[11/08/2009] News

Il destino demografico dell’Italia

ROMA Non c'è da aspettare molto. Gli italiani ritorneranno a fare figli e il previsto declino demografico del paese, magari con un piccolo aiuto da parte degli immigrati, non ci sarà. La previsione è contenuta in un articolo firmato da un gruppo di esperti sul numero della rivista scientifica Nature pubblicato lo scorso giovedì, 6 agosto. I ricercatori associano due parametri che sappiamo da tempo non essere indipendenti: l'Indice di sviluppo umano (HDI), che misura lo sviluppo civile oltre che economico di un paese, e il rapporto totale di fertilità (TFR), che indica il numero medio di figli per donna.

Sappiamo, in particolare, che con un numero medio di figli per donna pari a 2,1 la popolazione è in una condizione di stato stazionario: non aumenta e non diminuisce. Se il TFR è superiore a 2,1 la popolazione aumenta. Se, al contrario, il TFR è inferiore a 2,1 la popolazione tende a diminuire. Nel 2005 il TFR in Italia era di 1,3. Ben al di sotto del TFR di stato stazionario. E così le prospettive per l'Italia - alla testa di una serie di altri paesi sia di antica industrializzazione sia a economia emergente (come la Cina) - sono di un rapido declino demografico. Tanto più che nel nostro paese, sostengono i ricercatori, sono in atto politiche attive di contrasto all'immigrazione i cui effetti sono anche demografici: impediscono che il vuoto lasciato dalla scarsa natalità locale venga riempito dall'afflusso di popolazioni migranti.

La prospettiva della decrescita demografica è stata spesso salutata con gioia da alcuni ambientalisti, perché una popolazione più piccola significa un minore impatto sull'ambiente (a parità di altri fattori). Tuttavia una rapida decrescita crea non pochi problemi, economici e sociali, difficili da gestire, del tipo: chi si occupa degli anziani? Che paga le loro pensioni?

Nessun problema, sostengono i ricercatori su Nature, il rapido declino demografico non è inevitabile. Anzi, presto gli italiani - come gli spagnoli e i tedeschi - torneranno a fare figli e tutto (o quasi) sarà risolto. Il motivo di tanto ottimismo sta nella correlazione tra l'Indice di sviluppo umano e la fertilità totale. Quando l'HDI - che può assumere tutti i valori compresi tra 0 e 1 - aumenta, il TFR diminuisce. Un maggiore sviluppo civile induce una popolazione a fare meno figli. Tuttavia, quando l'HDI supera il valore di 0,86 - ovvero quando l'Indice di sviluppo umano diventa molto alto - allora la cura dei figli torna a essere un valore sociale e il TFR torna ad aumentare e a collocarsi intorno al valore di stato stazionario di 2,1 figli per donna. È quanto sta accadendo, per esempio, in alcuni paesi del Nord Europa. L'Italia ha un HDI già superiore alla soglia critica e quindi c'è da attendersi che presto anche il TFR si adeguerà.

I ricercatori sanno che la correlazione tra HDI e TFR non è così deterministica. Non funzione, per esempio, in Giappone. Ma, sostengono, la regola non si applica nelle culture orientali, ove la formazione dei valori sociali segue strade diverse rispetto ai paesi europei e nord-americani. Il guaio è che non funziona sempre neppure in quest'area geografica. In Canada, per esempio, l'HDI continua ad aumentare ben oltre il valore di 0,86 mentre il TFR non dà cenni di inversione di rotta.

C'è una spiegazione per questa anomalia. L'HDI non ci dice tutto sullo sviluppo civile. Ciò che conta in termini demografici è il GDI, l'indice di sviluppo di genere. Insomma, il ruolo che la donna ha nella società. In Canada lo sviluppo generale della società è disaccoppiato dallo sviluppo di genere. Ecco spiegato il mistero canadese.

Ma se la regola ammette così tante eccezioni, forse l'ottimismo demografico per l'Italia non è solidamente fondato. In fondo anche in Italia l'Indice di sviluppo umano è disaccoppiato rispetto a tanti altri fattori che influenzano le dinamiche demografiche. Per esempio a una aumento dell'HDI si accompagna un crescente contrasto dei flussi migratori in entrata: una politica che non ha analoghi nel Nord Europa. La domanda, allora, è: può una società sempre più chiusa su se stessa recuperare il valore delle cure parentali? L'impressione è che il destino demografico del nostro paese sia ancora molto aperto.

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