[13/05/2010] News

Aborigeni e ambientalisti contro la discarica nucleare australiana

LIVORNO. Secondo John Large, un esperto britannico di rischi nucleari, le scorie radioattive australiane che dovrebbero essere stoccate a Muckaty, una stazione in disuso per il bestiame nel Northern Territory, potrebbero essere un obiettivo dei terroristi per fabbricare una "bomba sporca". La "dirty bomb" è diventata da anni l'incubo più probabile di minaccia terroristica nucleare. In un'intervista a Thee Age, Large spiega che «Il trasporto delle scorie è sottoposto ad incidenti, esposto ad atti di vandalismo e richiede trasporti e contenitori extra».

L'avvertimento di Large arriva dopo che la commissione lavoro del Senato australiano ha approvato l'iniziativa del ministro federale per l'energia, Martin Ferguson, per individuare il primo deposito nazionale australiano di scorie radioattive a Muckaty, 120 km a nord di Tennant Creek, circa a metà strada tra Alice Springs e Darwin. La commissione del Senato ha ignorato tutti gli avvertimenti sul rischio di trasporto delle scorie nucleari che secondo la stessa legislazione australiana dovrebbero essere stoccate vicino al sito della loro produzione.

Il governo del Northern Territory e molte comunità aborigene contestano duramente il piano, gli unici a sostenerlo sono i membri di un piccolo clan aborigeno che riceveranno 11 milioni dollari australiani e l'accesso ai servizi pubblici in cambio di 1,5 km quadrati del loro territorio ancestrale.

Secondo Dave Sweeney, il nuclear campaigner dell'Australian conservation foundation (Acf) «Le scorie radioattive della Lucas Heights di Sidney, che il governo pensa di trasferire a Muckaty, sono protette da elevata sicurezza anche con pattugliamenti di polizia 24 ore su 24».

Entro questa settimana il governo laburista australiano potrebbe votare la legge che autorizza la discarica nucleare e lo spostamento delle scorie da un capo all'altro dell'immensa isola-continente.

Ma nel Northern Territory e in tutta l'Australia l'opposizione a questa scelta è in crescita. L'Acf spiega che in prima linea ci sono proprio le povere e dimenticate comunità aborigene, che non sono state adeguatamente consultate, anche perché l'accordo tra impresa nucleare, Northern Land Council e il Commonwealth australiano è segreto.

«La storia di Muckaty è fatta di promesse non mantenute, accordi segreti, documenti riservati e di procedimenti fortemente abusivi - spiegano gli ambientalisti australiani - L'approccio del governo federale non è coerente con l' international best practice, fare il gioco del bastone e della carota con le comunità indigene, le persone più povere dell'Australia, per la localizzazione delle scorie con il più alto livello di radioattività di tutta la nazione è inaccettabile. I vantaggi che sono stati promessi dal governo sono diritti fondamentali dei cittadini e nel nostro Paese non dovrebbero essere sottoposti ad una negoziazione».

Acf è fortemente preoccupata perché l'attuale approccio alla gestione dei rifiuti radioattivi in Australia continua nell'indirizzo preso dall'ex governo Howard. «La nuova normativa sulle discariche del ministro delle risorse Ferguson, National Radioactive Waste Management Bill 2010, esclude l'Environment Protection Biodiversity Conservation Act e l'Aboriginal and Torres Strait Islander Heritage Act in relazione alla localizzazione di una discarica, conferma i pieni poteri federali sulle leggi di uno Stato o Territorio potrebbero essere utilizzate per ritardare o impedire una discarica nucleare e non garantisce i fondamentali diritti giuridici e procedurali e la correttezza di coloro che cercano di mettere in discussione la validità della contestata indicazione di Muckaty».

La discarica dovrebbe ospitare scorie radioattive a media e lunga vita (per centinaia e migliaia di anni), compreso il combustibile riprocessato esausto proveniente dagli impianti nucleari di Francia e Gran Bretagna. La International best practice prevede che impianti del genere debbano essere realizzati con l'accordo delle comunità locali e che debbano essere effettivamente realizzabili e sostenibili nel lungo periodo. Invece, secondo l'Acf «L'approccio del governo federale è in chiara violazione delle sue politiche attuali e delle promesse precedenti sulle scorie radioattive e non è coerente con gli standard industriali internazionali. Nessun altra nazione dell'Ocse E consentirebbe "commercial in confidence" e che un accordo su un sito contestato sia alla base di una strategia nazionale per la gestione delle scorie radioattive».

Forse gli ambientalisti australiani non sanno bene cosa sta per accadere in Italia con la scelta dei siti nucleari se il nostro governo riuscirà a procedere secondo i decreti che ha emanato.

Comunque, l'Acf non molla e assicura che «Continuerà a sostenere attivamente quei proprietari tradizionali di Muckaty tradizionale avversari di questo piano impopolare e irresponsabile».

 

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