[28/05/2010] News

Le scimmie in pericolo nelle foreste frammentate della Tanzania

LIVORNO. L'American Journal of Primatology ha pubblicato i risultati di una ricerca alla quale ha partecipato anche Francesco Rovero del museo Tridentino di scienze naturali di Trento, insieme a ricercatori britannici e danesi, e che ha analizzato lo stato delle popolazioni di scimmie che vivono nelle Udzungwa Mountains in Tanzania. Secondo l'articolo "The Species-Area Relationship and Confounding Variables in a Threatened Monkey Community" l'impatto di fattori esterni, come le attività antropiche, è sentito nelle foreste sul numero delle specie per un raggio di 40 km2.

Lo studio, svolto in collaborazione con l'Udzungwa Ecological Monitoring Centre dell'Udzungwa Mountains National Park, a Mang'ula in Tanzania, ha rivelato che la salute delle popolazioni di scimmie è strettamente correlata al tipo di habitat che si trova tra le foreste frammentate, piuttosto che dalla distanza che le separa, implicazioni che hanno una forte ricaduta per le azioni di salvaguardia, visto che il  numero di scimmie e la varietà di specie è un indicatore visibile della salute degli habitat.

Andrew Marshall, direttore del dipartimento ambiente dell'università di York e della conservazione al  Flamingo Land Theme Park and Zoo, sottolinea che «Questo studio suggerisce che mentre i piccoli frammenti di foresta hanno bisogno di protezione, si dovrebbe intervenire in una fase precedente a tutela delle aree forestali più grandi che sono in pericolo. Sostiene anche che è il caso di lavorare con le comunità locali a iniziative pratiche che aiutino le specie forestali. Si potrebbe pensare di ridurre la dipendenza dalle carni di selvaggina ed incoraggiare la messa a dimora di habitat che  possono formare corridoi tra frammenti di foresta».

La ricerca ha analizzato la distribuzione di sette specie che vivono in un'area che copre 10 mila km2 ed ha portato a un più ampio progetto di salvaguardia ed educativo nell'area. Nel 2009 i ricercatori hanno scoperto nell'area anche una nuova specie di camaleonte. I Monti Udzungwa sono un vero e proprio forziere della biodiversità, ma l'estendersi dell'agricoltura e l'isolamento di porzione di foresta circondata da terreni coltivati ha avuto un significativo impatto negativo sulla ricchezza di specie di scimmie, probabilmente aggravata dalla caccia in aree forestali di piccole dimensioni. Le attività umane sembrano avere quindi un impatto sui primati maggiore di quelli pur esistenti prodotti dal cambiamento climatico e del calo delle precipitazioni atmosferiche.  Le foreste più piccole e frammentate, di dimensioni al di sotto dei 12 - 40 km2 possono non essere adatte ad ospitare popolazioni di scimmie vitali di specie diverse.

Lo studio suggerisce che per una salvaguardia degli habitat e per incoraggiare la presenza di una varietà elevata di specie di primati occorre favorire la formazione di foreste di almeno 150 km2. I ricercatori spiegano che ricerche precedenti dimostravano che «Le aree ad elevata ricchezza di specie possono coincidere con la presenza di specie tassonomicamente importanti. Tuttavia, la presenza di una specie non indica la salute della popolazione o la qualità dell'habitat e la progettazione di una riserva impone di tenere conto di diversi fattori al di là della ricchezza di specie.  Le nostre ulteriori analisi dimostrano l'importanza della gestione per incrementare l'eterogeneità degli habitat con la salvaguardia delle foreste».

I pericoli per la biodiversità di primati vengono dall'occupazione agricola delle pianure altamente produttive, con conseguente perdita di habitat ed aumento della popolazione umana, ma la ricerca sottolinea che «La prevenzione dei diffusi incendi delle praterie potrebbe anche favorire la connettività tra frammenti altrimenti isolati, incrementando potenzialmente la ed aumentando la percorribilità per le specie tra gli areali ristretti».

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