[24/05/2010] News

Lo storione nasocorto dell’Hudson riuscirà a chiudere la centrale nucleare di New York?

LIVORNO. La centrale nucleare del'Indian Point Energy Center fornisce il 18% (con picchi del  38%) dell'energia di cui ha bisogno l'area metropolitana di New York, ma secondo il Department of environmental conservation (Dec), per raffreddare i suoi reattori ogni giorno ci vogliono fino a 2,5 miliardi di galloni di acqua del fiume Hudson ed il suo criticatissimo impianto idrico "once-through" risucchia e uccide ogni anno quasi un miliardo di organismi viventi, comprese le uova dello storione nasocorto, (Acipenser brevirostrum) in via di estinzione. Uno studio del 2008 dell'Ong Riverkeeper, rivelava che, dal 1970, la centrale nucleare di Indian Point aveva contribuito ad una riduzione dal 10 al 13% della fauna ittica autoctona del fiume Hudson.

Pesci, uova, organismi acquatici, vengono risucchiati attraverso le griglie, poi fanno un viaggio infernale attraverso le tubazioni della centrale nucleare e vengono risputati nel fiume cotti, morti, o feriti. Il dipartimento statale per l'ambiente di New York ad aprile si è rifiutato di concedere il water quality permit all'Energy Nuclear (Entergy), proprietaria della centrale, che ne ha bisogno per operare fino al 2030. Secondo l'agenzia è illegale uccidere lo storione nasocorto e la centrale potrà funzionare solo se adotterà tecnologie più "verdi" come il "ciclo chiuso". Il Dec sottolinea che sono in pericolo anche le alter 140 specie di pesce che vivono nell'Hudson River, incluse lo striped bass, l'american shad, il protettissimo storione dell'Atlantico e l'aringa di fiume. Ma il Dec non è preoccupato solo per lo storione: l'Indian Point ha più volte violato il Clean Water Act federale, con fughe di trizio radioattivo, stronzio-90, il nickel e cesio che hanno inquinato il fiume.

Se il Dec  non darà all' Indian Point Energy Center  il permesso di pompare l'acqua dell'Hudson, sarebbe la prima volta nella storia della Nuclear Regulatory Commission  (Nrc) che una centrale nucleare non riuscirà a rinnovare la sua licenza federale. Nella stessa condizione si troverebbero oltre il 30% delle centrali elettriche statunitensi che dovrebbero eliminare i loro sistemi "once-through," per sostituirli con dispositivi eco-friendly  che riducano il numero di pesci morti. Un tipo di impianto che era già previsto dall'autorizzazione originale per la centrale, ma che la Entergy è sempre riuscita a non istallare con una serie di ricorsi.

Impianti a ciclo chiuso sono già stati imposti a diverse centrali elettriche Usa: il 4 maggio, la California ha ordinato alle centrali costiere di avviare la graduale eliminazione del procedimento "once-through"; a marzo il New Jersey ha imposto all'Exelon di attrezzare la sua centrale nucleare di Oyster Creek con un impianto di raffreddamento a ciclo chiuso di raffreddamento; nell'Ohio gli ambientalisti stanno chiedendo con forza una torre di raffreddamento per una centrale che utilizza le acque del lago Erie e che la FirstEnergy installi dispositivi "gate-like" che riducono la mortalità dei pesci.

Entergy ribatte che le conclusioni alle quali arriva lo studio di Riverkeeper, cioè la chiusura temporanea della centrale per i 10 mesi necessari a costruire la nuova torre di raffreddamento,  costerebbero più di 1 miliardo di dollari e potrebbero portare a blackout a ripetizione a New York City e Westchester. L'ex amministratore regionale dell'Environmental Protection Agency  Usa (Epa) ha detto all'Ap: «Penso che alla fine, ci dovrà essere un qualche tipo di compromesso perché non vedo come si possa sostituire questa energia. Con il riciclaggio e le pale eoliche non si arriva a questo».

A dire il vero gli ambientalisti  puntano ad una chiusura definitiva della centrale, soprattutto dopo che fu sorvolata da uno degli aerei che nel 2001 si schiantarono sulle torri gemelle del World Trade Center: la vicinanza della centrale a New York City, a 35 km dal cuore di Manhattan, la rende uno degli obiettivi più pericolosi per il terrorismo ed i sobborghi densamente popolati intorno all'Indian Point non potrebbero mai essere rapidamente evacuati in caso di emergenza. Inoltre gli allarmi per le fughe radioattive dell'impianto sono in crescita. Il presidente di Riverkeeper, Alex Matthiessen, ha chiesto il "prepensionamento" della centrale ed è convinto che la decisione della Dec «Ci ha portato più vicini a realizzare un futuro senza l'Indian Point». .

La chiusura della centrale non è stata ottenuta nemmeno dopo la sua evacuazione nel 2003, ma la  Nrc si trova tra le gambe lo storione proprio nel bel mezzo del suo studio ambientale su Indian Point e, con tutte le premure che ha sempre avuto per l'industria nucleare, non potrà rinnovare la licenza senza il permesso di attingere l'acqua. Il trucco per poterlo fare sarebbe il solito: un ricorso di Entergy contro la decisione del Dec e poi, in caso di sconfitta, l'avvio di una lunga procedura penale. Intanto l'Nrc consentirebbe all'Indian Point di continuare ad operare.

Matthiessen è convinto che Nrc, Entergy ed un gruppo di volonterosi tecnici pro-nucleari che affollano di dichiarazioni i giornali di New York, stiano cercando di spaventare «L'opinione pubblica per farle credere che l'Indian Power Point sia indispensabile: le luci si spengeranno, metropolitane si fermeranno e i nostri ospedali cesserebbero l'attività. Niente di tutto questo è vero». Basterebbe avere una rete elettrica più "aperta". Il problema è un altro: uno studio dello Stato di New York ha scoperto che con Indian Point  la  Entergy nel 2009 ha realizzato un utile "pretax" di 436 milioni dollari. Come spiega Forrest Remick, un ex dirigente del Nrc, «Impianti del genere sono  mucche da mungere».

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