[18/06/2010] News

La Cina stacca due assegni da 50 milioni di dollari e si compra il ferro del Madagascar

LIVORNO. I cinesi non sembrano curarsi molto delle sanzioni economiche contro il governo golpista del Madagascar (attenuate dopo i recenti abboccamenti con l'opposizione), anzi sembra voler far presto prima che sulla grande isola africana tornino gli ex padroni francesi e i sudafricani che la hanno nel mirino della loro espansione da nuova potenza regionale.

Ieri l'Haute Autorité de la Transiton (Hat) del Madagascar ha annunciato che il gigante siderurgico cinese Wuhan Iron and steel corporation (Wisco) nei giorni scorsi ha staccato il secondo assegno da 50 milioni di dollari per il ministero delle finanze e del bilancio come prima tranche del pagamento per lo sfruttamento dei giacimenti di ferro di Soalala, un comune rurale sulla costa occidentale del Madagascar.

Secondo un accordo firmato tra il governo di transizione militare-civile malgascio e la Wisco, l'azienda cinese deve versare in tutto 100 milioni di dollari al tesoro di Antananarivo.

Ma, a quel che scrive la ben infornata agenzia ufficiale cinese Xinhua, la prima parte del malloppo, non è stata ancora riscossa dall'Hat: doveva essere versata attraverso la Hong Kong & Shanghai Banking Corporation, ma alla fine si è rifiutata di farlo perché non si fida dei malgasci o della Wisco. Comunque il ministro delle finanze di Antananarivo, Hery Rajaonarimampianina, ha cercato di fare buon viso a cattivo gioco: Come ogni chèque, bisogna aspettare da 4 a 8 settimane, per le verifiche necessarie del beneficiario».

La Wisco ha fatto un ottimo affare: con 100 milioni di dollari si è accaparrata la gara bandita nel 2008 dall'ufficio del catasto minerario del ministero delle miniere e degli idrocarburi per lo sfruttamento di una miniera di ferro che varrebbe almeno 8 miliardi di dollari. E' anche vero che dovrà investire 2 miliardi di dollari per il suo sfruttamento che dovrebbe iniziare nel 2012, poi dovrà anche trattare con lo Stato malgascio sulle sue quote di capitale e sulle percentuali che riceverà rispetto alla produzione.

I cinesi assicurano che «10 mila malgasci beneficeranno della creazione di posti di lavoro apportata dal progetto e lo Stato riceverà circa 228 milioni di dollari di royalitis e 600 milioni di dollari all'anno a titolo di imposte sui benefici».

I cinesi della Wisco sono generosissimi: hanno l'intenzione di trasformare il ferro sul posto (quindi con un impianto siderurgico e tutto quel che comporta) «Per dare valore aggiunto al Madagascar». La Wisco prevede che la produzione di ferro concentrato possa iniziare nel 2014 e progetta di esportare billette di acciaio entro il 2019 e in seguito l'acciaio greggio.

La verità è che la manodopera malgascia costa meno di quella cinese e che ormai la globalizzazione ha già rapidamente esaurito anche la sua tappa in Cina, dove il mercato interno conta sempre di più. Quindi i cinesi globalizzati e globalizzanti spostano i loro colossi del turbo capitalismo-comunista direttamente verso i Paesi più poveri e disperati alla ricerca di risorse e braccia a bassissimo costo, diritti inesistenti e senza tanti vincoli ambientali, pronti a svendere tutto pur di avere qualcosa.

Una volta si chiamava colonialismo imperialista, tempi lontani, quando a Pechino si inneggiava alla solidarietà e all'unità del proletariato internazionale.

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