[18/05/2010] News toscana

Acqua pubblica: Cispel attacca la campagna referendaria

FIRENZE. Mentre è in corso la campagna referendaria sull'acqua pubblica promossa da associazioni, comitati, forum, Cispel Conservizi Toscana (l'associazione regionale delle aziende di servizio pubblico che gestiscono i servizi di rilevanza economica in Toscana) ha voluto dire la sua sul tema.

A partire dai numeri che non sono opinabili: «In campo idrico quello che serve è un gigantesco piano di investimenti, 60 miliardi di euro in Italia, 3,5 miliardi in Toscana per recuperare il ritardo infrastrutturale e per centrare gli obiettivi di politica ambientale che le Direttive europee ci impongono. Continuare a discutere sugli affidamenti, sul pubblico e privato nelle gestioni rischia di essere solo demagogico, oltre che produrre un messaggio sbagliato ai cittadini- ha dichiarato Alfredo De Girolamo (Nella foto), presidente Confservizi Cispel Toscana- Il Servizio idrico in Italia ha bisogno di un quadro normativo di affidamenti stabile, chiaro e duraturo che consenta alle aziende che operano, a prescindere dallo loro composizione proprietaria, di gestire piani di investimenti di lunga durata. Occorre poi un sistema tariffario che, in mancanza di finanziamenti pubblici, consenta la realizzazione degli investimenti o il loro finanziamento, garantendo la copertura dei costi e l'adeguata remunerazione del capitale investito».

Poi il presidente di Cispel mette in guardia sulle conseguenze che un cambio di sistema porterebbe, attribuendo tutte le responsabilità alla campagna referendaria e ai suoi sostenitori (a dimostrazione che l'ideologia e la demagogia non sono mai da una parte sola) «La campagna referendaria in atto mina esattamente questi due aspetti, mettendo quindi a rischio gli investimenti nel nostro Paese in questi anni, con gli effetti immaginabili: una rete che si deteriora, le perdite che aumentano, il sistema di depurazione incompiuto che infrange le norme comunitarie di tutela dell'ambiente. Il vero ritardo che abbiamo non è solo sulle perdite di rete ma è sulla parte di depurazione delle acque reflue, dove potrebbero essere adottati strumenti di riutilizzo e dove soprattutto saremmo obbligati dall'Unione europea a rispettare standard ambientali molto ambiziosi».

Le previsioni vanno prese in attenta considerazione specialmente quando vengono da fonti autorevoli, ma sono appunto previsioni. Le criticità e il quadro attuale che abbiamo di fronte sulla risorsa idrica tutta, invece è reale e difficilmente attribuibile a chi oggi chiede un altro modello di gestione e di governo dell'acqua. Il settore come è stato evidenziato ha carenze infrastrutturali oggettive, di sistema, dovute a limitata disponibilità economica (la normativa come in alcune occasioni ha rilevato anche Cispel non aiuta, caricando tutto in tariffa) ma anche criticità dovute a scelte soggettive poco sostenibili (vedi depurazione) a cui hanno partecipato anche i gestori visto che sono il soggetto forte nella filiera.

Cispel ha timore che il dibattito in corso sull'acqua possa ritardare gli investimenti e indirizza quindi il confronto su alcuni temi che peraltro non sono proprio nuovi ancorché insoluti: «Un dibattito sensato sarebbe semmai sul metodo tariffario - ha continuato De Girolamo - che potrebbe esser aggiornato e perfezionato, e sul funzionamento delle autorità di programmazione e controllo. L'attuale tariffa idrica potrebbe senz'altro esser migliorata tenendo conto di molte variabili, come la numerosità dei nuclei familiari, lo sgravio per utenti virtuosi, le famiglie indigenti. Le autorità di ambito oggi esistenti ed in procinto di cessazione a seguito del Decreto Calderoli, dovranno esser sostituite dalle Regioni e ci auguriamo che siano organismi autorevoli, forti ed indipendenti, che abbiano possibilità vera di controllo e tutela degli utenti. Quel che è certo è che in nessun modo il servizio idrico può essere trattato all'interno dell'Unione europea, come un servizio particolare rispetto ai servizi di interesse generale a rilevanza economica, non esistendo alcun riferimento a questa specificità nell'ordinamento comunitario. Si tratta di un servizio di natura industriale, che va garantito in tutta Europa con un sistema di regole chiaro ed efficace» ha concluso il presidente di Cispel. Che il servizio sia di natura industriale non c'è dubbio come la necessità di un quadro di regole chiaro che distingua bene i compiti dei vari soggetti, ma in Europa le risposte per la gestione dell'acqua non sono tutte del medesimo segno (vedi le scelte opposte fatte da Parigi in periodi diversi).  

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