[24/06/2010] News

Noaa: la primavera 2010 č stata la pių calda mai registrata

FIRENZE. Il mese di maggio più caldo, la primavera (nell'emisfero boreale) più calda, il periodo gennaio-maggio più caldo mai registrati: tutti dati riferiti all'inizio delle misurazioni attendibili, e cioè al 1880 secondo la National oceanic and atmospheric administration (Noaa), che nei giorni scorsi ha pubblicato il suo report mensile e stagionale sull'andamento delle temperature globali.

Anche se sull'Italia e sull'Europa occidentale, così come (vedi parte superiore dell'immagine) in parti degli Usa occidentali, del Sudamerica, del mare Antartico e della steppa asiatica si sono registrate nel maggio 2010 temperature inferiori alle medie o comunque non molto difformi da esse, in tutto il resto del mondo - senza eccezioni - i rilevamenti termici hanno fornito dati nettamente al di sopra della media, fino al caso-limite rappresentato da Siberia, Russia europea e Groenlandia occidentale, dove le anomalie hanno largamente superato i 5 gradi: il risultato è il terzo mese consecutivo (dopo marzo e aprile) in cui le temperature globali hanno superato il relativo primato storico su scala mensile, con la conseguente valutazione sulla stagione primaverile più calda mai registrata.

Al di là della recrudescenza "autunnale" dei giorni passati (che verrà compresa nei dati di giugno), comunque è da ribadire come ancora fino al mese di maggio scorso la situazione termica sul piccolo settore di mondo rappresentato dalla penisola italiana sia stata piuttosto diversa: secondo i dati Isac-Cnr (vedi link in fondo alla pagina), infatti, sul Belpaese si è avuto il 65° maggio più caldo su una scala di 210 anni e una primavera che, con un'anomalia di +0,72° C rispetto alla media, è stata giudicata come la 29° più calda di fronte ad un record di anomalia che fu (primavera 2007) di 2,37°. Dati che, pure in un contesto di significativa anomalia termica positiva, evidenziano come negli ultimi mesi la morsa del "caldo anomalo" si sia un po' allentata, sull'Italia e l'Europa centrale, riportando le temperature su valori più prossimi alle medie climatologiche, dopo anni di costante calore oltre la media in tutte le stagioni.

Il problema è che quasi tutto il resto del mondo, escluse le aree citate per il mese di maggio (e zone ancora più ristrette - Mongolia, Corea, parti dell'oceano Pacifico e dell'oceano Antartico, vedi parte inferiore dell'immagine - per quanto riguarda l'intera primavera) sta invece uniformandosi a quelle proiezioni di inizio anno che, pubblicate dal Met-Office inglese, indicavano il 2010 come probabile anno più caldo dall'inizio delle misurazioni, basandosi su valutazioni che comprendevano lo status termico dei bacini oceanici e la presenza di una pur moderata fase di Niño nelle acque del Pacifico, poi attenuatasi.

Va comunque ribadito che sia le valutazioni mensili, sia quelle annuali, rivestono valore solo in termini di "aggiornamento" di un trend termico che (sia di per sé sia per le conseguenze associate in termini di estremizzazione dei fenomeni meteorologici) va valutato solo su scala perlomeno pluriennale: e in questo senso è la Noaa stessa a ricordare che «tutti i 10 anni più caldi dal 1880 si sono verificati negli ultimi 15 anni».

Più in dettaglio, comunque, la temperatura globale di maggio è stata di 0,69° C superiore alla media 1971-2000: il dato disaggregato indica che per le terre emerse (anomalia +1,04° C) si tratta del record storico su scala mensile, mentre per i mari (anomalia 0,55°) è stato il secondo maggio più caldo mai registrato. Riguardo alla primavera boreale (e quindi all'autunno australe) è stata registrata un'anomalia-record di 0,73° C: e anche in questo caso si è avuto il valore massimo mai registrato per le terre emerse (anomalia +1,22°) e il secondo valore più alto per i mari, con un'anomalia stagionale di +0,55° C.

Riguardo all'estensione delle banchise marine glaciali, prosegue la nota discrepanza tra il trend al ribasso dell'Artico (che a maggio 2010 conta un'estensione di 13,1 milioni di kmq, la nona più ridotta dal 1979) e quello in crescita del ghiaccio marino antartico, che a maggio ha raggiunto il valore corrispondente alla quarta estensione massima registrata dal 1979.

Una situazione che potrebbe apparire non drammatica, quindi, (almeno) per quanto riguarda lo status dei ghiacci marini. C'è però un dato che desta seria preoccupazione, riguardante non la copertura glaciale dal punto di vista statico ma le analisi "dinamiche" riguardo ad essa: secondo i dati del National snow & ice data center (Ncdc), il tasso di scioglimento dei ghiacci marini del maggio 2010 è stato infatti del 50% superiore allo scioglimento medio nel mese di maggio. E a questo dato relativo alla sola banchisa artica va aggiunto un generale, accelerato scioglimento delle nevi cadute nel (relativamente) fresco inverno passato nell'emisfero boreale: in conseguenza di ciò, la Noaa attesta che la copertura nevosa boreale del maggio 2010 è stata la più bassa mai registrata dall'inizio dei record ufficiali (1967), con un'anomalia di 4,3 milioni di kmq. Su scala stagionale, invece, la copertura nell'emisfero boreale è la quarta più bassa mai registrata, mentre per il solo continente nordamericano (compresa la Groenlandia) la copertura nevosa della primavera appena terminata è stata la più bassa mai registrata.

Dati che si qualificano come significativi di per sé, ma che spiccano in termini di anomalia climatica se pensiamo che la copertura nevosa a fine inverno passato era stata la seconda più alta mai registrata per l'emisfero boreale dopo il 1978, e la più ampia mai registrata per il solo territorio americano.

Dalle grandi nevicate (anche se in un contesto di perdurante anomalia termica positiva, visto che l'inverno delle nevicate-record è stato anche il 5° più caldo mai registrato su scala globale) al grande disgelo, quindi, o meglio da un estremo all'altro in un contesto climatico che - come da previsioni - alla crescita termica sempre più inarrestabile sta facendo conseguire una analoga estremizzazione del clima.

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