[11/06/2010] News

Petrolio offshore: il 50% è nell'Artico (e il 70% del gas). I russi avanti tutta

LIVORNO. Il disastro petrolifero del Golfo del Messico ha costretto Obama ad annullare le concessioni per le ricerche petrolifere offshore nell'Artico americano e le navi delle compagnie petrolifere sono ritornate indietro o non hanno mai salpato dai porti, ma la cosa non sembra assolutamente preoccupare i russi, che magari contano di sistemare incidenti come quello delle Deepwater Horizion con una bella carica atomica ben piazzata, come suggeriscono da tempo di fare agli americani.

I ricercatori della sezione siberiana dall'Accademia delle scienze russa hanno rivelato le loro previsioni sulle riserve di idrocarburi offshore, nella loro Zone economica esclusiva che, a sentire Mosca comprende tutta la piattaforma continentale fino al Polo Nord.

Il sito ng.ru evidenzia che secondo lo studio «l'Artico si ritaglia la parte del leone».

I dati delle ricerche condotte sulle stime riguardanti le riserve mondiali offshore di idrocarburi sono state rese pubbliche per la prima volta durante una riunione del Programma di ricerche fondamentali dell'Accademia delle scienze russa dedicata ai «Problemi fondamentali dell'oceanologia: fisica, geologia, biologia, ecologia» e durante il quale sono stati discussi 10 rapporti sui problemi più attuali degli oceani.

E' toccato ad Alexei Kantorovitch rendere note le stime che fanno i russi degli idrocarburi negli oceani di tutto il mondo: «Oceano Pacifico: 10 miliardi di tonnellate di petrolio e circa 25.000 miliardi di metri cubi di gas; oceano Atlantico: 35 miliardi di tonnellate di petrolio e 65.000 miliardi di m3 di gas; oceano Indiano: 40 miliardi di tonnellate di petrolio e 70.000 miliardi di m3 di gas; oceano Glaciale Artico: 90 miliardi dio tonnellate di petrolio e 250.000 miliardi di m3 di gas». Kantorovitch ha precisato che «Si tratta di una valutazione minimale e che non include le enormi riserve di idrati di gas degli oceani mondiali».

Un tesoro enorme che fa gola alla bulimia petrolifera delle Big Oil, statali o private che siano, e che moltiplicherà le tentazioni e la possibilità di incidenti come quello della BP nel Golfo del Messico, ma soprattutto si tratta di risorse che ormai si raggiungono a profondità sempre più elevate o in ambienti ostili ed estremi e delicatissimi dal punto di vista ambientale ed ecologico.

Non a caso gli scienziati russi su Ria Novosti spiegano: «Tutte queste cifre sono impressionanti, ma riguarderanno prima di tutto la parte considerevole che viene dall'Artico, con il 50% del petrolio oceanico e circa il 70% del gas». E il Golfo del Messico sembra lontanissimo dalle fredde lande siberiane che si affacciano sul delicato e misterioso mare ghiacciato.

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