienze per l'ambiente" è finalizzata alla promozione di senso di responsabilità, partecipazione, attitudini e comportamenti critici propositivi nei confronti dell'ambiente. L'educazione ambientale è prima di tutto, uno strumento attraverso il quale l'uomo può prendere coscienza della complessità implicita dei problemi ambientali attuali. Perché il mondo non è lineare e non lo sono i rapporti che l'uomo istaura con l'ambiente, perché l'ambiente è un sistema di relazioni fra diverse componenti che non è comprensibile analizzando separatamente ognuna di esse. Richiede la messa a fuoco delle relazioni, dei nessi, delle correlazioni e non solo della natura delle componenti.

Lavorare facendo propri questi principi significa anche mutare il ruolo dell'insegnante: non più un esperto che trasmette conoscenza, ma un ricercatore che intraprende un percorso di ricerca insieme ai propri studenti stimolando in loro la curiosità, la ricerca dei legami e delle connessioni che legano parti anche apparentemente molto distanti di uno stesso contesto, problema o realtà.

Non a caso la "Carta dei principi per l'educazione ambientale orientata allo sviluppo sostenibile e consapevole" già nel 1997 poneva l'attenzione su un concetto "il costruire la capacità di prendere decisioni in condizioni di incertezza".

Se dunque, l'apprendimento nasce come risposta ai problemi e si sviluppa da una "non conoscenza" che richiede di essere risolta, anche il metodo della didattica dell'educazione ambientale deve adeguarsi.
Secondo la Centrone, la metodologia deve essere in grado di costruire un percorso integrato che permetta di leggere la realtà a partire da quella locale fino ad arrivare a quella globale. E ciò attraverso lo studio attivo e un approccio "laboratoriale in grado di far interagire costantemente l'esperienza con l'astrazione, il vicino con il lontano l'aumento della conoscenza con la riflessione sul comportamento". Ed è proprio in tale contesto che l'autrice annovera la necessita di indicatori di qualità dell'educazione ambientale.

Insomma l'educazione ambientale ha tutte le potenzialità per educare alla sostenibilità, perché la sostenibilità prima di essere attuata deve essere inglobata, sposata dall'uomo, deve diventare una "forma mentis". Ossia un pensare ecologico che pur con il supporto delle discipline riesca a superare l'approccio meccanico e statico per arrivare a una nuova scientificità di tipo probabilistico e reticolare.

Nella realtà dei fatti, però, la politica nazionale nel suo complesso risulta inadeguata rispetto ai processi di degrado in corso e rispetto ai risultati conseguiti in altri Paesi

In Italia il governo fa tagli ingenti all'organico scolastico, discute sulla diminuzione della durata del periodo scolastico (per favorire il settore turistico) dove alla fine la cultura cede il passo alla sola economia o meglio alla ripresa economica fondata sul rilancio della produzione e del consumo- uso.

Pensare che invece la trasformazione dell'intero sistema scolastico potrebbe rappresentare l'occasione giusta per inserire i "nuovi saperi" - o come diceva Morin la "sostenibilità del sapere" - nel bagaglio culturale di un popolo. Potrebbe contribuire a smantellare una forma mentis precostituita e creare le condizioni per l'attuazione della sostenibilità nei nostri processi di sviluppo economici, sociali e politici.

 

Torna all'archivio