[21/06/2010] News

Finanziaria: un emendamento riesuma il condono del 2003, governo costretto al dietrofront dopo 3 ore

LIVORNO. Il superministro delle Finanze Giulio Tremonti lo aveva assicurato in diretta televisiva al segretario del Pd Bersani: vedrete che non ci sarà nessun condono edilizio. Non era la prima volta che Tremonti faceva un'assicurazione simile e rischia di non essere l'ultima: il trucchetto stavolta è venuto in mente a tre senatori del Pdl (Paolo Tancredi, Cosimo Latronico e Gilberto Pichetto Fratin), in commissione Bilancio al Senato e prevedeva semplicemente di riesumare addirittura il condono edilizio del 2003 per consentire quel che allora fu proibito (sapendo che tanto quasi o nulla nel frattempo è stato demolito ed altro è stato illecitamente costruito): infilarci dentro anche gli abusi nelle aree protette, e che quindi «si applichi anche agli abusi edilizi realizzati entro il 31 marzo 2010, in aree sottoposte alla disciplina di cui al codice dei beni culturali e del paesaggio», naturalmente gli abusivi totali ai quali si va così premurosamente in soccorso potranno aderire anche se «l'amministrazione abbia adottato il provvedimento di diniego». Tanto, come si è praticamente sicuri, nessuno in 6 anni ha tirato praticamente giù nulla, come prevederebbero le strane leggi ad elastico di questo strano Paese in cui viviamo.

Una cosa talmente folle che perfino un governo come il nostro ha dovuto ammettere: «l'emendamento sul condono edilizio sarà formalmente ritirato domani». Lo ha detto lo stesso senatore del Pdl, Paolo Tancredi che aveva firmato per primo la proposta.

 
Dopo le molte polemiche (vedi link a fondo pagina), il senatore ha spiegato: «È un emendamento che è stato presentato insieme ad altri cento e che non avevo valutato - ha detto Tancredi - Oggi ci siamo subito accorti che c'è stato un errore, almeno sulla parte che riguarda le aree protette. Poi sul condono edilizio si può fare un dibattito, perché porta risorse finanziarie e insieme abbiamo proposto anche l'abbattimento di palazzi abusivi al Sud». Tancredi ha quindi annunciato l'intenzione di ritirarlo, «ma formalmente bisogna attendere domani».

Nell'emendemanto c'era tutto il tempo necessario per dichiarare (e per fare) gli abusi in aree protette e a vincolo paesaggistico: fino al 31 marzo 2010. Intanto però per non dar troppa pressione sui poveri abusivisti oppressi dalle norme urbanistiche dei Comuni, il trio dei senatori del Pdl prevede che «a tal fine sono sospesi tutti i procedimenti sanzionatori, di natura penale e amministrativa, già avviati, anche in esecuzione di sentenze passate in giudicato, fino alla definizione delle predette istanze».

Come ciliegina sulla torta del condono riesumato, un altro emendamento prevede che gli edifici abusivi possano essere acquisiti al patrimonio comunale nel caso «Non contrastino con rilevanti interessi urbanistici e ambientali» e che possano essere «messi all''asta e venduti al migliore offerente». Un'attenzione verso l'edilizia abusiva certamente degna di miglior causa: praticamente, vista la discrezionalità che viene lasciata, siamo all'impossibilità di demolire un abuso edilizio che probabilmente andrà per quattro lire a chi lo ha illegalmente costruito.

Nei giorni scorsi il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, aveva denunciato un altro condono preventivo nascosto nel Ddl imprese: «Un conto è semplificare la nascita di nuove imprese, eliminando la bulimia giuridica che si è impossessata del Paese, altro è passare al regime del controllo ex-post, secondo cui i comuni non potranno controllare l'edificabilità di un fabbricato ad uso impresa, se non a posteriori. Questa decisione priva di senso e strutturata in questo modo rappresenta, infatti, solo un chiaro invito all'abusivismo edilizio, dal momento che una volta edificato nessuno chiederà la demolizione di uno stabile industriale».

«Ci troviamo di fronte all'ennesima operazione ideologica che danneggia il Paese, questa volta infarcita anche di dubbi riferimenti filosofici e storici che ricordano tanto quelli dei liceali che hanno mal digerito la lezione. Addirittura si scomodano S. Agostino ed Hobbes e si paventa l'avvento di un nuovo Medioevo! Non è certo questa la semplificazione legislativa di cui ha bisogno il Paese per uscire dalla crisi e recuperare competitività. Servono, infatti, regole certe e non condoni mascherati, serve un reale spostamento del carico fiscale dal lavoro e imprese al consumo di risorse ambientali, serve che il Parlamento approvi una legge di riforma urbanistica che l'Italia aspetta dal 1942, ma sicuramente non servono slogan che proprio la crisi economica e finanziaria di questi anni ha smascherato nella loro drammatica fragilità».

 

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