[26/05/2010] News

Crisi e manovra anticrisi: da Super Mario a Mortal Kombat!

GROSSETO. Avrà da faticare il premier Silvio Berlusconi per ritrovare argomenti e sorrisi adeguati  a  rilanciare il messaggio di ottimismo con il quale ha accompagnato sino ad ora la crisi economica dopo la ferale uscita di Gianni Letta che ha definito la manovra che il governo si appresta a mettere in atto «necessaria per salvarci dal rischio Grecia». O non eravamo a posto noi? È il coro che si è levato da tante parti. Non male come iattura per il sempre allegro premier  anche le parole del ministro dell'Economia Giulio Tremonti che dopo aver provato a tranquillizzare per mesi l'opinione pubblica e le imprese si è accorto che «siamo a un tornante della Storia, non siamo in una congiuntura economica».

Non sarà impresa facile dunque riportare a far splendere il sole sul futuro, a meno che non si pensi di trasformare la realtà in un reality o di indurci davvero a pensare di essere tutti in un videogioco, per dirla con le parole del ministro Tremonti che aveva usato questa metafora già nel novembre 2008 per rappresentare la crisi finanziaria. Solo che allora aveva messo in conto di dover sconfiggere un numero calcolato di mostri: «Il primo mostro è stato quello dei subprime. Il secondo il collasso del credito, poi le bancarotte bancarie e quindi il collasso delle Borse e poi il mostro dei mostri: i derivati in cui si presenta un rischio dagli effetti incalcolabili, non gestibili se non con il dominio dell'economia e l'antica sapienza dell'anno sabbatico».

Adesso invece Tremonti sembra aver perso il conto di quanti e quali siano questi mostri da sconfiggere e nel discorso di apertura del Forum Ocse 2010 a Parigi ha usato queste parole per definire la crisi attuale:  «E' come un videogioco, dopo un nemico ne arriva un altro. Arriva un mostro, lo sconfiggi, e quando stai gioendo per il successo ne arriva subito un altro».

Il fatto è che se di videogioco vogliamo parlare non si tratta più del bonario Supermario ma sempre di più di situazioni assai pericolose come in mortal kombat.

Fuor di metafora la situazione sembra scappata di mano ai nostri inguaribili ottimisti e il fatto ancor più grave è che le soluzioni che propongono sono rimedi asfittici, privi di anche una seppur minima quota di ossigeno che sarebbe necessaria per far riprendere i binari alla locomotiva e farla andare in una direzione diversa da quella che ne ha provocato il reiterato deragliamento.

Si taglia quindi, e a parte l'intervento di facciata che riduce del 10% le spese dei ministeri (non dei ministri) intervenendo per il 50% su missioni e formazione, e del 20% i contributi alle spese elettorali ai partiti, rimandando invece ai presidenti di Camera e Senato la decisione di eventuali tagli degli stipendi dei parlamentari ( mentre non è passata l'ipotesi di introdurre  tagli alle spese per la presidenza del Consiglio dei ministri e per la Protezione civile) per il resto si va ad attingere nelle solite tasche, dove è facile e sicuro trovare soldi.

Via quindi il previsto aumento degli stipendi pubblici sino al 2013, per un periodo quindi che va oltre la validità della manovra; congelato l'organico per gli insegnanti di sostegno,  si allontanano  le finestre per le pensioni di anzianità e si anticipa la deadline per l'età di pensionamento delle donne: i 65 anni scatteranno già dal 2016 e non dal 2018 come previsto.

E poi si chiede alle regioni di fare tagli per oltre 10 miliardi in due anni (2011 e 2012) e ai Comuni e Province vengono chiesti risparmi di 1 miliardo e 100 nel 2011 e 2 miliardi e 100 nel 2012.

Che è come chiedere di intervenire con nuove strette sui servizi sociali.

«Non disponiamo ancora di dati definitivi ma a noi risulta che i tagli siano di 140 milioni nel 2011, di cui 70 a carico della Regione e 70 degli enti locali. - ha detto ieri furibondo il governatore della Toscana, Enrico Rossi- Nel 2012 e nel 2013 la cifra sale a 110 milioni per la Regione e a 140 per gli enti locali. In pratica ci azzerano i trasferimenti destinati a scuola, fondo sociale e politiche ambientali».

Dal lato ambientale, infatti, invece di cogliere l'opportunità dalle crisi per dare fiato a politiche volte ad impostare un'economia sostenibile sia per gli effetti ambientali che sociali, come sta invece cercando di fare ancora Barak Obama negli Usa, che chiederà ulteriori 200 miliardi di dollari al congresso per garantire «prestiti alle piccole imprese, prolungamento dell'indennità di occupazione e trasferimenti alla finanza locale per evitare tagli ai servizi sociali» come racconta Federico Rampini su Repubblica, da noi l'occasione è colta per  reintrodurre- in maniera non diretta ma utile a far cassa- il tanto deplorato condono edilizio. Che ritorna puntuale ad ogni governo Berlusconi. Si parla questa volta di immobili fantasma, ovvero quegli interventi che abbiano determinato una variazione della cubatura o quegli edifici (almeno due milioni di case si stima) non registrate al catasto, per le quali è prevista una sanatoria entro il 31 dicembre del 2010.

«Dov'è l'equità nella distribuzione dei sacrifici? Dove sono le riforme e le  politiche per una nuova economia?- si chiede Fabrizio Vigni, presidente nazionale Ecodem, che commenta la manovra economica come quella «di un governo  imbroglione» che « prima ha negato l'esistenza della crisi e sperperato risorse, ora scarica sui cittadini tagli indiscriminati e misure inaccettabili, senza neppure avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome»

Che aggiunge che «la cosiddetta regolarizzazione delle case fantasma apre, infatti, le porte ad un vero e proprio condono edilizio,  destinato a creare nuovo abusivismo» e che sarà «un'altra picconata alla legalità, all'ambiente, alla sicurezza del  territorio».

Torna all'archivio