[10/06/2010] News

Il 2010 pare l'anno del jellyfish per l'area del Mediterraneo: occhio alle meduse

FIRENZE. Sono il terrore dei bagnanti anche al di là della loro effettiva pericolosità attribuibile solo ad alcune specie, ma con il riscaldamento globale che ha già fatto evidenziare qualche segnale anche a livello del mar Mediterraneo, è bene aguzzare la vista ed estendere le conoscenze. Stiamo parlando delle meduse che pare stiano invadendo anche quest'anno le coste nostrane.

Non sappiano se è corretto parlare di tropicalizzazione dei nostri mari ma la presenza di alcune specie esogene fa pensare che qualcosa stia mutando. Al di la dei fastidi che possono arrecare ai bagnanti questo incremento di biodiversità non va letto quindi positivamente come spiega Ferdinando Boero del dipartimento di biologia marina dell'Università del Salento: «la presenza delle meduse è in parte attribuibile alla sovrappesca e in parte al riscaldamento globale che favorisce l'arrivo di quelle tropicali». Il biologo ricordando che è in corso la seconda edizione (estesa a tutto il Mediterraneo) della campagna "Occhio alla medusa" (Jellywatch 2010), un progetto del Ciesm (la Mediterranean commission) che chiede l'aiuto dei cittadini per segnalazioni e foto al mondo scientifico, indica le tre nuove specie da scovare per il 2010: «la bellissima e non urticante Phyllorhiza punctata che viene dal Canale di Suez, la medusa che vive al contrario (sul fondo con i tentacoli verso l'alto) Cassiopea andromeda (da Suez), e poi la più grande del nostro bacino (con un diametro anche di un metro), la Drymonema dalmatinum».

Intanto è tornato nella Laguna di Orbetello lo ctenoforo Mnemiopsis leidyi, originario delle coste atlantiche del continente americano, che potrebbe compromettere la pesca in quell'area. Questo organismo simile alle meduse per forma e consistenza ma sprovvisto di cellule urticanti, quindi inoffensivo per l'uomo, si nutre di zooplancton, uova e larve di pesce, riducendo drasticamente l'ittiofauna e riuscendo a modificare gli ecosistemi in cui si insedia. Essendo specie euriecia riesce ad adattarsi alla variabilità di diversi fattori ambientali (sopporta salinità variabili da 4 a 38 e temperature comprese fra 4 e 32°C) e quindi anche alle condizioni che trova in tutto il Mediterraneo. Ma non c'è solo Mnemiopsis nel nostro mare: «Enormi sciami di Velella- continua Boero- sono avvistati nel mar Ligure dove hanno colorato di blu le spiagge. Nel Tirreno è apparsa in grandi quantità la Pelagia, la medusa più urticante del Mediterraneo, mentre dalle coste adriatiche arrivano segnalazioni di grandissime quantità di Aurelia, una medusa innocua e bella da osservare. Infine- conclude il biologo- è stata segnalata diverse volte in queste settimane la "caravella portoghese" la Physalia, che non è una medusa, ma un sifonoforo galleggiante molto urticante, riapparso anche quest'anno, da Malta al Mar Ligure, con esemplari dai tentacoli lunghi anche 20 metri».

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