[09/06/2010] News

I Repubblicani “Big Oil” all’assalto del prudente Obama

LIVORNO. Ieri l'amministrazione Obama ha presentato nuove norme di sicurezza per le trivellazioni offshore in acque profonde meno di  500 piedi, si tratta di un segnale preciso: le trivellazioni offshore andranno avanti dopo il divieto provvisorio seguito al disastro della piattaforma Bp nel Golfo del Messico.

Gli ambientalisti Usa sono inferociti: accusano Obama di aver ceduto alle pressioni dell'industria petrolifera e dei suoi potenti alleati politici in Louisiana, a cominciare dal governatore repubblicano Bobby Jindal e dal suo compagno di partito, il senatore David Vitter che vogliono utilizzare la minaccia della perdita dei posti di lavoro per continuare a trivellare petrolio nell'area devastate dalla marea nera. Il 6 giugno il senatore ha addirittura espresso «la frustrazione per quanto riguarda le notizie che  alcune piattaforme offshore nel Golfo del Messico, al largo della costa della Louisiana chiuderanno i siti di perforazione a causa della moratoria di 6 mesi dell'amministrazione Obama. Queste notizie allarmanti sono solo un altro passo indietro per la popolazione lungo la costa Gulf Coast. Ed è proprio ciò che temevamo: la moratoria ci costerà più posti di lavoro e devastazione economica, molto superiori alle ripercussioni dello stesso sversamento, in quanto le società energetiche sposteranno le loro attività lontano dalla costa. Le politiche di questa amministrazione non stanno aiutando i cittadini della Louisiana, stanno chiudendo parti enormi della nostra economia. Ho di nuovo chiesto al presidente di definire nuovi requisiti di sicurezza, invece di attuare la moratoria». Vitter, proprio mentre il suo Stato viene investito dalla marea nera e le foto di animali morti e coste imbrattate di petrolio si sprecano, non teme di rischiare la sua carriera politica con un imbarazzante servaggio alle Big Oil: ieri ha presentato un emendamento per impedire che i fondi dell'Oil Spill Liability Trust Fund vengano utilizzati nel bilancio federale per compensare altre spese secondo lui non correlate al petrolio. Naturalmente la difesa degli interessi delle Big Oil, che hanno corrotto e messo a busta paga politici e funzionari delle Agenzie governative che avrebbero dovuto controllarle, viene presentata dal senatore repubblicano come un'azione di lotta alla corruzione politica: «Il mio emendamento vuole impedire ai politici di rubare denaro dal fondo fiduciario a pagare per dirottarlo verso le loro spese governative. La loro proposta farebbe aumentare drammaticamente le tasse per il trust fund e quindi sarebbe un doppio conteggio degli stessi dollari per riempire il sacco del disavanzo di spesa».

La battaglia di Vitter, al di là del populismo destrorso contro le tasse che negli Usa (e in Italia) funziona sempre, è in realtà contro l'aumento delle quote che le Big Oil dovranno versare per l'Oil Spill Liability Trust Fund, istituito dal Pollution Act del 1990 per poter fornire finanziamenti di emergenza alle Agenzie Usa per rispondere alle fuoriuscite di petrolio e per contribuire a fornire i aiuti ai cittadini colpiti dagli sversamenti. Il fondo viene finanziato con una tassa dall'industria petrolifera e può essere utilizzato per ripulire il petrolio sversato, per il ripristino dell'ambiente e per rimborso i danni ai soggetti privati. Obama vuole estendere i suoi contributi e ampliare le responsabilità delle Big Oil per i disastri provocati anche ad altri ambiti, comprese le spese della pubblica amministrazione e il recupero economico delle zone colpite dalla marea nera.  Una vera e propria bestemmia per i repubblicani.

Se si capisce il perché della difesa a spada tratta delle Big Oil è abbastanza poco comprensibile il perché di questo continuo cedimento di Obama e dei democratici Usa alle pretese delle Big Oil supportate dalle falangi della destra repubblicana: alla fine la responsabilità di questo tira e molla sarà tutta di Obama.

Gli ambientalisti sono sempre più perplessi. Il direttore di Sierra Club, Michael Brune, sta molto attento a difendere i passi avanti fatti da Obama dagli attacchi dei repubblicani, ma non si nasconde le difficoltà della prudentissima ed ondivaga politica dei democratici:«E' incoraggiante vedere che l'amministrazione Obama sta prendendo misure per migliorare le norme di sicurezza per le trivellazioni offshore. Il controllo federale del settore petrolifero è stato tutt'altro che adeguato. I regolamenti Lax hanno contribuito agli incidenti ed agli sversamenti che vediamo regolarmente ovunque vi sia una perforazione offshore. Migliorare le norme di sicurezza mette semplicemente un cerotto sulla ferita. Finché ci saranno trivellazioni offshore, ci saranno fuoriuscite di petrolio. Dobbiamo affrontare la causa principale del problema. La disattenzione della Bp ha inferto un duro colpo all'economia della Costa del Golfo, lasciando migliaia di pescatori e il personale del turismo senza lavoro. Ora, l'industria del petrolio ed i suoi alleati vorrebbero dichiarare l'area una zona morta, nella quale i posti di lavoro vengono solo da più trivellazioni petrolifere.  Le imbarcazioni da pesca e quella a gamberi ora sono tutte ancorate o al servizio della Bp per ripulire il suo casino. Secondo il Louisiana State Department of Wildlife and Fisheries, lo sversamento in Louisiana ha riguardato circa 13.000 pescatori professionisti autorizzati,  senza comprendere i marinai e gli equipaggi. La Gulf Coast deve recuperare i miliardi di dollari persi a causa di questo disastro. La Bp dovrebbe essere ritenuta pienamente responsabile per ognuno di questi  dollari. Ma il Golfo deve anche recuperare la sua way of life e gli uccelli, i delfini e le spiagge che rendono quest'area speciale. L'ampliamento delle trivellazioni  servirà come ultimo chiodo sulla bara per questa regione. All'industrie petrolifere piacerebbe vedere il Golfo dichiarato "dead zone", dove non devono più preoccuparsi di fauna selvatica ed acqua potabile, e in cui ai residenti non verrebbe lasciata altra scelta che quella di lavorare sulle piattaforme di trivellazione. Non possiamo più lasciare che la Bp e l'industria petrolifera tengano in ostaggio la Gulf Coast».

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