[25/05/2010] News

L'Italia finanzia con un milione e 200 mila euro il Trattato sulle risorse fitogenetiche

ROMA. La Conferenza nazionale sulla biodiversità non ha suscitato solo polemiche, è anche servita ad annunciare un contributo di un milione e 200 mila euro da parte dell'Italia per «Compensare alcuni dei contadini più poveri al mondo per la loro opera di tutela e diffusione di varietà di colture che nel corso dei prossimi decenni potrebbero dimostrarsi decisive per la sicurezza alimentare mondiale», spiega la Fao. Si tratta di un finanziamento per un programma di condivisione dei benefici gestito dal Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura.

Un finanziamento di 2,2 milioni di dollari era già stato dato dalla Spagna alla fine del 2009, al programma hanno contribuito anche Norvegia e la Svizzera. L'iniziativa, che è sulla buona strada per riuscire a raccogliere entro quest'anno 10 milioni di dollari, ha già avviato undici progetti che riguardano i piccoli contadini dei Paesi in via di sviluppo.

Secondo la Fao l'impegno italiano «evidenzia l'interesse di molti paesi mediterranei nei confronti della tutela della diversità delle coltivazioni alimentari. Molti degli alimenti che mangiamo tutti i giorni hanno avuto origine nell'area del Mediterraneo (prodotti come le olive, l'avena, i carciofi, i datteri) e l'Italia conserva molte varietà di ortaggi e verdure che si trovano solo in questo Paese».

Il Trattato ha istituito una banca mondiale comprendente 64 coltivazioni alimentari che formano più di un milioni dei campioni di risorse fitogenetiche conosciute.

Il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura prevede che «Ogni qual volta un prodotto commerciale derivi dall'impiego di questo patrimonio genetico e se il prodotto è brevettato, l'1,1% dei proventi delle vendite debba andare al fondo per la condivisione dei benefici del Trattato».

Nessun paese al mondo è autosufficiente dal punto di vista delle risorse fitogenetiche; tutto dipende dalla diversità genetica delle coltivazioni degli altri paesi e regioni. Quindi, spiega la Fao «la cooperazione internazionale ed il libero scambio di risorse genetiche sono esenziali per la sicurezza alimentare. Il cambiamento climatico ha reso questa impresa ancora più urgente poiché vi è la necessità di preservare tutte le colture sviluppate nel corso dei millenni in grado di resistere ad inverni rigidi ed estati torride. Ciononostante, la diversità agricola, che è la base della produzione alimentare, è in netto declino a causa degli effetti della modernizzazione, del cambio delle diete e dell'aumento della densità di popolazione.

 Nel corso dell'ultimo secolo sono andati perduti circa tre quarti della diversità agricola, e questa erosione genetica continua ancora. Si stima che una volta esistessero oltre 10.000 tipi di colture alimentari. Oggi 150 colture solamente alimentano la maggior parte della popolazione mondiale, e solo 12 forniscono l'80 % dell'energia alimentare di origine vegetale, con il riso, il grano, il mais e le patate che da soli ne forniscono circa il 60 %. Molte varietà nuove ed ancora non sfruttate si trovano in alcune delle zone più remote ed inaccessibili dei paesi poveri, dove hanno continuato ad essere coltivate tradizionalmente dai contadini locali, ma che non sono state mai commercializzate».

Il direttore della divisione Fao produzione e protezione delle piante, Shivaji Pandey, ribadisce che «La diversità fitogenetica è fondamentale per far fronte alle sfide globali che presentano l'insicurezza alimentare ed il cambiamento climatico. Il sostegno offerto dall'Italia al Fondo del Trattato per la condivisione dei benefici promuoverà una base alimentare sostenibile e diversificata dei piccoli contadini nei paesi in via di sviluppo».

Il programma di condivisione dei benefici che sostiene progetti nei Paesi in via di sviluppo è una parte essenziale del trattato è costituita. La Fao fa l'esempio dell'Egitto, che tutela varietà rare di agrumi, e del Marocco che protegge varietà di grano che si sono dimostrate resistenti al fungo UG99, la cosiddetta ruggine nera del frumento. Alcuni ricercatori ritengono che il fungo UG99 potrebbe diffondersi dall'Africa sub-sahariana al resto del pianeta e spazzare via più dell'80% del grano del mondo.

Il segretario del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche, Shakeel Batti, evidenzia che «Il Mediterraneo possiede ancora uno dei patrimoni genetici alimentari tra i più ricchi al mondo, e l'Italia, dove perfino i cavolfiori comuni, che si comprano al mercato, possono ancora variare da regione a regione, è un grande sostenitore di questo impegno. Siamo molto riconoscenti all'Italia per la sua generosa donazione e per il sostegno datoci».

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