[26/05/2010] News

Ecco chi finanzia il nucleare. Gli investimenti segreti della banche (anche italiane)

LIVORNO. Il sito www.nuclearbanks.org pubblica oggi una ricerca realizzata dall'istituto indipendente Profundo e commissionata da BankTrack, una coalizione formata Greenpeace, Amici della Terra, Campagna per la riforma della Banca Mondiale (Crbm), Urgewald, Wise e Antiatom Szene che evidenzia come «Oltre la metà di tutti i finanziamenti all'energia nucleare in Europa arriva da un gruppo di soli dieci istituti finanziari». Tra le banche italiane in testa ai finanziamenti al nucleare c'è la Banca Nazionale del Lavoro (Bnl), seguita da UniCredit e Intesa Sanpaolo.

Al primo posto delle banche amiche dell'industria nucleare c'è naturalmente la francese Bnp Paribas, presente in Italia attraverso Bnl e poi la top ten mette in fila Barclays (Uk), Citi (Usa), Société Générale (Francia), Crédit Agricole/Calyon (Francia), Royal Bank of Scotland (Uk), Deutsche Bank (Germania), HSBC (Uk / Hong Kong), JP Morgan (Usa) e Bank of China (Cina).

In totale, sono state individuate 867 singole operazioni, considerando 124 diverse banche commerciali, dei 175 miliardi di euro di finanziamenti dati al nucleare tra il 2000 e il 2009, 92 miliardi vengono dalle 10 banche prime in classifica.

Oltre a Bnl- Bnp Paribas, le banche italiane non sono nella parte bassa della classifica delle 100 banche commerciali prese in esame: Unicredit è ventitreesima e Intesa Sanpaolo ventottesima e Greenpeace spiega che «Non sono ancora disponibili informazioni ufficiali su quali banche finanzierebbero il ritorno del nucleare in Italia voluto dal Governo Berlusconi», quindi potrebbero anche scalare verso l'alto diverse posizioni.

Per BankTrack «Il nucleare non è solo la fonte di energia più controversa e pericolosa, ma è anche una delle più costose. Per ottenere i molti miliardi di euro necessari per costruire anche un solo reattore nucleare, le aziende elettriche sono costrette a dipendere fortemente dalle banche e dalle società finanziarie. Fino ad ora, molte delle informazioni relative ai finanziamenti delle banche nel settore nucleare non erano note. Mentre, infatti, le banche sono molto propense a fornire dati sugli investimenti in energie rinnovabili, preferiscono non rendere pubblici i miliardi di euro che versano all'industria nucleare. Essendo la maggior parte di questi finanziamenti indiretti, forniti tramite prestiti alle imprese o tramite obbligazioni, le banche riescono a tenere nascosta buona parte di questi investimenti».

Secondo Andrea Lepore, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace, «Le banche che finanziano progetti nucleari rischiano di rimetterci soldi e reputazione. Per questo chiediamo alle banche di spostare i loro investimenti da una fonte sporca e pericolosa come il nucleare verso progetti di efficienza e fonti rinnovabili. Greenpeace è pronta a rendere pubbliche le future decisioni di investimento delle banche nel nucleare in Italia. È bene che ne siano consapevoli quegli istituti che stanno pensando di investire in questa fonte di energia dannosa per l'ambiente, per l'Italia e per i suoi cittadini»

La ricerca di Banktrack sottolinea che «Poiché le banche non pubblicizzano i finanziamenti di progetti specifici, il lavoro è stato svolto partendo dall'analisi delle transazioni delle imprese nucleari. È stato selezionato un campione rappresentativo di 80 imprese operanti nel settore dell'energia nucleare in sei continenti (dall'attività di estrazione dell'uranio alla produzione di combustibile, dalla costruzione dei reattori al loro funzionamento e alla gestione dei rifiuti radioattivi) e sono state analizzate le relazioni annuali di queste società e altre pubblicazioni e documenti, come riviste di settore e finanziarie, oltre a database e archivi finanziari specializzati (Thomson ONE e Bloomberg) per rintracciare le transazioni finanziarie tra le imprese e gli istituti finanziari.

Le transazioni individuate legate a progetti nucleari comprendono: emissione di obbligazioni e azioni; acquisto di obbligazioni e quote azionarie; progetti di finanziamento, crediti "revolving" e altri prodotti finanziari. La ricerca mostra comunque solo una parte del quadro generale degli investimenti nel nucleare. Essendo state analizzate solo 80 imprese operanti nel settore nucleare è probabile che molte altre operazioni non siano state rilevate e che quindi le somme offerte dalle banche al settore nucleare siano maggiori. Questi risultati forniscono comunque la prima analisi quantitativa del sostegno delle banche al settore nucleare e indicano quali sono le banche che svolgono un ruolo fondamentale nel finanziamento dell'industria nucleare, consentendo ai cittadini e ai consumatori di fare confronti tra le singole banche.

Greenpeace sottolinea che «I risultati mostrano che il finanziamento di specifici progetti svolge un ruolo molto marginale per l'industria nucleare, in quanto questo tipo di prestiti rappresenta solo l'1% del totale identificato. Il grosso del finanziamento nucleare avviene nella forma dei prestiti obbligazionari e prestiti "corporate". Considerati nell'insieme, questi coprono il 90% degli investimenti individuati. Mentre nel caso dei prestiti corporate il capitale delle banche è potenzialmente a rischio, con la collocazione di obbligazioni e di azioni, invece, le banche sono protette da rischi finanziari. Invece di investire il proprio capitale, essi agiscono come mediatori per assistere le imprese nella ricerca di investitori disposti ad acquistare azioni o obbligazioni. Ma in quanto promotori di tali operazioni, le banche devono essere considerate responsabili per l'entità del denaro che riescono a mobilitare per l'industria nucleare».

Torna all'archivio