[07/08/2009] News

Sta per scadere il Count Down per la Biodiversità e non sono rose e fiori... - di G. Bologna

ROMA. Mentre sto scrivendo queste righe mancano 515 giorni alla fine del 2010, come indicato sul sito del Count Down per la Biodiversità voluto dalla International Union for  Conservation  of Nature (IUCN) (vedasi www.countdown2010.net) .

Il 2010 è stato indicato nel 2002 sia dalla Conferenza delle Parti tenutasi a L'Aja della Convenzione sulla Diversità Biologica (www.cbd.int)  che dal Summit mondiale delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile tenutosi a Johannesburg e ribadito poi dal World Summit delle Nazioni Unite a New York nel 2005, come l'anno in cui la comunità internazionale avrebbe dovuto raggiungere l'obiettivo di una significativa riduzione del tasso di perdita di biodiversità (cioè della straordinaria  ricchezza di vita sul nostro Pianeta).

 

Per il 2010 si stanno ovviamente predisponendo numerose iniziative per cercare di dare slancio a questo importantissimo target per la comunità internazionale che, ad opinione di tutti, scienziati, esperti, negoziatori, diplomatici, politici ecc.  è ben lungi dall'essere raggiunto.

 

Nel 2010 avrà luogo, ad ottobre, la decima conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (sono 191 i paesi che sono parte della Convenzione anche se solo 168 di essi l'hanno ratificata) mentre per il 22 maggio, la giornata mondiale della biodiversità, la convenzione ha in programma il lancio in tutto il mondo del nuovo Global Biodiversity Outlook 3 (vedasi www.cbd.int/gbo3)  che farà il punto sullo stato della biodiversità sulla Terra e le sue prospettive.

 

Nel 2010 saranno resi noti i nuovi risultati del grande progetto definito TEEB (The Economics of Ecosystems and Biodiversity) coordinato da Pavan Sukdev  che, nel 2009 ha già presentato un rapporto intermedio e che si propone come uno straordinario assessment sulla dimensione economica del valore della biodiversità e quindi dei danni della sua perdita come, per i cambiamenti climatici, lo è stata la ponderosa review coordinata da Lord Nicholas Stern e pubblicata nel 2006.

 

Il TEEB sta quindi proseguendo il suo interessantissimo lavoro che mira a stimolare il mondo politico-economico di tutti i paesi del mondo a prendere seri provvedimenti in difesa della biodiversità del nostro Pianeta e a dimostrare il valore  della biodiversità,  nonché il valore fondamentale che essa riveste per l'intera economia ed il benessere di tutte le società umane (vedasi il sito http://ec.europe.eu/environment/nature/biodiversity/economics/index_en.htm dal quale si può accedere ai diversi studi sin qui realizzati).

 

Sin da quando la comunità internazionale si è data questo obiettivo del 2010 sulla riduzione della perdita di biodiversità, la comunità scientifica si è contestualmente data da fare per individuare un set di indicatori che, applicati dalle varie nazioni, potesse fornire dati il più possibile oggettivi per sapere di essere sulla "strada" giusta nell'ottenimento di una concreta riduzione della perdita di biodiversità.

 

Non a caso è nata anche una 2010 Biodiversity Indicators Partnership (vedasi il sito www.twentyten.net)  che ha alacremente operato per l'individuazione di questi indicatori. Il recente ultimo rapporto dell'Agenzia Europea dell'Ambiente (European Environment Agency, vedasi www.eea.europa.eu ) dal titolo "Progress towards the European 2010 biodiversity target" (di cui abbiamo già accennato nell'articolo della scorsa settimana) ha applicato un set di 26 indicatori che hanno ricevuto una condivisione internazionale e che sono stati selezionati dal cosidetto processo SEBI (Streamling European 2010 Biodiversity Indicators) .

 

Entriamo un po' nel dettaglio e vediamo quali sono i 26 indicatori considerati. Il primo è costituito dall'abbondanza e la distribuzione di alcune specie selezionate che, a loro volta, costituiscono un segnale di stato di salute degli ecosistemi (in particolare gli uccelli e le farfalle). Poi segue la Lista Rossa delle specie minacciate in Europa per verificare gli eventuali cambiamenti in positivo relativamente al loro status o per registrare le azioni di protezione che le hanno riguardate, quindi lo status delle specie considerate di "interesse europeo" dalle Direttive esistenti , i trend esistenti nella copertura dei diversi ecosistemi, gli habitat di interesse europeo, lo status della diversità genetica delle specie domestiche, lo stato dei sistemi di aree protette in ogni nazione nonché quello dei siti designati dalle Direttive dell'Unione Europea Habitat e Uccelli, l'eccesso di carico critico di azoto, i trend delle specie aliene, l'impatto dei cambiamenti climatici sulla biodiversità (in particolare sulle specie di uccelli), l'indice dei livelli trofici nei mari europei (come status e trend dell'integrità degli ecosistemi marini), lo stato di frammentazione di aree naturali e semi-naturali, lo stato di frammentazione dei sistemi fluviali, lo stato dei nutrienti nelle acque costiere e marine, lo stato di qualità delle acque dolci, lo stato delle foreste, lo stato degli alberi morti nelle foreste, i bilanci di azoto nelle zone agricole, le aree agricole sottoposte a gestione che favoriscono la biodiversità, la situazione delle aree di pesca, la qualità delle acque per l'acquacoltura,  le impronte ecologiche delle diverse nazioni europee, l'applicazione dei brevetti basati sulle risorse genetiche, il livello dei finanziamenti per la gestione della biodiversità, la situazione complessiva della sensibilizzazione del pubblico e la sua partecipazione.

 

Chiedo scusa di questa lunga lista ma credo sia utile proprio per far comprendere come si cerchi di procedere, con alcuni dati certo non esaustivi ma il più possibile ampi ed oggettivi, per evitare che importanti target stabiliti dalla comunità internazionale non possano essere verificati per mancanza di indicazioni specifiche.

Il rapporto dell'Agenzia Europea dell'Ambiente è molto chiaro nelle sue conclusioni rispetto all'applicazione di tutti gli indicatori ricordati sopra: l'Europa certo non sta raggiungendo il target 2010.

Rispetto allo status ed ai trend della biodiversità certamente alcuni progressi sono stati fatti. Comunque globalmente lo status di molte specie e di molti ecosistemi resta certamente preoccupante. Mentre è positivo che un 17% del territorio europeo è protetto nell'ambito di Natura 2000 ed il 16% è protetto per i diversi strumenti di conservazione delle diverse nazioni abbiamo ancora range molto ampi, dal 40 all'85% degli habitat e dal 40 al 70% delle specie di interesse europeo che si trovano in uno stato sfavorevole di tutela.

Ancora una volta dobbiamo drammaticamente constatare l'ampio divario esistente tra le dichiarazioni politiche e l'impegno serio e concreto per far sì che le dichiarazioni divengano realtà.

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