[25/06/2010] News

Alieni in Antartide?

LIVORNO. Gli scienziati del  British Antarctic Survey (Bas ) hanno scoperto che una popolazione di una specie di dittero originario della Georgia del Sud, un  chiromide, si è consolidata fin dalla sua introduzione accidentale a Signy Island in Antartide negli anni ‘60. Ora l'area interessata dalla presenza dell'insetto si sarebbe ampliata fino ad oltre 200 metri di distanza dal suo sito originale, e in alcune zone è più numerose rispetto a qualsiasi atra specie di insetti autoctoni.

«C'è il rischio che le mosche diventino persistenti e si trasformino in qualcosa di invasivo e dannoso?» si è chiesto Peter Convey, un ecologo che insieme all'autore dello studio, Kevin Hughes, è responsabile per la ricerca e il monitoraggio ambientale del Bas, e che la scorsa settimana ha presentato la ricerca sulle specie invasive in Antartide durante la the International Polar Year science conference di Oslo. L'insetto è probabilmente arrivato inosservato sulle isole, viaggiato con le piante che sono stati portate in Antartide per scopi di ricerca. E' stato scoperto negli anni '80, ma non sembrava dannoso, Poi negli anni ‘90 e nei primi anni 2000, la sua popolazione è esplosa.

Ad Oslo e sul  National Insect Week,  Convey ha presentato anche la foto che riportiamo con un sirfide (Syrphidae) posata su un dente di leone. Una scena fotografabile in un qualsiasi giardino. Il problema è che è stata scattata nelle isole subantartiche della Georgia del Sud, in fondo all'Atlantico meridionale e che né le sirfidi né i denti di leone fanno parte della flora e fauna di quelle isole fredde. «Si tratta di una verità ben nota - spiega il ricercatore - ovunque noi esseri umani andiamo,  tendiamo a portare altri con noi, a volte volutamente, più spesso inavvertitamente. Lo stesso vale per quando andiamo in Antartide, ma, considerando che questo processo è avvenuto durante molti secoli e ancora più a lungo nella maggior parte dei continenti del pianeta, il nostro contatto con l'Antartide è molto più recente , e l'intensità di questi contatti (cioè i numeri di persone) è molto più bassa. Ci sono ancora parti del continente che non hanno visto praticamente nessuna orme umana (e ho avuto il privilegio di vedere luoghi come questi nel mio lavoro ) e, rispetto al resto del mondo, il continente antartico rimane effettivamente in gran parte incontaminato, riguardo alle specie esotiche».

Il Trattato Antartico che prevede la gestione della presenza umana e degli impatti antropici nel continente ghiacciato, è compreso l'obbligo di preservare l'ambiente antartico.

«Questo mi fa ritornare al dente di leone ed alle isole sub-antartiche - scrive Peter Convey sul  National Insect Week - Queste isole sono molto meno estreme  rispetto al continente stesso, e hanno suppergiù in genere un paio di centinaia di anni di storia umana, i primi tre quarti di questi sono stati decenni di intenso sfruttamento marino (caccia alle foche ed alle balene), che pure hanno avuto un impatto drastico sugli ecosistemi marini. Il dente di leone è arrivato in Georgia del Sud in questo momento, molto probabilmente come semi trasportati con carichi come il foraggio per gli animali. In pochissimo tempo sono arrivate altre piante, tanto che oggi in Georgia del Sud ci sono più piante esotiche di quelle autoctone, anche se, ad essere onesti, la maggior parte hanno una distribuzione assai limitata e non si sviluppano lontano dal loro sito di introduzione. Delle circa 200 specie aliene attualmente conosciute in tutta la regione antartica, più del 95 % sono nelle isole sub-antartiche, e la metà di queste sono piante e un terzo insetti. Il che mi porta nuovamente al sirfide. Una particolarità degli ecosistemi sub-antartici è che non comprendono né fiori impollinati da insetti, né insetti che sono impollinatori. Questa è la  ragione per cui almeno alcuni degli alieni che si sono impiantati  non si sono diffusi, a differenza delle specie autoctone molti di loro richiedono impollinatori. Quattro anni fa, il primo sirfide è stato visto in Georgia del Sud e negli ultimi due anni è diventato chiaro che questa specie, che è nativa del Sud America meridionale e delle Isole Falkland, è ben consolidata nelle parti più calde della costa di nord-est dell'isola. Riguardo a come questo potrebbe influire sull'ecosistema locale, ora abbiamo una situazione in cui sarà tolto il "freno" a molte piante esotiche per poter diffondere rapidamente seme fecondo, e le specie "persistenti" che attualmente hanno uno scarso impatto potranno diventare davvero invasive, eventualmente collegate ai grandi cambiamenti nel modo in cui funziona l'ecosistema».

Gli insetti impollinatori che preoccupano gli scienziati del  British Antarctic Survey è probabile che siano arrivati in Antartide trasportati  da navi provenienti dalla Georgia del Sud che fanno scalo ogni estate, «Come spesso accade nessuno in realtà ha visto i primi arrivati ed è anche possibile che possano essere  semplicemente stati trasportati dal vento dal loro areale normale - spiega Convey - Tuttavia, ora sono lì, non c'è alcuna possibilità realistica di eradicazione, quindi dobbiamo semplicemente aspettare e vedere quali saranno gli impatti».

Allora perché gli scienziati del Bas studiano tutto questo? Convey risponde: «Fondamentalmente perché quello che è successo finora fornisce un chiaro avvertimento di quello che potrebbe accadere in futuro lungo la Penisola Antartica: il "prossimo passo" in Antartide , in termini di aggravamento  delle condizioni, tanto più che questa regione è attualmente una delle tre aree in più veloce riscaldamento del pianeta. Il modo più semplice e pratico di ridurre al minimo i rischi associati alle specie esotiche trasportate da esseri umani è di cercare di fermarle al punto di origine, per fare in modo che in primo luogo non arrivino. La realtà è che qualsiasi attività umana porta con sé il rischio di trasportare inavvertitamente un nuovo organismo in Antartide, ma questo può essere ridotto al minimo da un insieme di buon senso e misure di biosicurezza (pensate a come sia facile controllare e pulire l'abbigliamento, stivali e zaini prima di  andare in qualche nuovo posto) e con il confezionamento delle merci in magazzini puliti e in scatole che non forniscono nascondigli, assicurando che il suolo non sia toccato da alimenti freschi, come le patate, e così via. Se avrete mai la fortuna di visitare questa parte del mondo, sia professionalmente o come turisti, tenetevi a mente  questi semplici messaggi!»

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