[25/06/2010] News
GROSSETO. Continuano i ritardi nei tempi di consegna previsti per la centrale nucleare di Olkiluoto, in Finlandia, e continuano gli aggravi dei costi da parte di Areva, il gigante nucleare francese leader nella tecnologia Epr, ormai con i conti in rosso.
Un pozzo senza fondo sembra, infatti, rivelarsi ogni mese che passa la centrale finlandese Olr, il primo reattore di terza generazione in costruzione in Europa che dovrebbe rappresentare assieme a quello di Flamanville, il modello cui ispirarsi per riportare il nucleare nel nostro paese.
Areva ha infatti dovuto trovare ulteriori 400 milioni di euro per coprire gli extra costi del reattore Epr in costruzione nel paese scandinavo dovuti all'ennesimo rinvio nei tempi di costruzione: l'impianto, infatti, non sarà più operativo nemmeno entro la metà del 2012 ma forse alla fine di quell'anno saranno terminati i lavori di realizzazione e serviranno poi almeno altri sei mesi prima che la centrale possa avviare la gestione commerciale, che significa non prima di metà 2013. Quando la data di consegna era prevista per il 2009.
Ma il condizionale è d'obbligo dal momento che la costruzione del reattore è appena a metà strada e che le fasi più impegnative sono ancora da venire, compresa l'installazione di componenti pesanti, la progettazione e l'installazione di sistemi di computer, e il collaudo finale e il rilascio delle licenze.
Un cronoprogramma assai diverso da quello prospettato e che richiede continue revisioni anche del piano finanziario.
Rispetto ai costi iniziali previsti di 3,2 miliardi di euro siamo già a 2,3 miliardi di euro in più che secondo gli ultimi aggravi arriveranno a 2,7 miliardi, ovvero quasi 6 miliardi di euro, che significa quasi il doppio di quanto messo a preventivo. E la centrale è solo a metà.
Costi che apparentemente sostiene Areva ma essendo la società quasi completamente di proprietà statale, alla fine significa saranno i contribuenti francesi a sostenerli.
E al contrario di quanto anche il nostro governo va dicendo, che saranno le imprese a sostenere i costi del nucleare, la vicenda finlandese insegna che alla fine è il pubblico e quindi i cittadini ad aprire il portafoglio per sostenere gli sprechi che il nucleare si trascina, immancabilmente, dietro.
Ma i ritardi non riguardano solo la Finlandia o la Francia. Anche in Italia le cose non sembrano, infatti, andare come il governo avrebbe voluto e sarà quindi assai difficile che la prima pietra del reattore che dovrebbe riaprire la stagione atomica del nostro paese possa essere posta come l'ex- ministro Scajola auspicava, entro la legislatura. Semmai questa arriverà a termine nei tempi ordinari.
Non basterà, infatti, il punto a favore ottenuto con la bocciatura da parte della Corte costituzionale nei confronti dei ricorsi fatti da 10 regioni alla legge 99 del 2009 a far recuperare al governo il terreno perso su altri fronti.
A partire dall'agenzia per la sicurezza nucleare, per la quale la stessa legge 99/2009 prevedeva di definirne lo statuto tramite un decreto legislativo entro il 15 novembre dell'anno scorso. Mentre quello che rappresenta l'atto preliminare per la sua nascita e poi per il suo avvio operativo è ancora nel libro dei sogni. O per meglio dire nelle pastoie delle liti tra ministeri che non riescono a trovare l'accordo. Situazione aggravata dal fatto che uno dei due ministeri tra cui il patteggiamento deve avvenire, ovvero quello dello Sviluppo ha un ministro vacante da quasi due mesi.
E appare quanto mai risibile che l'altro ministro, quello dell'Ambiente, che è invece in carica prometta di risolvere la questione in «in tempi rapidi», annunciando una riunione per velocizzare questi tempi a margine del Consiglio dei Ministri che invece pare non esserci stata.
Ma quello dello statuto dell'agenzia e della nomina di chi dovrà presiederla non è l'unico adempimento mancante.
Sarebbero, infatti, decaduti anche i termini (tre mesi) entro i quali secondo l'articolo 3 della legge 31 dello scorso 8 marzo (che definisce le procedure per l'individuazione dei siti e le compensazioni per i territori) il governo avrebbe dovuto varare (in collaborazione dell'agenzia che non esiste!) quella che viene definita la strategia nucleare. In pratica il piano dettagliato delle regole e delle scelte del ritorno al nucleare armonizzate con l'insieme delle previsioni energetiche nazionali. Una strategia che dovrebbe motivare nei dettagli la convenienza, la praticabilità, gli obiettivi e i tempi precisi dell'operazione.
Tutte cose che però, Olkiluoto docet, è difficile poter motivare.