[12/05/2010] News toscana

Nasce a Firenze la banca dei saperi tradizionali per dare risposte green alle criticità del pianeta

FIRENZE. Riunire i saperi tradizionali per dare risposte sostenibili alle criticità che interessano oggi il pianeta. Questo è l'obiettivo dell'Istituto per le conoscenze tradizionali, una grande Banca della Terra che mette a disposizione di governi, amministrazioni pubbliche e cittadini, tecniche che si perderebbero senza un'attiva azione di conservazione e valorizzazione.

L'International traditional knowledge institute, che avrà sede nel comune di Bagno a Ripoli vicino a Firenze, è un organismo voluto dall'Unesco per raccogliere le centinaia di migliaia di soluzioni antiche, ma ancora attuali, per contrastare la desertificazione, la mancanza d'acqua, le frane, lo spreco energetico.

«L'Istituto che nasce sotto l'egida Unesco sarà l'acceleratore di un cambiamento di cui si vedono già i segnali- ha dichiarato il sindaco di Bagno a Ripoli Luciano Bartolini- Il comune è orgoglioso non solo di ospitare la sede del centro, per ora presso l'antico Spedale del Bigallo (poi presso le Gualchiere di Remole, le antiche fabbriche tessili dell'Arno ndr), ma anche di partecipare attivamente alla sua realizzazione».

Gli esempi pratici che utilizzano antichi saperi, illustrati dai promotori dell'Istituto, riguardano ad esempio le nostre case (abitare in una casa costruita o ristrutturata con le malte tradizionali invece che con il cemento e i prodotti sintetici dimezza le emissioni di gas serra e la bolletta elettrica degli appartamenti moderni), il modo di coltivare (coltivare le zone aride utilizzando per l'irrigazione una rete di gallerie orizzontali, come si faceva nelle oasi del Sahara o in Cina, evita lo spreco di 300 metri cubi di acqua per ettaro al giorno e taglia 13 tonnellate di anidride carbonica all'anno sullo stesso ettaro di campi), il dissesto idrogeologico (proteggere il suolo dalle frane con terrazzamenti di pietra al posto delle dighe di cemento, che spesso diventano una delle cause di alluvioni e frane, fa risparmiare al nostro paese da 10 a 20 tonnellate di CO2 l'anno).

«Per conservare un ambiente adatto alla vita dell'uomo, proteggere i monumenti non basta più. Ora si passa alla conservazione e alla valorizzazione delle conoscenze, un patrimonio immateriale e preziosissimo che rappresenta uno degli assett per far partire la terza rivoluzione industriale della green economy, basata su energie alternative, emissioni zero, slow economy e industria creativa- ha sottolineato Pietro Laureano, che ha lavorato come consulente dell'Unesco al restauro ambientale delle oasi del Sahara ed è stato il protagonista del recupero dei Sassi di Matera, primo esempio europeo di riutilizzo delle conoscenze e delle tecniche tradizionali per un progetto contemporaneo- Le conoscenze tradizionali e il loro uso innovativo rappresentano la base per una tecnologia sostenibile, indispensabile per l'elaborazione di un nuovo modello di progresso umano».

Oltre all'Unesco e agli amministratori locali erano presenti tra i promotori dell'Istituto, Michael Carrington (direttore della Nobrega Foundation), Paolo Del Bianco (presidente della Fondazione Romualdo Del Bianco - Life Beyond Tourim per il Dialogo tra Culture), Mauro Perini presidente di Water Right Foundation.

«Queste tecniche- ha spiegato in un collegamento video da Parigi il neo vicedirettore generale dell'Unesco Francesco Bandarin- sono un giacimento di possibilità che si vanno perdendo, con l'affermarsi della monocultura del cemento e anche con gli spostamenti di popolazioni. E' successo in Italia negli anni '50, sta succedendo in Cina dove ogni anno 10 milioni di abitanti lasciano i villaggi per concentrarsi nelle aree urbane. Le tecniche tradizionali presenti nel pianeta sono decine di milioni con varietà corrispondenti alle diversità ambientali e culturali. L'Istituto- ha continuato Bandarin- lavora su una base di 700 grandi "famiglie" di tecniche che sono state classificate e identificate. La banca dati, che diventerà una vera e propria Banca della Terra, e l'azione di comunicazione presso governi, pubbliche amministrazioni, aziende e cittadini le diffonderà come pratiche sostenibili ed innovative in agricoltura, architettura e aree urbane, paesaggio e pratiche sociali. Il loro utilizzo permette risparmi economici considerevoli in tutti i settori e in particolare nel emissioni di CO2» ha concluso Bandarin.

 

 

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