[13/05/2010] News toscana

La Provincia di Firenze aggiorna il “Patto per lo sviluppo”. Ma quale sviluppo si insegue?

FIRENZE. «Uno strumento di governance del territorio, che fissa le azioni da intraprendere per dare concretezza alle strategie e agli obiettivi di medio e lungo periodo»: così la provincia di Firenze, in un comunicato di ieri, definisce il documento che aggiorna il "Patto per lo sviluppo, la competitività e la buona occupazione" del 2005. L'accordo, firmato la sera dell'11 maggio da provincia di Firenze, comuni, comunità montane, oltre che da sindacati (Cgil, Cisl e Uil) e associazioni di categoria (Confindustria Firenze, Api, Confartigianato, Asso Toscana, Cna, Confcommercio, Coldiretti, Confesercenti, Confcoperative, Agci Toscana, Cia Firenze, Cispel, Upa e Lega Toscana delle Cooperative), è infatti sostanzialmente una versione riveduta e corretta della conferenza di concertazione del luglio 2005, la quale ha portato poi alla definizione - aprile 2007 - del "Patto di sviluppo locale" (Pasl) firmato da Regione, Provincia e comune di Firenze.

La differenza tra i due quasi omonimi documenti di intesa sta nel fatto che il Pasl (previsto dalla l.r. 61/2004, che lo definisce come uno «strumento ad adesione volontaria, di natura negoziale tra Regione, enti Locali, parti sociali ed eventuali altri soggetti pubblici e privati per il coordinamento e l'integrazione delle rispettive determinazioni programmatorie e progettuali») ha una natura più programmatica, e meno "strategica", rispetto al documento firmato l'11 maggio, che in questo senso si configura più come una dichiarazione di intenti.

Ciò, comunque, non sminuisce i contenuti dell'intesa appena firmata, che contiene accordi «nel settore della formazione, per il rilancio del lavoro e dell'occupazione, sulle reti di impresa, sull' accesso al credito e sul sistema delle infrastrutture, compresa l'alta velocità e la riorganizzazione della rete ferroviaria e metropolitana». E fin qui niente di nuovo, visto che - anche se la stesura definitiva del documento deve ancora essere resa nota - comunque quelli citati sono gli stessi ambiti di azione posti come centrali nel documento del 2005.

E non è inedito neanche l'obiettivo della realizzazione della cosiddetta "bretella" Signa-Prato, un raccordo autostradale di 9,8 km che, al costo di 242 milioni di euro (di cui 213 milioni dovrebbero essere reperiti tramite project financing, e quindi da capitali privati, mentre il contributo regionale dovrebbe coprire i restanti 29 milioni di euro) dovrebbe unire la Fi-Pi-Li all'autostrada A11 passando - oltre che proprio in mezzo al "Parco della Piana" in via di pianificazione/progettazione - a ovest del tratto fiorentino dell'A1. L'opera stradale, che è attualmente in fase di valutazione regionale della progettazione definitiva presentata da parte della Società infrastrutture toscane (Sit), ha ricevuto giudizi molto controversi: se, infatti, dal punto di vista della fluidificazione della mobilità stradale essa può avere un senso (poiché alleggerirebbe in modo significativo l'utilizzo da parte della mobilità locale dell'A1 e delle diverse strade extra-comunali situate in loco), comunque la sua realizzazione andrebbe a confliggere con l'obiettivo fondamentale per la mobilità della Piana, e cioè la messa in opera di un sistema di mobilità sostenibile e non di una reiterazione del modello di trasporto (quello incentrato sulla gomma e sul mezzo privato, e che vede il ferro e/o il trasporto pubblico come solo "complemento") fin qui praticato in via prioritaria.

E con la "bretella" (se mai verrà realizzata) anche la qualità del parco della Piana subirebbe un indubitabile ridimensionamento, sia in termini territoriali, sia dal punto di vista strategico, poiché - almeno finché non sarà posto in opera un vero sistema di mobilità metropolitana su ferro che costituisca una effettiva alternativa per le decine di migliaia di pendolari che ogni giorno entrano ed escono da Firenze - in questo modo le più volte annunciate intenzioni di realizzare, all'interno del perimetro del parco, un'economia improntata ad un più evoluto modello di sviluppo rispetto all'attuale si rivelerebbero poco più che carta straccia, almeno per quanto riguarda il comparto mobilità. Un discorso parzialmente diverso potrà invece essere fatto, riguardo alla bretella o comunque ad alcune opere complementari per la fluidificazione della mobilità privata, una volta che un sistema di mobilità sostenibile di area vasta sarà stato posto in opera.

Al di là delle opere stradali, tra gli ambiti di accordo strategico contenuti nel "Patto per lo sviluppo 2010" è da segnalare la condivisione di un «progetto organico per la creazione di una Provincia unica di Firenze, Prato e Pistoia». A questo proposito, pure non inedito ma che solo in questi mesi comincia a vedere i primi passi concreti del relativo iter politico e burocratico, è stata decretata la creazione di «un'Agenzia per l'area metropolitana», intesa come «laboratorio di discussione, analisi ed elaborazione delle politiche di area vasta (a partire dagli interventi di semplificazione amministrativa) necessario per definire un'unica provincia della Toscana Centrale, frutto dell'unione delle province di Firenze, Prato e Pistoia», che conterebbe in totale 1.506.098 abitanti sparsi in 73 comuni su una superficie di 4.844 kmq.

Un elemento, quello della "provincia unica", che richiede e riceverà in futuro una trattazione più ampia. Ciò che qui interessa è ribadire che il - condivisibile, in linea di massima - obiettivo di una migliore integrazione amministrativa tra le diverse realtà della Piana (elemento che possiamo definire come vera e propria "infrastruttura immateriale" per il collegamento e l'integrazione tra esse) vedrà il suo perseguimento passare, com'è ovvio, in primo luogo anche attraverso la definizione delle infrastrutture fisiche di collegamento. E sarà in buona parte dal modo in cui sarà attuata questa strategia di aggiornamento infrastrutturale che si potrà capire se il progetto "provincia unica" sarà uno strumento per un migliore perseguimento della sostenibilità, o se invece sarà solo un'arma in più per i fautori della crescita "senza se e senza ma".

 

Torna all'archivio