[14/06/2010] News

I fiumi tossici della Russia

LIVORNO. Secondo i primi risultati di un'indagine realizzata attraverso prelievi effettuati dal "Beluga II" una nave di Greenpeace, le acque della Russia «Vengono avvelenate con sostanze pericolose che talvolta superano di centinaia di volte i limiti di sicurezza fissati dalle autorità». Il dossier è frutto della spedizione "Volga-Baltico" durata 4 settimane, che ha analizzato le acque dei fiumi Neva, Slavjanka, Izhora, Svir, Šeksna, Yagorba e dei grandi laghi Ladoga e Onega, il bacino artificiale di di Rybinsk e il Volga, un tour con il quale Greenpeace puntava a sensibilizzare l'opinione pubblica russa sull'impatto devastante dell'inquinamento di origine industriale sui fiumi del più esteso Paese del mondo. La nave ambientalista ha fatto prelievi di campioni d'acqua nelle vicinanze degli scarichi dei reflui industriali da Mosca a San Pietroburgo ed ha trovato livelli spesso altissimi di sostanze chimiche tossiche.

Greenpeace Russia sottolinea che a San Pietroburgo l'intervento dell'associazione ambientalista era stato chiesto direttamente dai cittadini preoccupati per la qualità delle loro acque e che «Le analisi degli scarichi di rifiuti tossici nel fiume Izhora (un affluente del fiume Neva di San Pietroburgo) hanno evidenziato una varietà di sostanze chimiche in concentrazioni molto elevate. L'acqua contiene sostanze come metalli pesanti, Pcb, flatati e fenoli, in concentrazioni superiori da decine a centinaia di volte il massimo consentito».

Dmitry Artamonof, di Greenpeace Russia, spiega che «Mercurio e prodotti petroliferi vengono scaricati liberamente nelle acque locali, che sono maledettamente piene di rame e di altri metalli pesanti ed altri inquinanti tossici».

I prelievi sono stati effettuati da due scarichi in acqua dei reflui a San Pietroburgo, uno dei quali addirittura nel centro della seconda città della Russia, e in uno dei due gli scarichi avevano una concentrazione di prodotti petroliferi superiore a 300 volte la norma fissata dalla legge russa. Il contenuto di rame nello stesso scarico è risultato 94 volte superiore alle norme esistenti. Il tutto va a finire nel grande fiume Neva, che a sua volta sfocia con una breve corsa nel Golfo di Finlandia.

Nella capitale  Mosca, i livelli di tossicità del fiume Moscova a monte e valle della città sono molto diversi, segno che la metropoli russa è un'importante e incontrollata fonte di inquinamento. Secondo Greenpeace International però il problema non riguarda solo le città o la parte europea del Paese: «L'inquinamento delle acque è un motivo di preoccupazione In tutta la Russia. Dall'altra parte del Paese, il lago Baikal, un patrimonio dell'umanità, è minacciato da una cartiera che è stata autorizzata a scaricare di rifiuti tossici nella più grande riserva di acqua dolce del mondo».

Per questo il 29 maggio, in occasione della riunione dei ministri della Commissione per la protezione dell'ambiente del Baltico (Helcom) a Mosca, Greenpeace con uno dei suoi blitz ha srotolato su uno dei ponti che attraversano la Moscova un grande striscione con scritto: «Putin, metti al bando gli scarichi tossici nei nostri fiumi» e, di fronte allo stato disastroso delle acque russe chiede al primo ministro russo  di adottare subito iniziative per mettere fine all'inquinamento tossico dei corsi d'acqua e dei laghi della Russia.

Greenpeace Russia ricorda che la Convenzione di Helsinki sulla protezione dell'ambiente marino della zona del Mar Baltico è l'unico trattato internazionale che regolamenta lo scarico di sostanze pericolose che coinvolge la Russia. Anche se le raccomandazioni e gli standard dell'Helcom sono consulenze, non sono sempre attuate nel Paese. In particolare, la Russia non fornisce informazioni riguardanti l'inquinamento del bacino del Mar Baltico prodotto a partire dal suo territorio.

Secondo Alexei Kiselev, responsabile del programma rifiuti tossici di Greenpeace Russia, «E' estremamente importante che la Russia attui le raccomandazioni dell'Helcom i materia di sostanze pericolose per fermare l'inquinamento di fiumi».

Greenpeace al governo della Federazione russa ad adottare quattro iniziative riguardanti gli obblighi assunti  ai sensi della Convenzione di Helsinki e per evitare ulteriori contaminazioni: Dare il via ad un immediato monitoraggio per quanto riguarda almeno le priorità di Helcom sulle sostanze chimiche pericolose e comunicare regolarmente i risultati del monitoraggio, sia ad Helcom che ai cittadini (ad esempio attraverso una banca dati pubblica sull'inquinamento);  Attuare le raccomandazioni Helcom per alcune misure, come l'applicazione delle migliori tecniche disponibili per i vari settori, inclusa la sostituzione delle sostanze chimiche pericolose, che consentirebbe l'avvio dell'eliminazione di sostanze chimiche pericolose, non solo per il Baltico, ma per l'intera Russia; Estendere entro il 2011 il divieto di scarico di sostanze chimiche pericolose nei sistemi fognari municipali contenuto in un decreto del governo; Ratificare tre importanti convenzioni: la Convenzione di Stoccolma sui Pop, la Convenzione di Rotterdam che limita l'importazione di prodotti chimici pericolosi e la convenzione di Aarhus sull'accesso alle informazioni e alla giustizia, a cominciare dal Protocollo Prtr Kiev e dall'accesso ai dati sulle emissioni di sostanze chimiche pericolose.

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