[09/06/2010] News

Consumo di suolo, fermarlo si puņ: Domenico Finiguerra spiega come a greenreport e fa i complimenti a Rossi e Marson

LIVORNO. «Vi invidio un presidente e un assessore così, qui in Lombardia a chiacchiere vogliono tutti salvare il pianeta ma poi nella sostanza la pratica politica è un'altra». Il presidente e l'assessore sono Enrico Rossi e Anna Marson e a far loro i complimenti, «anche se poi bisogna vedere come passeranno dalle intenzioni  alle azioni», è Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta Lugagnano, un piccolo paese della provincia di Milano adagiato sulle sponde del Naviglio Grande reso famoso da Report e da Repubblica perché in controtendenza con la politica nazionale tutta, ha imposto la crescita zero dell'edilizia nel proprio territorio.

Che è quello che anche in Toscana - almeno a parole, per ora - la nuova giunta sta cercando di proporre suscitando così un notevole dibattito, anche piuttosto acceso nei toni, soprattutto con i primi cittadini.

Nel 1994, l'oggi 39enne sindaco di Cassinetta, è stato eletto consigliere comunale ad Abbiategrasso per il Partito democratico della Sinistra, andando a ricoprire la carica di capogruppo consiliare. Dopo 6 mesi si dimise a causa di insanabili divergenze sulla politica urbanistica ed ambientale. Nel 2002 diventa sindaco di Cassinetta di Lugagnano con il 50,1 % alla guida di una lista civica di ispirazione di centrosinistra. Il 27 maggio 2007 viene riconfermato con il 62,1%, in netta controtendenza con il dato nazionale e provinciale, che vede una forte penalizzazione per il centrosinistra. Oggi non è iscritto a nessun partito ed è promotore insieme a molti altri della campagna e del movimento nazionale "Stop al consumo di territorio" che il 24 gennaio 2009 ha preso avvio da Cassinetta di Lugagnano.

Allora sindaco, ne sono successe di cose da quando i media hanno cominciato ad occuparsi di lei e del suo comune.

«Report e Repubblica, effettivamente, ci hanno dato una grossa opportunità perché ci ha fatto conoscere e avvicinare anche a  tantissime altre realtà. Penso alla Rete dei  comitati del Veneto, a quella del Piemonte, allo stesso ‘vostro' Asor Rosa, fino alla Liguria e all'Emilia Romagna. Insomma abbiamo contatti con tutte quelle realtà dove è fortissima la pressione ambientale. In questi 18 mesi di campagna "stop al consumo di territorio " devo dire che di cose positive ne ho viste molte, non ultima questa presa di posizione della Regione Toscana, al finaco di altri comuni virtuosi che stanno dando un grosso contributo del quale sono  molto contento, nel far crescere sensibilità culturale in questo campo e pure politica. Io francamente invidio un presidente e un assessore come i vostri».

In Lombardia che rapporti ha, invece, con la Regione e con i Comuni vicini, qui l'Anci ha subito alzato la voce contro questa prospettiva in quanto i sindaci si sono sentito in qualche modo "sotto accusa" ed è tornato fuori il tema più spinoso, ovvero gli oneri di urbanizzazione, che di questi tempi - con i fortissimi tagli del governo - sembrano imprescindibili per i bilanci.

«Qui in Lombardia a parole sono tutti buoni per salvare il pianeta, poi nella sostanza le pratica politica è un'altra. Io in un paio di occasioni ho avuto scontri anche molto forti con l'assessore all'urbanistica Davide Boni, ora nuovo presidente del consiglio regionale, soprattutto per le leggi che miravano a limitare i vincoli dei parchi, la cosiddetta "ammazza parchi", e non c'erano quindi buoni rapporti. E' proprio un diverso modello culturale quello che proponiamo e qui invece è tutto fermo al vecchio modello, quello nettamente inspirato alla crescita infinita, allo sviluppo ad ogni costo. Il problema è proprio avere un'alleanza forte con altri comuni.

Come si fa a pareggiare bilanci senza gli oneri di urbanizzazione? Semplice, si fanno bilanci reali e non drogati . Il consumo del territorio, la crescita infinita è come se ci stessimo riscaldando con i mobili antichi, quando li avremo finiti avremo finito anche la terra e avremo ancora freddo. Serve una politica forte, che dà supporto a chi non droga i bilanci con gli oneri di urbanizzazione, ma mette a disposizione loro un fondo statale. Ma la classe politica media è pigra, ed è molto più facile far aprire un outlet, o far costruire seconde case sulle costa, magari in cambio di una pista ciclabile così che sono tutti contenti...».

Lei ha dovuto però aumentare le tasse per far quadre i conti.

«Sì le abbiamo aumentate, ma con questo si è no abbiamo coperto il 20% di quello che mancava. Poi stiamo facendo i salti mortali».

Una decisione così radicale come fermare tout court il consumo di territorio è più facile da farsi in un Comune di 2mila anime come il suo?

«Contesto fortemente questa idea. Un piccolo comune ha poche leve per far quadre il bilancio, noi abbiamo inventato inziiative tipo quella dei matrimoni a mezzanotte e azzerato le spese possibili, ma stiamo raschiando il barile. Grandi comuni come Firenze o Milano invece di leve ne hanno parecchie». 

In Toscana sono proprio i piccoli Comuni che sembrano essere i più "sotto pressione"per il consumo di territorio.

«Sì, infatti mi hanno invitato a Campiglia per un incontro. Bisogna trovare nuove strade, seguire gli esempi dei comuni virtuosi».

Dal suo punto di osservazione, esistono realtà regionali o provinciali che abbiamo posto il veto sul consumo di territorio?

«Come regioni la Toscana è la prima che io sappia ad aver posto il tema, unica altra realtà, anche se devo vedere se è vero fino in fondo, è la Provincia di Torino che dichiara di non prevedere nessuna nuova espansione urbanistica sui terreni agricoli, ma solo sul già edificato. Secondo me servono in sostanza indicazioni precise da parte delle regioni come atto di supporto ai comuni. Questo va tradotto coniugando la politica urbanistica con la politica fiscale, rivedendo la rendita fondiaria che non può funzionare come adesso con un metro quadro di terreno agricolo che  vale 1 contro uno edificabile che vale 1000, perché così non c'è più ancoraggio con l'economia reale.
Ma sa cosa mi ha detto Chiamparino della nostra politica? Che è reazionaria. Ecco noi vogliamo mettere in discussione questo modello politico».

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