[03/06/2010] News

La DalMolin giapponese costringe alle dimissioni il premier Hatoyama

LIVORNO. Il mondo è davvero strano e complicato: il primo ministro giapponese Yukio Hatoyama, che ha vinto le elezioni solo 8 mesi fa, sconfiggendo l'eterno potere del Partito Liberal-democratico con un programma pacifista e "ambientalista" e che chiedeva la dismissione delle basi militari Usa (che ospitano anche navi e sottomarini armati con missili nucleari) ha annunciato ieri le sue dimissioni durante l'assemblea generale dei deputati del suo Partito Democratico del Giappone (Dpj).

Le speranze sollevate dall'Obama giapponese sono crollate presto insieme alla sua popolarità (ormai sotto il 20%) dopo che la coalizione di partiti che lo sostiene lo ha criticato aspramente per la pessima gestione del trasferimento della base americana Usa di Futenma (Nella foto) nell'isola di Okinawa. Il Partito socialdemocratico del Giappone (Psd) ha abbandonato il governo ed è passato all'opposizione e se, come è prevedibile, si andrà a nuove elezioni, attaccherà frontalmente insieme al Partito comunista  il suo ex alleato nel governo di centro-sinistra.

La crisi politica del Giappone, che si intreccia con la stagnazione economica ed una crisi sociale e di prospettive senza precedenti, sembra non finire: negli ultimi 4 anni quella che resta una delle maggiori potenze economiche del pianeta ha cambiato 4 primi ministri. Secondo gli esperti il nuovo premier dovrebbe essere Naoto Kan, sempre del Pdj, che tenterà di raffazzonare un nuovo governo, oppure porterà l'Impero del Sol Levante nuovamente alle urne.

L'addio di Hatoyama non è stato indolore: non se l'è presa solo con il Psd ma soprattutto con le «False dichiarazioni» di uomini del suo partito che hanno pesantemente compromesso l'immagine del governo: «Dobbiamo tentare di costruire un Pdj pulito perché il nostro popolo ci ascolti»  ha detto Hatoyama, che ha così sferrato un attacco diretto alla fronda interna, chiedendo al segretario generale del Pdj, Ichiro Ozawa, di dimettersi per la sua cattiva gestione dello scandalo dei finanziamenti politici».

«A cause della questione di Futenma - ha aggiunto - , ho perso la fiducia del mio popolo. Non penso che nei prossimi 50 o 100 anni il Giappone dipenderà ancora dagli Stati Uniti per la sua difesa. Anche se l'alleanza nippo-americana è importante, non dobbiamo rassegnarci». Il problema è che Hatoyama ha dato proprio l'impressione di rimangiarsi le sue promesse elettorali di indipendenza e di cacciare gli americani da Okinawa..

Il macigno crollato addosso al governo di centro-sinistra somiglia molto all'affaire della base Dal Molin di Vicenza: si tratta dell'accordo tra Usa e Giappone, reso noto il 28 maggio con una dichiarazione congiunta sulla ricollocazione della base della marina militare americana di Okinawa, in linea con il precedente accordo del 2006. La base dovrebbe essere costruita a Nago, nella stessa prefettura di Okinawa.

Barack Obama aveva subito espresso tutta la sua gratitudine a Hatoyama per aver sottoscritto un accordo basato sul "format 2+2", un comitato bilaterale che discute di sicurezza e che riunisce I ministri degli esteri e della difesa giapponesi e statunitensi, ma la gente di Okinawa, che non sopporta più la presenza dei militari statunitensi, non l'ha presa bene, visto che aveva votato in massa per il centro-sinistra proprio per cacciarli via.

Comunque la Casa Bianca non si preoccupa: ha annunciato che le relazioni americano-giapponesi resteranno immutate dopo le dimissioni di Hatoyama. «Il Giappone è uno dei nostri amici nel mondo e questa alleanza non cambierà qualunque direzione prenda quel Paese - ha detto il portavoce di Obama Bill Burton - Seguiremo da vicino il processo politico ed aspetteremo come tutto il mondo di vedere chi sarà il prossimo primo ministro».

L'impressione è quella che Hatoyama sia stato sedotto e abbandonato dagli americani, che si sia sacrificato sull'altare di un'amicizia che gli Usa hanno considerato a senso unico, come succede ormai con i governi del Giappone dal 1945.

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