[10/06/2010] News

Clima, gli ambientalisti: al consiglio Ue, l'Italia non reiteri la sua politica del non fare

ROMA. Domani si riuniscono in Lussemburgo i Ministri dell'Ambiente dell'Unione Europea: in discussione la comunicazione [1][1] della Commissione Europea, pubblica il 26 maggio scorso, che dimostra come di un target di riduzione del 30% beneficerà l'economia europea e permetterà di risparmiare miliardi di euro in spese sanitarie e decine di miliardi di euro per l'importazione di combustibili fossili [2][2].

La comunicazione dettaglia anche i miglioramenti politici da apportare al sistema dell'Emission trading europeo, con la messa all'asta dei permessi di emissione [3][3] che garantiranno €8 miliardi da investire nell'energia pulita.

Commentando le dichiarazioni del ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che ha annunciato l'opposizione al passaggio al target del meno 30% da parte dell'Italia, WWF, Greenpeace e Legambiente sottolineano la necessità di non esportare a livello europeo la "politica del non fare" attuata finora in Italia sul clima.

"La comunicazione della Commissione dimostra che, per effetto della crisi economica, il target del meno 20% rappresenterebbe un rallentamento del trend di riduzione delle emissioni - dicono gli ambientalisti- e che per avere i benefici economici e l'impulso all'innovazione necessari per intraprendere davvero la strada della nuova economia pulita, è necessario porsi un target più alto, pena minare alla base non solo la strategia europea sul clima, ma anche quella sulla sicurezza energetica".

Secondo Wwf, Greenpeace e Legambiente, la politica italiana, che si contraddistingue per una completa assenza di strategia e per provvedimenti contraddittori che stanno facendo perdere al paese tempo prezioso  sta producendo enormi danni,  rischiando di far perdere il treno della ripresa verso una nuova economia: tale modello va corretto e non esportato a livello europeo.  Ne è un esempio l'idea assurda di tornare al nucleare: una fonte rischiosa, impopolare (secondo gli ultimi sondaggi il 67,7% degli italiani è contrario) e che farebbe sprecare tempo e risorse nella lotta contro i cambiamenti climatici.

 


[1][1] http://ec.europa.eu/environment/climat/climate_action.htm.

[2][2] un riduzione del  30%  in Europa salverà €16.7 miliardi in spese sanitarie e  €5.3 miliardi in costi per il controllo dell'inquinamento dell'aria al 2020, evitando €45.5 miliardi di importazioni di combustibili fossili.  pag. 59 del  "Communication's staff working document", parte II.

[3][3] Incrementandoli da  €21 miliardi a €29 miliardi al 2020; pag. 47 del " Communication's staff working document" , parte II.

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