[25/06/2010] News

“Impossibile” accordo nucleare sino-pakistano a fini pacifici, mentre sferragliano i carri armati

LIVORNO. Il portavoce del ministero degli esteri cinese, Qin Gang, ha assicurato che «La cooperazione nucleare civile tra la Cina e il Pakistan ha dei fini pacifici. Una tale cooperazione è basata sull'uguaglianza e gli interessi mutuali. La cooperazione rispetta completamente gli obblighi internazionali dei due Paesi ed è stata sottoposta alla supervisione dell'International atomic energy agency (Iaea)». La Cina nei giorni scorsi aveva ripetutamente confermato di voler costruire due nuovi reattori nucleari in Pakistan, un Paese dotato di armi nucleari e che non aderisce al Trattato di non-proliferazione nucleare (Tnp), inoltre il regime di Islamabad ha sicuramente fornito tecnologia militare ad uno "Stato canaglia": la Corea del Nord..

Il summit dei  46 Paesi aderenti al Nuclear suppliers group (Ngs), di cui la Cina fa parte in quanto produttore e fornitore di materiali e tecnologia nucleare, ha ribadito il divieto di commercio nucleare con i Paesi che non aderiscono al Tnp, ed ha quindi contestato la costruzione di nuovi reattori nucleari nel sito pakistano di Chashma. Pechino risponde che non violerà affatto i sui impegni con l'Nsg perché aveva già costruito in Pakistan due reattori prima di aderire all'organizzazione. Il solito Qin ha spiegato: «La Cina e il Pakistan hanno mantenuto in questi ultimi anni la cooperazione per l'utilizzo civile dell'energia nucleare».

A dire il vero la strada all'accordo nucleare sino-pakistano è stata aperta dagli Usa nel 2008, quando l'amministrazione di George W. Bush ha aiutato l'India a superare (facilmente) il veto dell'Ngs ai Paesi non aderenti al Tnp, si tratta dello stesso tipo di "esonero" che ora Pechino pretende per il Pakistan. Un esonero dal rispetto delle regole che vale per due Paesi nemici e armati fino ai denti di ordigni nucleari ma non per l'Iran, che pure aderisce al Tnp e che è confinante con l'altrettanto islamico e ancora più turbolento Pakistan.

Secondo il capo del Nonproliferation Policy Education Center, Henry Sokolski, «Due torti fanno un torto, ma c'era da aspettarsi che succedesse tutto questo, visto quel che abbiamo fatto nel caso della deroga per il trattato Usa-India». Infatti, dopo un primo momento di imbarazzo, i cinesi vanno avanti come treni, incuranti delle proteste dell'India che sta cercando di bloccare l'accordo nucleare.

Un alto funzionario indiano ha detto al Times of India: «Per quanto ne sappiamo, il patto pre-2004 riguardava soltanto il reattore Chashma 2 e forse alcuni reattori di ricerca. Per diversi anni, non c'è stata alcuna menzione di qualsiasi altro reattore nucleare fornito ulteriormente dai cinesi al Pakistan. E' solo ora, dopo che l'India assicurato una deroga "pulita"  per il commercio nucleare , che questo accordo del tutto nuovo è venuto a galla». Naturalmente secondo gli indiani la loro storia di non adesione al trattato Tnp non è paragonabile a quella dei pakistani.

Una fonte governativa di New Delhi ha detto ad Asian News International che «L'India è in contatto con i partner Nuclear Suppliers Group e i nostri funzionari hanno spiegato la nostra posizione sulla questione durante incontri a vario livello ed hanno espresso le proprie riserve a Pechino a livello diplomatico. I lavori nucleari del Pakistan deve attenersi alle norme Ngs e dell'Iasea».

Islamabad risponde che il suo commercio nucleare con Pechino è di natura strettamente pacifica e sotto il controllo dell'Iaea. A confermarlo è arrivato Zhai Dequan, il vice segretario generale dell'Associazione cinese per il controllo degli armamenti ed il disarmo, «Questa non è la prima volta che la Cina contribuisce a costruire reattori nucleari del Pakistan e, dal momento che sarà sorvegliata dall'Iaea, l'operazione non avrà alcun problema».

La cosa abbastanza assurda è che il governo statunitense, che in Pakistan ha truppe e droni che combattono contro la ribellione integralista e tribale alle frontiere con l'Afghanistan e che foraggia munificamente il governo e i militari di Islamabad, abbia chiesto a Pechino di fornire informazioni dettagliate sull'accordo con quello che dovrebbe essere un suo alleato di ferro economico-militare.

Invece Zhai si è potuto tranquillamente permettere di rispondere che gli americani non potevano pretendere nulla da Pechino, visto che Washington aveva già firmato un accordo del tutto simile con l'India  e che l'Ngs aveva accettato di fare uno strappo alle regole per le esportazioni di materiali e di tecnologie nucleari civili in India.

Il primo ministro indiano Manmohan Singh non crede che gli americani e i Paesi dell'Nsg riusciranno a bloccare l'accordo Cina-Pakistan e New Delhi ha deciso di muoversi  autonomamente, discretamente e dietro le quinte per realizzare con i Paesi "amici" un fronte di opposizione all'accordo nucleare. Singh è andato al G20 in Canada con nella valigia la richiesta di bloccare tutto e potrebbe incontrare il presidente cinese Hu Jintao per discutere di questo bollente e pericoloso dossier.

Intanto, per sottolineare il carattere pacifico dell'accordo e per dare un avvertimento agli americani ed agli indiani, gli eserciti cinese e pakistano terranno dal primo all'11 luglio un'esercitazione anti-terrorismo congiunta a Qingtongxia, nella regione autonoma Hui del Ningxia, nel nord-ovest della Cina. Il portavoce del ministero cinese della difesa nazionale, Geng Yansheng, ha annunciato che «Questa esercitazione battezzata "Amicizia 2010", sarà la terza del genere tra i due Paesi che invieranno ciascuno un contingente speciale, composto da più di 100 membri, per prendere parte a queste manovre. Questa esercitazione mira ad approfondire le relazioni tra i due eserciti, a promuovere gli scambi e la cooperazione pragmatica ed a rafforzare le loro capacità nel lottare congiuntamente contro il terrorismo e a salvaguardia della pace e della stabilità regionale». Chissà perché, quando si parla di pace e stabilità, sferragliano i carri armati e appare il nucleare?

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