[18/05/2010] News

La scienza per la domanda di cibo del futuro

NAPOLI. La crescita della popolazione mondiale ha rallentato, ma entro il 2050 sul pianeta Terra abiteranno almeno 9 miliardi di persone, rispetto ai 6,8 miliardi attuali. Inoltre oggi vivono nel mondo più di un miliardo di persone malnutrite, alcune letteralmente alla fame. Nei prossimi quarant'anni, dunque, per motivi demografici e per motivi di equità la domanda di cibo aumenterà di quasi il 50%. E quasi tutta la nuova domanda sarà concentrata nei paesi in via di sviluppo.

Come soddisfarla?

A questa domanda ha cercato di rispondere The Global Forum for Agricultural Research (GFAR) con il rapporto Transforming Agricultural Research for Development presentato alla Global Conference on Agricultural Research (GCARD) 2010 che si è tenuta a Montpellier in Francia alla fine dello scorso mese di marzo. Alla Conferenza internazionale hanno partecipato una parte notevole e rappresentativa dei ricercatori in agricoltura di tutto il mondo.

Il rapporto sostiene che in molti paesi la ricerca scientifica con la conseguente applicazione delle nuove conoscenze in agricoltura è stato uno dei fattori principali che ha consentito ad alcuni paesi, a iniziare dalla Cina, di ridurre drasticamente il numero di persone malnutrite (dagli 800 milioni circa degli anni '80 ai 200 milioni attuali).

Il rapporto GFAR prende atto che gli aiuti internazionali ai paesi in via di sviluppo e alla loro agricoltura sono diminuiti negli ultimi anni. Nell'Africa sub-sahariana, per esempio, gli aiuti sono scesi dal 6,0% rispetto al Pil degli anni '80 al 4,5% rispetto al Pil negli anni compresi tra il 2005 e il 2007.

Inoltre sono diminuiti anche gli investimenti nella ricerca in agricoltura, con l'eccezione di Cina e India. Paesi che, per con risultati sociali diversi (i poveri e malnutriti in India sono diminuiti meno che in Cina), vantano un sistema di ricerca in agricoltura imponente. La Cina, per esempio, impiega nel settore 50.000 ricercatori e ha la più alta capacità di brevettazione.  L'India impiega 26.000 ricercatori in 90 differenti istituti.

Alla luce di queste considerazioni, occorre che i paesi in via di sviluppo aumentino i propri investimenti nella ricerca scientifica in agricoltura, portandolo entro il 2025 fino a una media dell'1,5% del Pil agricolo. Che significa  passare dagli attuali 5,1 miliardi ad almeno 16,4 miliardi di dollari di investimento annuo. Un incremento di spesa di oltre 11 miliardi di dollari l'anno.

Sono cifre notevoli, ma non proibitive. Basti pensare che secondo la FAO occorrerà investire 210 miliardi di dollari ogni anno in infrastrutture da qui al 2050 se si vuole soddisfare la domanda di cibo dell'umanità. Il che significa aumentare la spesa del 50%, ovvero di oltre 100 miliardi di dollari l'anno. D'altra parte l'IPCC calcola che la sola riduzione delle foreste porta a una perdita economica di 10 miliardi di dollari l'anno.

Naturalmente la sola ricerca scientifica non basta. Per creare un'economia agricola sostenibile occorrono molte altre condizioni al contorno. Che sono condizioni politiche, sociali ed economiche. Ma sarebbe davvero miope pensare allo sviluppo di un modello di sviluppo agricolo senza ricerca. Per soddisfare la domanda di cibo del futuro, la scienza è un fattore non sufficiente, ma assolutamente necessario.

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