[25/06/2010] News

Semi di sostenibilità

ROMA. Martedi 22 giugno a Milano, presso il Museo della Scienza e della Tecnica il Wwf ed Electrolux, che sono partner dal 1993 in numerosi progetti di educazione e comunicazione ambientale , hanno organizzato un interessante convegno, lanciando il progetto di un "Patto per la sostenibilità". Il Patto è costituito da tanti "Semi di Sostenibilità" (che è stato anche il titolo del convegno), ritenuti il primo importante passo per la costruzione di un percorso destinato al cambiamento culturale  che coinvolge l'educazione formale e informale , le istituzioni, il mondo della comunicazione, le imprese, la società civile ed i cittadini.

La giornata ha voluto promuovere un interessante incontro e confronto tra diversi  attori sociali che, con uno sforzo congiunto, possono avere un ruolo strategico per attivare un reale cambiamento culturale verso la sostenibilità.

I partecipanti all'incontro hanno sottoscritto un "Patto" per il cambiamento culturale, verso la sostenibilità, riprendendo l'ottimo approfondimento svolto sul tema centrale per il futuro di noi tutti,  di come trasformare le culture, e portarle dal consumismo alla sostenibilità", contenuto nel rapporto "State of the World 2010" del prestigioso Worldwatch Institute (la cui edizione italiana pubblicata da edizioni Ambiente è da me curata da 23 anni) e del quale abbiamo parlato in diverse occasioni in questa rubrica.  Il documento sottoscritto verrà ora reso noto sul web per essere sottoscritto da chiunque voglia condividere buone pratiche e attività mirate alla trasformazione culturale verso la sostenibilità per far sì che possano diventare metodi e strategie consolidate in un momento in cui, accanto alle sempre più approfondite analisi che ci documentano la drammatica situazione in cui stiamo conducendo i sistemi naturali del nostro meraviglioso Pianeta, si evidenziano anche atteggiamenti e comportamenti sempre più sensibili e responsabili da parte di molti cittadini e comunità in tante parti del mondo.

Purtroppo nella grave crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando sembriamo dimenticarci del nostro ancor più drammatico deficit ecologico che si sta accumulando ogni giorno di più. Mai come adesso sarebbe quindi necessario cogliere l'occasione di voltare decisamente pagina, verso una società più sostenibile. La proposta che è stata lanciata nel Convegno ovviamente non ha la pretesa di risolvere il problema ma costituisce un punto di partenza, già condiviso con molti attori sociali, che potrà contaminare il resto della società

La rivoluzione culturale verso un mondo più sostenibile è infatti già iniziata e la scintilla ad innescare il cambiamento è soprattutto venuta dal basso. Sono le persone comuni che per prime hanno colto la necessità di un cambiamento per raggiungere un equilibrio tra le esigenze dell'uomo e quelle della natura. Esempi di eccellenza che hanno solo bisogno di essere conosciuti per innescare un contagio virale.

Il convegno, ha tra l'altro previsto una tavola rotonda con i soggetti che, anche come ricordato dallo "State of the World 2010", per mandato o ruolo sono particolarmente importanti per creare e diffondere i "semi di sostenibilità": le amministrazione ed i governi, il mondo dell'istruzione, le aziende e il mondo economico produttivo , la comunicazione ed i mass media, le associazioni e la società civile organizzata, le culture delle tradizioni e delle religioni. I relatori si sono confrontati sulle strategie per un futuro sostenibile ed, in particolare, sull'importanza di investire in capitale umano.

L'educazione ha, infatti, la potenzialità di svolgere un ruolo chiave nel promuovere e proteggere diritti umani, sviluppo sociale, sviluppo economico e protezione dell'ambiente, elementi importanti per innescare la sostenibilità dello sviluppo. L'obiettivo è proprio quello di far conoscere quanto di buono si sta già facendo per un contagio virale delle buone pratiche sostenibili. L'educazione è quindi la condizione necessaria, anche se non sufficiente, per permettere alle persone di essere capaci di trovare proprie e originali soluzioni ai problemi, portando ad un maggior controllo ed equilibrio democratico, ad un aumento degli standard materiali di vita e della sicurezza alimenta rema diminuendo significativamente l'impatto e la nostra "impronta" sulla natura.

