[11/05/2010] News

Appello intellettuali a Bersani per nucleare, Scalia: «Sospetto di un'azione di lobbying»

GROSSETO. «Un appello figlio di ideologie del passato» lo definisce Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, quello inviato con una lettera aperta -pubblicata oggi sul Corriere della sera - al segretario Pierluigi Bersani da parte di alcuni esponenti della società, delle politica e del mondo scientifico, che lo invita a rivedere le posizioni del partito  sul nucleare.

«Non c'è nessun atteggiamento antiscientifico dietro la contrarietà del Pd ad avviare oggi la costruzione di centrali nucleari nel nostro paese ma una valutazione su quali sono le sfide del presente e le opportunità del futuro. Bene la ricerca sulla quarta generazione, ma il nucleare con la tecnologia attuale presenta gravi problemi aperti e non è certo conveniente dal punto di vista economico».

«Una posizione chiara» quella del Pd «contraria all'attuale nucleare - ribadiscono Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, senatori Pd ed esponenti ecodem- la stessa di grandi forze progressiste europee, dai socialdemocratici tedeschi ai liberali inglesi alle forze emergenti dell'ecologismo riformista».

«Il Pd è contrario alle attuali tecnologie nucleari - affermano i due senatori - perché a fronte di costi di investimento esorbitanti e tali da richiedere il sussidio più o meno diretto di finanziamenti pubblici, non hanno risolto nessuno dei problemi di sicurezza e di impatto ambientale, a cominciare da quelli legati allo smaltimento delle scorie radioattive. Per l'Italia, poi, tornare al nucleare vorrebbe dire spendere tra i 20 e i 30 miliardi di euro per avere forse tra quindici anni quattro centrali, che contribuirebbero per meno del 5% ai consumi energetici; nel frattempo, questo impegno straordinario di risorse pubbliche e private ci farebbe perdere i treni della vera innovazione energetica indispensabile per ridurre la dipendenza dai fossili e per fronteggiare la crisi climatica, che si chiama efficienza, ricerca, sviluppo delle rinnovabili».

Sulla stessa linea il coordinatore nazionale degli Ecodem, Fabrizio Vigni, che raggiunto al telefono ci ha detto che  «nella scelta fatta dal Pd non c'è nulla di ideologico ma valutazioni pragmatiche sui costi e sulle vecchie tecnologie che caratterizzano l'attuale nucleare».

Vigni ha poi sottolineato il fatto che «tutti i candidati governatori del Pd o comunque espressione del centrosinistra, che si sono confrontati nelle recenti elezioni regionali hanno espresso una posizione inequivocabile di contrarietà verso la scelta nucleare». Una scelta che quindi appare assai diffusa e condivisa.

Su un punto infine insistono gli esponenti del Pd riguardo all'appello con cui politici, giornalisti, scienziati chiedono a Bersani di rivedere il no all'atomo: la legittimità di posizioni diverse nel partito ma le sedi opportune per manifestarle.

«E' naturalmente legittimo - concludono Della Seta e Ferrante - che iscritti e simpatizzanti del nostro partito la pensino diversamente, ma questa è la posizione del Pd, più volte espressa anche ai livelli più autorevoli e con evidenza condivisa dalla gran parte dei nostri elettori. Se poi qualcuno chiede un rovesciamento di questa linea,  più che promuovere appelli non ha che da proporlo nelle sedi deputate, come l'assemblea programmatica del 21 e 22 maggio prossimi».

Così anche Realacci che sottolinea che «l'assemblea generale del Pd del 22 maggio sarà un'occasione per Bersani e per tutto il partito per ribadire le posizioni assunte, evitando il rischio di apparire troppo confusi e deboli nell'affrontare le scelte che servono per il futuro».

Ma secondo Massimo Scalia (Nella foto) l'appello rivolto a Bersani lascia anche «ampiamente adito al sospetto di un'azione di lobbying congiunta - Ansaldo, Edison, Enel vogliamo azzardare? - per trovare "falle" nel maggior partito di opposizione, che ha detto un no chiaro al programma nucleare del governo, e nella quale si sono ingenuamente fatti coinvolgere la gran parte dei firmatari». «Sembra l'inizio della campagna - continua Scalia - annunciata nella conferenza stampa del 26 aprile scorso dal premier Berlusconi, tesa a "convincere" i cittadini italiani della bontà della scelta nucleare. In questo caso senza spesa per il governo».

«Non si capisce - dice sempre Scalia - perché una congerie culturalmente così diversa di nomi pretende dai politici, segnatamente del Pd cui l'appello si rivolge, atteggiamenti scientifici che non è in grado di rappresentare. Veronesi si sottoporrebbe al giudizio di Rubbia in materia di chirurgia oncologica? Se si vuole un confronto di dati, valutazioni tecniche, confronti economici, aspetti scientifici siamo sempre pronti e vorremmo tanto che si potesse fare alla pari, invece della regola del "tre (o quattro) a uno" che soprattutto i grandi canali di informazione praticano implacabilmente».
«L'appello - conclude Scalia - è una riprova scoraggiante dell'essere sempre più l'Italia una provincia della cultura europea. Mentre grandi Paesi nostri competitori guardano al futuro e si sono lanciati sull'obiettivo dei tre venti per cento della Ue, che è diventato il punto di riferimento comune del dibattito mondiale sulle azioni per far fronte ai cambiamenti climatici, qui da noi si guarda al passato. Ignorando che anche lo scenario di raddoppio del nucleare, in termini di fonti primarie, proposto dalla IEA per il 2030, comporterebbe una riduzione di CO2 dell'ordine del 4%, dieci anni dopo il 20% propugnato dall'Unione europea».

«L'appello nuclearista rivolto oggi al Pd è pericoloso e preoccupante per le motivazioni e i contenuti espressi  che rappresentano il solito vecchio manifesto ideologico di un presunto progressismo scientifico produttivisa ed industrialista». Lo afferma a nome di Sinistra Ecologia Liberta', Paolo Cento. «Al di là dei dati .- prosegue l'esponente ambientalista di Sel -  in esso contenuti, tutti discutibili e di parte, il documento tenta di rilanciare un modello energetico  non solo antieconomico, pericoloso per l'ambiente, ma sopratutto espressione di una società dei consumi e della speculazione. Possibile che a questi "scienziati" ed "intellettuali" la crisi economica e finanziaria anche di questi giorni non susciti alcuna riflessione sull'insostenibilità di questo modello economico?».
«Sinistra Ecologia Libertà  - conclude Cento - contrasterà  la scelta nucleare con l'obiettivo di allargare la mobilitazione unitaria e popolare nei territorio, a partire dalle Regioni sostenendo le proposte referendarie».

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