[21/06/2010] News

Greenpeace all'Iwc e al governo: «Le balene non sono in vendita»

ROMA. Greenpeace ha accolto l'apertura ad Agadir, in Marocco, della 62esima riunione della Commissione baleniera internazionale (Iwc) coi manifestazioni e blitz in diverse parti del mondo, una anche a Roma, dove sulla scalinata di piazza di Spagna è apparsa una balena gigante con il messaggio "Le balene non sono in vendita". Greenpeace si riferisce al tentativo dei paesi balenieri di acquisire, con promesse di soldi e corruzione nei Paesi in via di sviluppo, la maggioranza all'interno dell'Iwc.

«Nei prossimi cinque giorni - spiega l'associazione - ad Agadir i governi di tutto il mondo dovranno decidere del futuro delle balene: sul tavolo c'è una proposta che rischia di compromettere la moratoria alla caccia baleniera in vigore da ben ventiquattro anni. Rischiamo di veder legittimata la caccia di Giappone, Norvegia e Islanda. La credibilità dell'Iwc è in crisi nera! Una recente inchiesta del Sunday Times ha rivelato ciò che noi sospettiamo da tempo: il voto di Paesi più poveri è spesso pilotato dal versamento di somme di denaro concesse da Paesi, come il Giappone, che vogliono la riapertura della caccia commerciale alle balene».

Greenpeace denuncia anche i metodi repressivi del Giappone dove l'8 giugno la corte del Distretto di Aomori ha chiesto per due attivisti dell'associazione, Junichi e Toru,  un anno e 6 mesi di carcere. «In quarant'anni di storia di Greenpeace è il periodo di carcere più lungo mai richiesto per un nostro attivista - sottolineano  a Greenpeace International - Gli attivisti sono stati accusati di furto dopo aver intercettato scatole con carne di balena proveniente dal programma di caccia baleniera e destinate al mercato nero.  Junichi e Toru avevano utilizzato questa carne per denunciare la corruzione del sistema e chiedere un'indagine ufficiale. È assurdo che ora rischiano di finire in galera. Secondo diversi esperti di diritti umani, questo caso è stato mosso esclusivamente da ragioni politiche e rappresenta un altro esempio di come sempre più spesso a livello globale le autorità utilizzino la legge per zittire dissensi imbarazzanti».

Ma di fronte alla segretezza del programma "scientifico" giapponese ed alla compravendita di voti all'Iwc, Greenpeace si chiede soprattutto: «Cosa sono disposti a fare i paesi che dicono di voler proteggere le balene? L'Italia è fortemente contraria alla caccia baleniera. Ne siamo molto fieri. Ma questo non basta per salvarle. È fondamentale che i Paesi contrari alla caccia alle balene, come il nostro, denuncino questo scandalo e intraprendano una forte azione diplomatica per garantire che l'Accordo siglato dall'Iwc protegga gli interessi delle balene e non della caccia baleniera».

Gli ambientalisti però aspettano ancora una risposta alla lettera inviata al ministro delle politiche agricole Giancarlo Galan, che è anche responsabile in Italia per l'Iwc, e a quello dell'ambiente, Stefania Prestigiacomo, sulla compravendita di voti all'Iwc di Agadir. Il 14 giugno il direttore esecutivo di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio, scriveva: «A pochi giorni dell'inizio della riunione della Commissione baleniera internazionale ad Agadir (Marocco, 15-25 giugno 2010), è stato finalmente svelato il traffico di voti che decide della sorte delle balene. Un'inchiesta del Sunday Times (http://www.timesonline.co.uk/tol/news/uk/article7149086.ece) ha svelato che almeno sette Paesi (Guinea, Kiribati, Tuvalu, Marshall Islands, St Kitts and Nevis, Grenada, Tanzania) votano in base al versamento di somme di denaro da parte di Paesi che ne decidono la posizione sul tema. E proprio ad Agadir si potrebbe

decidere della riapertura della caccia commerciale alle balene. Greenpeace apprezza la posizione dell'Italia, fortemente contraria alla caccia commerciale alle balene, ma ovviamente questo non basta. Davanti al rischio concreto che i Paesi balenieri possano ottenere una legittimazione delle loro attività, tutti i governi contrari alla caccia commerciale devono attivare con urgenza un'azione diplomatica decisa per fermare la compravendita dei voti che rischia di condannare le balene. Chiediamo inoltre che l'Italia dichiari pubblicamente, e con anticipo, la posizione che assumerà alla prossima riunione Iwc, contro ogni ipotesi di

riapertura della caccia commerciale, specificando i punti fondamentali che dovranno essere inclusi nell'accordo finale. Un accordo che secondo Greenpeace dovrebbe: - porre fine alla caccia baleniera nel Santuario dell'Oceano meridionale; fermare il commercio di carne e di ogni altro prodotto derivato da balene;

- impedire a qualsiasi nazione di cacciare unilateralmente le balene; proibire la caccia di specie o popolazioni di balene in pericolo o vulnerabili; - confermare che ogni decisione dell'IWC deve avere una base scientifica solida; prevenire ogni tipo di obbiezione che metta a repentaglio l'accordo preso».

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