[10/06/2010] News

I mondiali di calcio in Sudafrica avranno un’impronta carbonica otto volte superiore a quelli del 2006

FIRENZE. 2,8 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, un valore che corrisponde all'incirca alle emissioni prodotte da 6.000 viaggi spaziali dello Shuttle oppure a quelle che, nella filiera della carne, conducono alla presenza sul piatto di 1 miliardo di cheeseburger cotti alla piastra. O ancora l'equivalente dei consumi annuali di oltre un milione di auto di media cilindrata che percorrano mediamente 15.000 km l'anno.

E' questa, secondo la rubrica "Carbon footprint" che il quotidiano inglese Guardian tiene sulle sue pagine negli ultimi mesi evidenziando l'impronta carbonica di varie attività umane (dalla disputa di una eventuale guerra nucleare - 700 milioni di tonnellate di CO2eq - alla preparazione di una pinta di birra - circa 1,7 kg CO2eq), l'impronta carbonica dei mondiali di calcio che stanno per prendere il via in Sudafrica.

O meglio, il valore citato deve essere preso, come afferma il quotidiano britannico, «con un pizzico di sale», cioè deve essere considerato solo come una stima approssimativa a causa della difficoltà di contabilizzare tutte le "sorgenti" di emissioni dirette (e soprattutto di quelle indirette) che si nascondono all'interno della filiera di produzione di un qualsiasi bene e/o servizio, compreso il servizio "mondiali di calcio".

Ma comunque, anche se i risultati vanno presi con riserbo, lo studio cui oggi fa riferimento il Guardian è stato condotto con metodologie degne di riguardo accademico: la ricerca (vedi immagine) è stata infatti intrapresa lo scorso anno da parte del Dipartimento statale per l'ambiente e il turismo del Governo sudafricano insieme alla locale ambasciata di Norvegia, ed ha preso in considerazione sia i viaggi dei giocatori e di tutti i membri dei vari entourage, sia la costruzione degli impianti nella nazione africana, la stima dell'energia complessivamente necessaria in loco per la manifestazione, gli impatti derivanti dalla logistica ricettiva, e soprattutto gli spostamenti degli spettatori, ambito da cui è prevista derivare la maggiore componente di emissioni: in generale, i trasporti incidono per circa 2/3 sulla globale impronta associata all'evento.

Le 64 partite previste, si stima, saranno viste dal vivo - globalmente - da circa 1,2 milioni di spettatori, mentre in termini di audience televisiva è stimato che ogni partita sarà in media vista da almeno 93 milioni di persone. Di conseguenza, le stime indicano in 12 miliardi le ore-tv previste su scala planetaria nel mese di manifestazioni, e ciò a sua volta comporta che l'impronta carbonica associata al guardare una singola partita in tv sia calcolabile in circa 230 g di CO2eq a cui vanno aggiunte le emissioni associate al consumo elettrico del televisore: un valore, ricorda il Guardian, non dissimile in termini di impatto ambientale/climatico dal consumare due cappuccini al bar o dal bere una pinta di birra importata, e che anche nel caso definito "peggiore" in termini di impronta (cioè la visione solitaria di un match su uno schermo al plasma da 42 pollici) comunque non supera il doppio della cifra citata.

Sono, quelli sopra citati, numeri che lo stesso quotidiano inglese definisce comunque «da stadio», nel senso che il dato sull'impronta carbonica è di estremamente ardua definizione (soprattutto, come detto, per quanto attiene alle emissioni indirette), ed è quindi da prendersi a puro beneficio d'inventario. Ma comunque, ciò che è utile in questo senso è la possibilità, una volta uniformate le metodologie di calcolo, di porre a confronto le emissioni carboniche derivanti da vari comparti di attività socio-economica: in questo senso, le emissioni associate al guardare, comodamente seduti in poltrona, una partita del mondiale sudafricano (115 g/ora) sono circa 2,5 volte superiori a quelle derivanti - per un cittadino britannico - da un'ora di osservazione di una partita della Premier league inglese.

Più significativo, in questo senso, appare il confronto con l'impronta calcolata per le passate olimpiadi invernali di Vancouver, valore che la rivista "Newsweek" calcola in circa 268.000 tonnellate di CO2eq, quindi meno di un decimo (il che è ovvio, viste le evidenti differenze di portata tra i due eventi) rispetto ai mondiali. Per un confronto tra eventi di impatto simile, è utile sottolineare che lo studio citato oggi indica che rispetto al mondiale svoltosi in Germania nel 2006 l'impronta carbonica dell'evento sudafricano sarà circa 8 volte superiore, mentre rispetto alle Olimpiadi di Beijing 2008, anche se a questo proposito sussistono stime molto diverse (l'Unep afferma infatti che «l'assenza di una chiara metodologia e la scarsità di modelli affidabili rendono difficile il calcolo dell'impronta carbonica dei giochi»), è prevista una impronta carbonica derivante dai mondiali che sarà almeno il doppio di quella associata alle ultime olimpiadi.

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