[18/06/2010] News toscana

Il ministro Prestigiacomo sul caso-Elba: «Nessuna perforazione in aree tutelate»

LIVORNO. «Non permetteremo nessuna perforazione in aree tutelate o di particolare pregio naturalistico». Lo ha dichiarato il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo mentre le richieste di trivellazione crescono: a livello nazionale sono 71 i permessi rilasciati a terra e 24 quelli a mare.

Un'inversione di marcia nel cammino verso le rinnovabili e forse, nonostante il disastro americano del Golfo del messico, il ritorno a un vecchio che avanza. Mentre i giacimenti petroliferi sembrano destinati ad esaurirsi nel giro di poche decine di anni, c'è una società che vorrebbe trivellare un vasto tratto di mare a sud dell'Elba, un'area di 643 chilometri quadrati dove da un primo sondaggio, sarebbe stata rilevata la presenza di gas e dell'oro nero, lo stesso che oggi invade e distrugge le coste della Florida.

Nel Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e della Geotermia del Ministero dello Sviluppo Economico del 31 gennaio 2007, si legge che per il Mar Tirreno ci sono due istanze per permessi di ricerca in mare avanzate dalla Puma Petroleum: una presentata nel gennaio 1999 per 683,13 Km2, l'altra dell'aprile 1999 su 643,12 Km2.

Sono un paio dei progetti italiani offshore di proprietà della Puma Petroleum S.r.l., una compagnia acquisita dalla Key Petroleum l.t.d, una multinazionale petrolifera australiana con sede a West Perth, Western Australia. «L'obiettivo primario riguarda gas e possibilmente petrolio all'interno dei carbonati mesozoici» scrive nel suo sito la Key Petroleum.

La richiesta per l'esplorazione sottomarina, è stata presentata al ministero dello Sviluppo economico dalla Key Petroleum, multinazionale petrolifera che di recente ha acquisito la società Puma Petroleum, titolare delle istanze. Nel suo sito, la Key, spiega che dopo un primo intervento, i tecnici sono «impegnati nella preparazione di rilevamenti geofisici dettagliati».

E quindi a un nuovo e più invasivo intervento nel mare compreso nel Santuario dei Cetacei. Il progetto off-shore (presentato nel 2007 e che prevede interventi anche a Lampedusa e in Sardegna) è a buon punto. Lo scorso 17 marzo, un decreto dirigenziale, ha infatti dato l'ok all'"esplorazione sismica". Una ricerca ritenuta "soft" e senza buchi per i quali, invece, serve la valutazione di impatto ambientale. Un tassello decisivo per il rilascio della concessione che ancora non c'è. Ma la Key, ha già investito ingenti capitali nell'operazione e non sembra intenzionata a fermarsi.

Per Umberto Mazzantini, responsabile Isole Minori di Legambiente, «è abbastanza incredibile che una multinazionale che si sta facendo largo a gomitate ed accordi nei Paesi in via di sviluppo, abbia preso di mira il mare protetto dell'Arcipelago Toscano, quello di Lampedusa e della Sardegna, aree che vivono di turismo e non hanno bisogno che la loro economia venga messa a rischio da colonizzatori petroliferi, come sta succedendo agli albergatori, agli operatori turistici ed ai pescatori con la tragedia della marea nera del Golfo del Messico».

Solo due settimane fa dal Comune di Marina di Campo, era arrivata la proposta avanzata al ministero dell'Ambiente e votata all'unanimità dal consiglio comunale, di vietare il transito delle petroliere dall'area del Santuario dei cetacei. Ora, c'è addirittura l'ipotesi di pozzi petroliferi. Yuri Tiberto, consigliere comunale del Comune elbano, è preoccupato. «Mi sembra una di quelle proposte folli come la centrale nucleare a Pianosa. Ci opporremo», ha spiegato Tiberto.

Per il presidente del Parco dell'Arcipelago Mario Tozzi, che di formazione è un geologo, «non c'era momento peggiore, visto quello che sta succedendo nel Golfo del Messico, di mettersi a cercare il petrolio. Sinceramente non capisco neanche cosa cercano perché nel Tirreno non ci sono giacimenti tali da giustificare cospicui investimenti. E comunque, mentre Obama vieta le trivellazioni, non pensino di mettere a rischio le nostre zone protetta».

Duro anche il giudizio dell'assessore regionale all'ambiente Anna Rita Bramerini che critica la normativa per il rilascio delle autorizzazioni. «Sulle aree a mare non abbiamo competenze ma manifestiamo comunque la nostra decisa contrarietà al progetto di ricerca di combustibili fossili» ha dichiarato Bramerini. (cp)

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