Promuovere attivamente e concretamente un cambiamento culturale verso la sostenibilità non è affatto facile. Le norme, i simboli, i valori e le tradizioni culturali con cui un individuo cresce diventano poco a poco "naturali" per lui. Perciò, come ricorda Erik Assadourian, il coordinatore del rapporto del Worldwatch Institute di quest'anno (che ha anche avviato un interessante blog sul tema Trasforming Cultures  sul sito del Worldwatch Institute  www.worldwatch.org ), chiedere a chi vive in culture consumistiche  di limitare i consumi è come chieder loro di smettere di respirare: possono farlo per un po', ma poi, ansimando, inspireranno nuovamente. Viaggiare in auto o in aereo, vivere in grandi case, usare l'aria condizionata... non sono scelte in declino, ma sono parti integranti della vita, almeno secondo le norme culturali presenti in un numero crescente di culture del consumo a livello globale. Pur sembrando naturali a chi appartiene a quelle realtà culturali, questi modelli non sono né sostenibili né manifestazioni innate della natura umana. Si sono però sviluppati nel corso di molti secoli e oggi si promuovono e vengono culturalmente diffusi a milioni di persone nei paesi in via di sviluppo.

Per evitare il collasso della civiltà umana, come purtroppo ci viene sempre più documentato dai più grandi esperti internazionali che si occupano del Global Environmental Change (vi ricordo sempre di frequentare regolarmente lo splendido sito dell'Earth System Science Partnership www.esssp.org di cui ho parlato numerose volte nelle pagine di questa rubrica), è assolutamente indispensabile una profonda trasformazione dei modelli culturali dominanti. Tale trasformazione deve progressivamente rifiutare il consumismo - l'orientamento culturale che porta l'individuo a trovare significato, appagamento e accettazione attraverso ciò che consuma - in quanto tabù, sostituendolo con un nuovo contesto culturale incentrato sulla sostenibilità. Da questa straordinaria e necessaria trasformazione emergerebbe così una rivalutazione della comprensione del "naturale", il che comporterebbe, ricorda ancora Assadourian , scelte individuali e sociali con danni ambientali minimi o, ancor meglio, che rimetterebbero in sesto i sistemi ecologici oggi deteriorati della Terra. Un tale mutamento - qualcosa di più fondamentale rispetto all'adozione di nuove tecnologie o di nuove politiche governative, spesso considerate come forze chiave di un cambiamento verso società sostenibili - a livello globale, rimodellerebbe il modo di concepire e di agire dell'uomo alla radice.

Certamente, trasformare le culture non è impresa facile. Saranno necessari decenni d'impegno in cui i "pionieri culturali" - coloro i quali riescono ad avere una visione distaccata e critica della loro realtà culturale - devono lavorare instancabilmente per reindirizzare le istituzioni chiave della formazione culturale: istruzione, economia, governo, comunicazione e media e anche i movimenti sociali e le tradizioni umane consolidate. Affinché l'umanità sopravviva e prosperi nei prossimi secoli e millenni, sarà necessario alimentare tali motori del cambiamento culturale, per provare che siamo davvero "degni di essere salvati".

Nel 2009, con l'accentuarsi della recessione economica globale, i paesi ricchi non sono stati in grado di vedere la grave situazione finanziaria come un'occasione per passare a un'economia sostenibile "a crescita zero" - essenziale se dovranno tenere a freno le emissioni di carbonio, uno degli obiettivi del programma globale - caricando invece le economie nazionali di 2,8 mila miliardi di dollari in pacchetti di incentivi governativi, di cui solo una piccola percentuale è a favore di iniziative che si potrebbero definire "verdi".

L'educazione può fare moltissimo in questo senso; probabilmente la maggior critica alle scuole è che esse rappresentano una grande occasione mancata per combattere il consumismo e per educare gli studenti ai suoi effetti sugli individui e l'ambiente. Poche scuole insegnano una competenza mediatica per aiutare gli studenti a interpretare criticamente il marketing; poche insegnano o offrono un modello di alimentazione salutare, consentendo anche accesso a prodotti di consumo insostenibili o insalubri e poche insegnano una comprensione di base delle scienze ecologiche, in particolar modo che la specie umana non è unica, ma che dipende per la sua sopravvivenza, come ogni altra specie, da un sistema Terra che funziona. La mancanza d'integrazione di questa conoscenza basilare nei programmi scolastici, congiuntamente a una costante esposizione a beni di consumo e pubblicità e al tempo libero incentrato in gran parte sulla televisione, contribuisce a rafforzare l'idea irrealistica che gli uomini siano separati dalla Terra e l'illusione che incrementi perpetui dei consumi siano ecologicamente possibili e addirittura preziosi.

Ecco perché l'iniziativa dei "Semi di Sostenibilità" può avere un valore importante e significativo.

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