[10/05/2010] News

Nuovi scenari dopo il maxi piano anti speculazione?

LIVORNO. Prove tecniche di governance globale? Vogliamo leggere così il maxi-piano «per blindare la zona euro dagli attacchi della speculazione ed evitare il rischio default di altri Paesi dopo quello corso con la Grecia» varato dopo dieci ore di negoziati dai ministri finanziari della Ue riuniti a Bruxelles.

Lo hanno già definito «un piano di salvataggio senza precedenti» a cui si è arrivati grazie anche al presidente Usa, Barack Obama, che ha telefonato sia al presidente francese, Nicolas Sarkozy, sia alla cancelliera tedesca, Angela Merkel, sottolineando la necessità di una "risposta forte" da parte dell'Europa per ridare fiducia ai mercati. Annunciate "misure significative" anche da parte della Bce. Si parla di una manovra da 750 miliardi di euro per combattere la 'speculazione' e evitare il temutissimo effetto domino post caos greco.

Le borse sembrano aver già risposto positivamente, ma questa partita ci interessa fino a un certo punto. Più importante ci pare invece come si è mossa la "politica" che di fronte a un problema di questo livello ha tentato una risposta di pari grado. Quello che si dovrebbe fare, se si volesse affrontare davvero di petto la crisi economico-finanziaria-ecologica-sociale in atto. Una risposta globale a un problema globale.

Per colmare quella sfasatura tra politica e finanza a cui accennava anche Lina Palmerini sul Sole24Ore di sabato spiegando che i «due soggetti sono in cortocircuito: il primo si rintana tra i propri confini spinto da un'opinione pubblica spaventata, mentre il secondo si muove nel mondo».

Mentre se si ha a cuore la sostenibilità ambientale e sociale del pianeta, bisognerebbe dare seguito globalmente all'iniziativa potenzialmente notevole del vice-presidente della Commissione europea per l'industria e l'imprenditoria Antonio Tajani sulle materie prime. Dipende da loro e dall'energia, infatti, la sostenibilità dell'economia e della qualità della vita sul e del pianeta e un'iniziativa per ridurne la dissipazione solo a livello europeo, per quanto già di per sè meritoria, non risolverebbe la questione.

Nella sostanza, come riferisce il Sole24Ore del 4 maggio «il commissario Ue all'Industria ha risposto alla Marcegaglia con una lettera densa di impegni concreti» dove spiega che «la Commissione europea è unanime nel riconoscere all'accesso alle materie prime un ruolo prioritario nel conseguimento degli obiettivi strategici di crescita competitiva e sostenibile (...). Per garantire l'accesso alle materie prime, dice, bisognerà da una parte riuscire a smantellare le restrizioni all'export applicate da vari paesi, Cina in testa, magari ricorrendo al Wto, e dall'altra cercare nuovi mercati, guardando soprattutto al potenziale dell'Africa.

L'individuazione di nuove fonti di approvvigionamento non basterà comunque a risolvere il teorema della scarsità nel mondo globale. Dunque bisogna parallelamente puntare alla creazione di commodities di sostituzione, scommettendo su ricerca e innovazione tecnologica, anche sfruttando le risorse messe a disposizione dal settimo programma quadro europeo. Infine la carta del riciclaggio e il rilancio dell'attività estrattiva sul territorio europeo. (... ). Questa tabella di marcia richiede tempo. Tajani intende preparare il terreno muovendosi in fretta (...). Oggi l'Europa è chiamata a misurarsi nel continente nero con la spettacolare penetrazione della Cina che in otto anni, tra il 2000 e il 2008, ha preso piede in quasi tutti i paesi africani. Quella stessa Cina che tra l'altro sta prosciugando il mercato europeo delle materie prime secondarie, comprando a man bassa per esempio ferro e carta e mettendo così l'industria Ue del riciclaggio con le spalle al muro».

Al di là delle misure concrete che verranno messe in atto, questo è il livello di analisi necessario se davvero si vuole rendere l'economia più sostenibile ambientalmente parlando e di conseguenza anche socialmente. Ovvero definanziarizzando l'economia e riconvertendola verso l'ecologia. Cosa possibile solo attraverso anche una maggiore consapevolezza delle classi politiche e anche dei cittadini. E in questo senso, per una volta, ci pare che il Festival dell'Economia in programma a Trento dal 3 al 6 giungo - da noi negli anni sempre criticato con argomentazioni piuttosto concrete - abbia azzeccato il tema in questione, almeno stando a quanto scriveva ieri Innocenzo Cipolletta sul Sole presentando l'evento.

Sostiene Cipolletta che «L'informazione è alla base delle nostre scelte. Lo abbiamo sempre saputo, ma poi lo dimentichiamo. Anzi, peggio. Pensiamo di sapere tutto e di essere in grado di prendere le migliori decisioni». «E' così - aggiunge - che gli uni sono certi che il mondo vada presto alla catastrofe ambientale, perché il livello di inquinamento e il consumo di materie prime non rinnovabili ci porterà alla distruzione del pianeta. Gli altri pensano che l'azione dell'uomo sia una minima parte delle forze che regolano il nostro pianeta, sicché non valga la pena di preoccuparsi troppo di quello che noi causiamo sulla Terra. E lo stesso vale per l'economia. A fronte della recessione globale che affligge il sistema economico internazionale, c'è chi ritiene che occorra allargare i cordoni della borsa per far crescere la spesa pubblica e chi ritiene che si debba affrontare una epoca di austerità e di riequilibrio per poter riprendere a crescere».

Ovviamente non siamo nel campo della diversità di opinione che è legittima e indispensabile, ma in quello dove solo chi ha maggiori informazioni e soprattutto una maggiore capacità di leggerle criticamente può fare le scelte più giuste. Per Cipolletta bisogna quindi investire maggiormente nell'educazione per un futuro di «cittadini istruiti ed educati», «perché - aggiunge - l'informazione produce scelte da parte di chi sa interpretala e non si affida solo alle verità gridate da uno schermo televisivo».

Da parte nostra aggiungiamo soltanto che, pur essendo in linea di massima d'accordo con il ragionamento di Cipoletta, nel mare magnum dell'informazione è la conoscenza personale - fonte di studio - che ti permette di separare il grano dal loglio. E anche in economia vale lo stesso concetto, pur essendo vero sia che l'asimmetria informativa è l'abc dell'economia stessa, sia che pur avendo la stessa informazione la si può leggere in modi assai diversi.

E per fare un esempio concreto, non è assolutamente vero che nessuno avesse previsto (dunque fornito informazioni su) il crac del 2008: basta rileggersi quando diceva in tempi non sospetti (2006) l'economista Nouriel Roubini, ribattezzato succesivamente - proprio per aver detto esplicitamente che cosa sarebbe accaduto - Dr Doom (dottor Destino...), soprannome che poi lui stesso ha poi voluto cambiare in Dr Realista...

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